Sudafrica. Le onde di plastica dopo i nubifragi
Nella regione di Durban, dopo le inondazioni e le conseguenti frane che hanno ucciso ad oggi 448 persone, raso al suolo 4mila case e danneggiate più di 13mila, colpito 40mila persone, provocato guasti alla rete elettrica e all’ 80% di quella idrica – tanto che nell’epicentro del disastro, la provincia costiera KwaZulu-Natal, ha privato per diversi giorni i residenti dell’acqua potabile – le spiagge sono nuovamente ricoperte di plastica.
Era accaduto già nel dicembre 2019 e reso noto dall’ONG ambientalista, The Litterboom Project, che aveva pubblicato un video della spiaggia di Durban dove onde di ‘plastica’ s’infrangevano sulla spiaggia. Allora l’ONG dichiarò che la colpa della moltitudine di rifiuti era causata dalla cattiva gestione da parte delle autorità locali dello smaltimento dell’immondizia delle baraccopoli che sorgono lungo i fiumi.
Oggi, esattamente come allora, le inondazioni hanno messo in risalto il problema con le spiagge ricoperte da distese di detriti, rifiuti e soprattutto bottiglie di plastica.
Associazioni, cittadini e aziende volontari si sono affrettati a coordinarsi e organizzarsi per le ripulire le spiagge. Armati di guanti seguono le pubblicazioni giornaliere di Litterboom che indica sulla propria pagina Facebook l’area da liberare dai rifiuti, meteo permettendo.
Dal 2017 The Litterboom Project (TLP) combatte l’inquinamento marino dai sistemi fluviali: sostenendo, infatti, che il 90% dell’inquinamento marino da plastica proviene dai corsi d’acqua fluviali, agisce prima che i rifiuti raggiungano il mare.
Attivo in 10 fiumi in tutto il Sudafrica – 6 in KZN, la zona bersaglio delle inondazioni di questi giorni, e 4 nel Western Cape, spiega dal sito come agisce: “La soluzione è semplice. Utilizziamo un grande tubo che ancoriamo attraverso il fiume, che funge da bacino idrografico per tutte le materie plastiche a livello superficiale, che sono prevalentemente HDPE e PET. Una misura preventiva, impostata strategicamente dove può raccogliere la maggior parte dei rifiuti e dove il nostro team raccoglie, smista e invia la plastica per il riciclaggio”.
Con The Litterboom Project, che sostiene di essere il primo ad avere sviluppato una soluzione “d’intercettazione fluviale su larga scala”, collaborano varie aziende e l’Università di Cape Town che aiutano l’associazione nelle varie fasi della sua attività che finora ha evitato che tanta plastica finisse in mare (sul sito tutti i dati).
Mentre per i nubifragi che tormentano queste coste e altre nel mondo è necessario adoperarsi affinché non aumenti la temperatura media globale, perché la causa della loro frequenza e intensità è data esclusivamente dal cambiamento climatico.
Immagini: Durban (Sudafrica) copertina e da 1 a 3, volontari puliscano le spiagge dopo il nubifragio- photo by The Litterboom Project /Facebook; da 4 a 6 il sistema di prevenzione dell’inquinamento marino