La miss e il ministro: l’amore ai tempi della xenofobia

Riflessioni socio-politiche per un’estate che sta finendo, immersi nel brodo primordiale dell’immigrazione, colpevole sembra di ogni deriva nazionale e che ha visto in una storia sentimentale, la difesa istituzionale  di “Un conto è la vita privata, un conto è quella pubblica“.

È con questa piccata risposta che Per Sandberg, ministro della pesca norvegese, cerca ogni volta di liquidare le domande sulla sua vita sentimentale. A rigor di logica, in punta di diritto e con amore democratico per le istituzioni, come dargli torto?

A dargli torto ci sono, poverino, un paio di particolari: perché lui, Per Sandberg, è un politico norvegese xenofobo e populista; e lei è Bahareh Letnes, miss Iran 2013, rifugiata politica in Norvegia dall’anno dopo.

Ok: ci sono trent’anni di differenza. Ma questo conta poco: l’amore è cieco, si sa. Il punto è che, in questa bella storia, ha da essere pure sordo. Visto che Per ha sfondato nelle pance e nelle menti dei norvegesi dicendo frasi tipo: “Razze, religioni e culture non devono mescolarsi se vogliamo mantenere una Norvegia serena”. “Se continuiamo così in certi fiordi della Norvegia regnerà solo la sharia (la legge islamica, ndr)”. “Fermiamo gli zingari alla dogana, portano solo guai”.

E dalle parole è passato pure ai fatti: come parlamentare, e quindi come deputato del potere legislativo del suo florido Paese, ha proposto e appoggiato proposte come il braccialetto elettronico per gli stranieri in attesa di asilo; come la chiusura selettiva delle frontiere, tentando di sprangarle per i non europei; sino alla proposta di cogliere l’occasione delle ferie estive espellendo di fatto gli immigrati che se ne vanno in vacanza nel loro paese. Per dire, il tipo: una volta un immigrato gli si para davanti insultandolo (“ricco, grasso, razzista!”) e lui lo stende con un cazzottone al volto (non ha mai chiesto ufficialmente scusa, ed ha pagato 3mila corone di multa).

Insomma, lo dicevamo: ha ragione Per: per un uomo famoso un conto ha da essere la vita privata, ed un conto quella pubblica. Ognuno ha diritto alla propria privacy, e a fare – in fin dei conti – quello che vuole tra le lenzuola del proprio letto come davanti ai fornelli della propria cucina.
Ma quando le proposte che propugni nella vita pubblica incidono così tanto nel privato di tante persone, è difficile pretendere che quel diaframma tra quello che fai come legislatore e quello che fai come fidanzatino felice di una miss di bellezza non si sgretoli…
E così è, e in Norvegia in effetti si parla spesso di questa coppia che scoppia ad ogni passo, con colleghi di partito – evidentemente invidiosi, o saranno piuttosto imbarazzati e disorientati? – che non sanno come fare per pararsi da Per, e avversari politici che si comportano – mannaggia – come approfittatori di contraddizioni che dovrebbero rimanere – bontà loro – nell’intimità di una coppia felice. Facendo diventare la coppia un simbolo.
E così: Per e Bahareh vanno in vacanza in Iran? E monta la polemica perché così facendo il ministro norvegese par legittimare un governo non proprio cristallino (e poi, non era proprio quella l’occasione da lui spesso invocata per espellere i “musulmani scrocconi rifugiati politici farlocchi”?). Lui chiama Teheran con il cellulare del ministero? E allora diventa uno sprovveduto che si fa spiare da una potenza nemica. Lei ha una ditta di import-export tra salmone norvegese e caviale iraniano? Conflitto di interessi (Per è ministro della pesca!).
Insomma: le contraddizioni si pagano. Soprattutto quando ci si trovi, per un accidente della Storia, a governare un paese civile partendo da posizioni populiste che parlino alla pancia dei cittadini di quel Paese. Le contraddizioni si pagano: e, qualche volta, neppure la forza più grande e bella di tutte – l’amore disinteressato (?) – può sottrarci dal conto.

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