Il primo anniversario del 2022. Vent’anni di euro
Il primo anniversario da ricordare del 2022 (primo in assoluto, considerando la data) è l’introduzione dell’euro in Italia. Era il primo gennaio del 2002 quando il nostro Paese – insieme con altri 11 dell’Unione Europea – convertiva la Lira – sua storica moneta dal 17 luglio 1861 – in Euro.
“Porre le basi per una più stretta unione tra i popoli europei” recita il primo trattato che sancisce la nascita di quella che poi sarà l’Unione Europea, firmato a Roma il 25 marzo del 1957. E l’unione monetaria rappresenta una della più importanti riforme comunitarie compiute, anche se a distanza di 20 anni dalla sua circolazione, continua a essere in Italia una questione controversa.
Molti di noi ricorderanno come le 2 monete nei primi mesi di 20 anni siano convissute (per abituarci al cambio, mille lire equivalevano a 1.936,27 euro) fino al 28 febbraio 2002 quando la Lira cessò di essere moneta di scambio, anche se per diversi anni ancora, per chi ne era ancora in possesso, fu possibile cambiare banconote e monete presso gli sportelli bancari.
Nonostante l’iniziale convivenza, la conversione creò ambiguità: le persone facilmente scambiavano 1 euro per 1.000 lire, quando in realtà il valore corrispondeva al doppio. Il tasso di cambio fu, dunque, a favore di chi stabilì i prezzi e le tariffe e a discapito della spesa dei consumatori.
I primi 10 anni
Sfogliando le cronache del passato, scopriamo che al primo bilancio decennale dell’introduzione dell’euro si riteneva che il cambio avesse “svuotato le tasche delle famiglie italiane, al ritmo di 1.100 euro l’anno di rincari speculati, per un conto finale superiore a 11.000 euro pro-capite nell’ultimo decennio” (fonte, agi.it, novembre 2013).
Dopo 20 anni
Il bilancio del ventennale conferma l’Italia come il Paese che, con l’introduzione dell’euro, ha subito maggiori perdite. Per il rapporto tedesco intitolato 20 anni di euro. Vincitori e vinti, pubblicato dal Centro per la politica europea nel 2019 – e che analizza 8 Paesi su 19 dell’area euro – ha calcolato la perdita italiana di circa 4.300 miliardi di euro.
Una storia tutta italiana
Il cambio di valuta avrebbe richiesto attenzione da parte dei consumatori e controlli da parte delle istituzioni per evitare che per molti (troppi) fosse semplice speculare.
Ma i recenti dati Ocse ci dicono anche che l’Italia è l’unico Paese europeo il cui stipendio medio dei lavoratori e diminuito a partire dal 1990: la percentuale è di -2,90% negli ultimi 30 anni.
Non così nel resto d’Europa dove i salari medi sono sempre aumentati compreso, per alcuni, nell’anno pandemico, 2020, che ha imposto tante limitazioni: se in Italia è stato registrato un calo del 5,9%, rispetto al 2019, nei Paesi Bassi si è registrato un incremento del 2,4%, in Lettonia addirittura del 7,1%.
Insomma se l’Italia è più povera rispetto a 20 anni fa, non è tutta colpa, o solo colpa, dell’euro.
Storia dell’euro
La decisione di creare un’unione economica e monetaria (UEM) risale alla fine degli anni ’60 del Novecento.
Nel 1984 Jacques Delors viene nominato presidente della Commissione europea. Sua è l’idea di utilizzare la moneta unica come strumento per integrare politicamente gli Stati nazionali europei. Sua l’idea che rendere irreversibile l’integrazione economica e monetaria possa portare a rendere l’Europa politicamente unita. Vi si procede a tappe.
Nel 1986 con l’Atto unico si crea il Mercato unico;
Nel giugno 1988 il Consiglio europeo conferma l’obiettivo della progressiva realizzazione dell’Unione economica e monetaria (UEM) e assegna a un comitato, guidato da Jacques Delors, il mandato di elaborare un programma concreto per il suo conseguimento.
L’11 dicembre 1991 viene stipulato il Trattato di Maastricht, l’atto costitutivo dell’Unione Europea firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992 dai 12 Stati membri della Comunità Europea: Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Grecia, Portogallo, Irlanda e Danimarca).
Il Trattato (revisione dei Trattati comunitari decisi negli anni ’50) istituisce l’Unione e sancisce, tra l’altro, la moneta unica e fissa le disposizioni delle fasi di transizione delle monete locali.
Per aderire alla nuova moneta, l’euro, i Paesi appartenenti all’Ue devono rispettare criteri precisi quali:
• appartenenza al Sistema monetario europeo per un minimo di due anni;
• avere un rapporto debito/PIL (Prodotto Interno Lordo) inferiore al 60%;
• avere dei tassi di interesse a lungo termine di non oltre due punti percentuali, rispetto alla media generata dai tre stati membri con inflazione più bassa;
• avere un deficit inferiore o pari al 3% del PIL.
1995, Madrid – Il nome euro della moneta comunitaria viene introdotto dal Consiglio europeo. Sostituisce la sigla ECU (European Currency Unit – Unità di conto europea), che dal 1978 indicava una valuta scritturale di uso interbancario.
Il suo simbolo € richiama la lettera epsilon dell’alfabeto greco – un omaggio alla culla della civiltà occidentale – e rimanda alla E di Europa a ricordare come il processo di unificazione monetaria sia compiuto per porre fine alle crisi finanziarie e valutarie che avevano caratterizzato il Novecento.
1º gennaio 1999 – Nascita ufficiale della moneta unica europea
1° gennaio 2002 – Circolazione monetaria in 12 Paesi dell’Unione: (Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna).
Oggi – Alla successiva aggregazione di altri Paesi si è giunti alla situazione attuale che vede 19 dei 27 paesi – membri dell’Unione Europea formare la cosiddetta zona euro.
Ma l’unione politica dell’Europa sembra ancora lontana.