Le Arche di Noè. Oggi come allora

Carlo Barbante, promotore del progetto dell'Arca di Noè dei Ghiacci

Carlo Barbante, promotore del progetto dell’Arca di Noè dei Ghiacci

Salvare la memoria custodita dai ghiacci. Questo lo scopo del progetto promosso dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dall’Università Ca’ Foscari denominato la “Arca di Noè mondiale dei ghiacci“.

Consiste nell’estrazione di carote di ghiaccio dai ghiacciai di tutto il mondo, che una volta analizzate saranno trasportate entro il 2020 in Antartide, nella base italo-francese Concordia e conservati in una grotta scavata nella roccia, con una temperatura di – 54 gradi centigradi.
Le prime estrazioni avverranno ad agosto 2016, saranno prelevate dal Monte Bianco, a 4.300 metri di altezza, 3 carote di ghiaccio lunghe 130 metri.

Il progetto è figlio del problema del riscaldamento climatico che sta conducendo alla diminuzione di molti ghiacciai e alla conseguente perdita dei dati scientifici che racchiudono. Quindi è fondamentale preservare i campioni di ghiaccio, soprattutto quelli appartenenti ai sistemi ghiacciati più fragili, per trasmetterli alle generazioni future, quando  tali sistemi avranno perso la qualità dei dati che contengono o, saranno addirittura scomparsi.

Esterno notturno della base permanente Concordia

Esterno notturno della base permanente Concordia

Il promotore italiano del progetto è il professor Carlo Barbante, chimico e paleo climatologo del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nonché direttore per la dinamica dei processi ambientali del Cnr.

La base italo – francese Concordia è una base di ricerca permanente, nata dall’accordo tra l’italiana ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente)  e l’IPEV (Istituto polare francese Paul Émile Victor), situata sul plateau antartico a oltre 3.000 metri, nel sito denominato Dome C.

La prima installazione della base risale al 1996 per la realizzazione della missione EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica), concepita per lo studio della calotta glaciale che ha permesso di ricostruire le variazioni climatiche della zona negli ultimi circa 700.000 anni e terminata nel 2005. Da allora la base è stata trasformata in sede di ricerca permanente.

L’Arca di Noè delle semenze. Ovvero il  Svalbard Global Seed Vault 

Svalbard Global Seed Vault

Il progetto d’incommensurabile valore scientifico, l’Arcà di Noè dei ghiacci, si va ad affiancare a un’altra Arca di Noè, che si preoccupa di salvaguardare il nutrimento per le generazioni future e non solo.
L’Arca di Noè dei semi così familiarmente chiamato, lo Svalbard Global Seed Vault (Deposito globale di sementi della Svalbard” ndr) è un giacimento che contiene le colture fondamentali per il nutrimento  della terra comprendenti, tra gli altri il riso, il mais, il frumento, le patate, le mele, la manioca, il taro e la noce di cocco, le quali con le loro varietà sono in grado di garantire la diversità genetica e  una copia di riserva di tutte le piante del mondo. Una banca, capace di sopperire ai depositi di semenze presenti in ogni Stato del pianeta.

Il Deposito si trova nell’isola norvegese di Spitsbergen, nell’arcipelago artico delle isole Svaldard, da cui prende il nome.  Inaugurato nel 2008, a 130 metri di altezza dal livello del mare all’interno di una montagna,  è costituito da tre sale ciascuna delle quali è alta 6, lunga  27 e larga 10 metri, con una capacità di stoccaggio di 4.500.000 di semi.

Le sementi sono conservate a una temperatura che varia dai – 20 ai – 30 gradi. Il protocollo di sicurezza di mantenimento del freddo prevede che, anche nel caso in cui il sistema di raffreddamento artificiale dovesse fermarsi, oltre alle molte settimane che trascorrerebbero nel raggiungere la temperatura locale della roccia  di – 3 C, grazie al terreno ghiacciato il deposito sarebbe in grado di salvaguardare la sopravvivenza di alcune sementi per mezzo secolo circa, mentre altre per un tempo indefinito di migliaia di anni.

Interno custodia delle semenze

Interno custodia delle semenze

La costruzione del deposito è stata finanziato dal governo norvegese, il  quale continua ad avere l’onere della sua manutenzione, oltre a versare ogni annoi lo 0’1% del proprio bilancio per l’acquisto di sementi commerciali.

La gestione  e il  coordinamento dei semi e le spedizioni  sono affidate  dall’agenzia internazionale del Fondo mondiale per la diversità delle colture che ne ha curato la pianificazione delle sementi, in collaborazione  con la Nordic Genetic Resource Center costituito dall’unione dei paesi del Europa settentrionale (Svezia, Finlandia, Danimarca e Islanda). Notevoli i contributi privati,  tra i quali ricordiamo la Fondazione Rockefeller e la  Bill & Melinda Gates. Quest’ultima. con un’ ulteriore  donazione di 750.000 dollari,  provvede ai centri e alle ricerche agrarie nei paesi in via di sviluppo, per individuare, confezionare e inviare i semi al deposito.

Il fine del giacimento è quello di salvaguardare le sementi sia, come nel caso dell’Arca dei Ghiacci,  per le generazioni future e metterle in grado di  fare fronte alle conseguenze del cambiamento climatico,  sia con un occhio al presente come  nel caso di perdita di materiale genetico, dovuto a errore umano, disastri naturali, rischi ambientali o catastrofi di natura bellica.

Come avvenuto nel settembre 2015 quando il deposito ha registrato la prima richiesta di semi, proveniente dal Centro Internazionale per la Ricerca Agricola  di Aleppo, in Siria – come sappiamo in guerra dal 2011- che necessita di riavviare la produzione di frumento, orzo ed erbe adatte alla regioni aride. Rabat Ahmed Mari, direttore del Centro delle Risorse Genetiche, che ha provveduto la richiesta, ha assicurato che rispediranno i nuovi semi al centro artico, appena possibile.

 

 

 

 

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