Schwammstadt Berlin. Modello per città sostenibili 

Schwammstadt Berlin  ossia Berlino città-spugna come viene definito il progetto che caratterizza i nuovi quartieri o quelli rivitalizzati della capatile tedesca, costruiti o convertiti in modo da non sprecare ma riciclare l’acqua della piovana.

Tra questi interventi il Piano-See, il laghetto nella storica piazza Potsdamer Platz che raccoglie l’acqua piovana e la fa defluire verso cisterne sotterranee.

Piano-See prende il nome dall’architetto e senatore a vita Renzo Piano: i lavori di riqualificazione e di costruzione delle aree libere del quartiere, infatti, sono stati affidati a un pool di architetti internazionali, selezionati da concorsi pubblici, guidato da Renzo Piano.

Durante la costruzione dei nuovi edifici, racconta ora il Goethe Institut (l’istituto di cultura tedesco) gli architetti hanno dovuto rispettare la gestione sostenibile dell’acqua piovana, come dettano le norme per le nuove costruzioni di Berlino nate dall’esigenza di adattarsi al cambiamento climatico che comporta minore quantità di pioggia ma precipitazioni violente.

Le precipitazioni violente spiega Stephan Natz, portavoce dell’azienda berlinese dei servizi idrici, causano un sovraccarico della rete fognarie obsolete con la grave conseguenza dell’inondazione di “interi isolati”.

Il centro dei Berlino, come gran parte delle metropoli è dotato di un sistema fognario combinato. Durante le violente temporalesche “l’acqua piovana defluisce attraverso i tombini e si unisce alle acque non trattate. Non appena le canalizzazioni straripano – prosegue l’esperto – l’insieme di queste acque non trattate finisce nel canale o nel fiume più vicino e provoca, tra l’altro una ricorrente moria di pesci, perché alcuni elementi raccolti durante il deflusso, ad esempio il polline, privano l’acqua dell’ossigeno”.

Inoltre nonostante la separazione delle acque reflue “nelle periferie persistono i canali di sfioro che fanno defluire l’acqua piovana nei corpi idrici circostanti”.

Sono 2, dunque, gli intenti del progetto “città spugna”: porre rimedio all’inquinamento ambientale “aspirando le acque in eccesso” depositandola nelle cisterne sottostanti ed essere riusata senza sprecarne nemmeno una goccia, magari per annaffiare le aree verdi. Inoltre gli effetti positivi di questo sistema, influiscono il clima di tutta la città, perché creano “una funzione compensatoria sulla temperatura, umidità dell’aria e concentrazione delle polveri” spiegano i progettisti al magazine del Goethe Institut.    

I nuovi quartieri berlinesi, quindi, vengono progettati con sistemi di gestione dell’acqua piovana: privi di tombini, con impianti di cisterne sotterranee o in superficie dove raccogliere l’acqua piovana evitando che si straripi o si riversi  nel sistema fognario, nelle canalizzazioni e nei fiumi.

Ma il sistema presenta delle criticità.  Comprensibilmente agli ostacoli che incontra la costruzione delle cisterne per essere in diretta concorrenza con gli spazi prima destinati ai garage sotterranei, ancora non è stata trovata una soluzione per installarlo nelle aree con edifici preesistenti.

Ma, sicuramente, il sistema schwammstadt rappresenta un valido modello a cui ispirarsi per la difesa delle nostre città dal cambiamento climatico rendendole al tempo stesso sostenibili.

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