Victoria Claflin Woodhull. Prima donna candidata alle presidenziali degli Stati Uniti

Victoria Claflin Woodhull (1838 – 1927) è stata la prima donna a candidarsi alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Correva l’anno 1872 e questa volitiva attivista per i diritti del lavoro e femminili vedeva la propria nomina ratificata dal neonato Equal Rights Party nel corso del congresso del 6 giugno, a cinquant’anni dal voto alle donne.

Figura controversa nel suo tempo, oggi, nonostante la biografia a tratti sfumata, sono molti gli storici che concordano sul primato della Woodhull come riferisce, history.osu.edu, il sito di Storia dell’Ohio State University. Rimangono alcuni contrari per i seguenti motivi:

  1. era più giovane dell’età costituzionalmente obbligatoria di 35 anni.

Oggi questa è la critica più citata dagli analisti politici, ma i giornali dell’epoca che parlano delle elezioni non suggeriscono che nel 19° secolo fosse un problema significativo.

  1. Non ha ricevuto voti elettorali o popolari.

I risultati delle elezioni ufficiali mostrano circa 2.000 “voti sparpagliati”, ossia controversi perché non chiaro se effettivamente siano stati espressi voti per lei, ma i sostenitori sostengono che i voti popolari con il suo nome non sono siano stati conteggiati per discriminazione di genere.

  1. Era una donna.

Alcuni contemporanei della Woodhull credevano che come donna non fosse una cittadina a pieno titolo, poiché non aveva diritto al voto.

Il giorno dell’elezione

In realtà nel giorno dell’elezione Victoria era in prigione.  Il giornale settimanale Woodhull & Claflin’s Weekly che aveva fondato – e gestiva con la sorella Tennessee e il marito Jamese Blood – aveva pubblicato un articolo approfondito sulla relazione adultera tra la parrocchiana Elizabeth Tilton, e il reverendo Henry Ward Beecher, un eminente ministro protestante di Brooklyn (New York).

La notizia fu ripresa dal New York Times, secondo un articolo apparso su The New Yorker nel 1928 che celebrava il 50° anniversario della candidatura alla presidenza di Victoria.

Riforme radicali

Con il settimanale Victoria portava avanti le sue idee progressiste,  anticonvenzionali e che infrangevano molti tabù di allora: sosteneva il libero amore, inteso non come promiscuità della coppia aperta, ma come libertà per la donna di scegliere di  porre fine a un matrimonio infelice e rifarsi una vita nel rispetto della monogamia (la donna divorziata subiva, allora l’ostracismo sociale); sosteneva i diritti dei lavoratori, la parità di genere,  l’educazione sessuale fin dall’infanzia, la legalizzazione della prostituzione  e dell’aborto.

“Sintomo di un disturbo più profondo dello stato sociale che non può essere soppresso per legge” diceva l’attivista dell’interruzione di gravidanza, 150 anni fa, quando,  proprio in questi giorni, la Corte Suprema sarebbe pronta a cancellare la sentenza che dal 1973 ne garantisce negli Usa il diritto.

In nome del suffragio femminile si era rivolta alla Commissione di Giustizia della Camera, sostenendo che le donne volendo, avevano già il diritto al voto, posto che gli emendamenti 14° e 15° concedevano quel diritto a tutti i cittadini senza specificarne il genere. La stessa interpretazione l’aveva condotta alla candidatura per la presidenza.

Delle idee della Woodhull il reverendo protestante Beecher condivideva il diritto delle donne al voto ma non la concezione del libero amore che condannava dal pulpito con i suoi sermoni. Quando il settimanale pubblicò la notizia della sua relazione clandestina il Paese si scandalizzò e Victoria, il marito James Blood  e sorella Tennesse furono arrestati per pubblicazione oscena. Trascorsero un mese in prigione, compreso il giorno delle elezioni. Furono assolti dopo 6 mesi anche per il pagamento di costose cauzione e multe.  Ma il reverendo non la passò liscia: il marito dell’amante lo aveva citato in giudizio e nel 1875 fu processato per adulterio.

 Verso la vita. Con lo spirito guida…

La candidatura presidenziale e la fondazione di un settimanale non sono gli unici primati di Victoria che passa alla storia anche per essere stata la prima donna ad operare a Wall Street con la società d’intermediazione, la Woodhull, Claflin & Company, avviata con la sorella Tennie nel 1870.

Il loro ingresso nel mondo della finanza fu favorito dalla ‘dote’ naturale che Victoria manifestò fin da piccola e messa a frutto già dai genitori: la sua capacità di chiaroveggenza.

Settimana di 10 figli, nata nella cittadina rurale Homer, Ohio, il padre, Reuben Buckman Claflin – discendente dal ramo impoverito della famiglia scozzese – americana Claflin con sede nel Massachusetts – era un brutale truffatore che sfruttava come preziosa fonte di reddito le capacità di Victoria di prevedere il futuro.

Victoria con l’intera famiglia fu costretta a lasciare la scuola e la città di Homer dopo che si scoprì che l’incendio che aveva distrutto il loro mulino era doloso, appiccato dal padre per riscuotere i soldi dell’assicurazione.

La fanciulla – già allora molto unita alla sorella Tennessee Celeste Claflin (detta Tennie), l’ultima nata e più giovane di lei di 7 anni – trascorse gran parte della sua infanzia e preadolescenza viaggiando con la famiglia che portava di città in città spettacoli organizzati per le esibizioni di Victoria esibiva  e funzionali alla promozione e  vendita di medicinali brevettati.

A 15 anni stanca della brutalità paterna, decise di sposarsi con Canning Woodhull, a sua volte venditore di farmaci brevettati che sosteneva di essere un medico. A quel tempo i requisiti della licenza per i medici erano quanto meno vaghi. Victoria presto scoprì che il suo nuovo marito era un alcolizzato donnaiolo e, spesso, spettava a lei lavorare per mantenere la famiglia, nel frattempo cresciuta con la nascita dei 2 figli,  Byron, disabile, e Zulu (o Zula) Maude che appena nata rischiò di morire dissanguata per l’incapacità (ubriachezza?) medica del padre.

Nel 1860 si trasferirono a New York. Ma Canning tornava a casa soltanto quando aveva bisogno di soldi e non risparmiava a Victoria percosse occasionali. Nel 1864 stanca di questo travagliatissimo matrimonio, Victoria, dopo 11 anni, decise di divorziare.

Facile supporre come la sua teoria dell’amore libero sia maturata dalle infelici esperienze vissute prima con il padre prima e con il marito poi. Era solita affermare che solo il lavoro, la possibilità di guadagnare e raggiungere l’indipendenza economica,  salvava le donne  “dalla tirannia e dalla brutalità degli uomini”.

 

A New York Victoria, con la sorella Tennie,  continuava ad esercitare la professione di medium, spostandosi a Cincinnati e a Chicago. Erano alla ricerca di nuovi clienti ma sfuggivano anche alle denunce e ai procedimenti legali: in Ohio, ad esempio Tennie era stata accusata di omicidio colposo posto che i suoi “trattamenti” non erano riusciti a curare una paziente con il cancro al seno.

Prime donne a Wall Street nel furore della Gilded Age

Eppure la loro fama di chiaroveggenza non veniva scalfita e fu questa ad avvicinarle al ricco magnate delle ferrovie, il settantenne Cornelius Vanderbilt,  appena rimasto vedovo. Le sorelle divennero le sue consulenti spiritiche.  Riferisce ancora ehistory.osu.edu che Victoria e Tennie oltre a riuscire a contattare lo spirito della moglie, ottenevano dal mondo ultraterreno le “intuizione finanziarie”.

E con tali buone iniziative, finanziate da Vanderbilt, che Victoria e Tennie riuscirono nel 1870 prima ad aprire la società di Woodhull, Claflin & Company  a New York, costruendo  e nello stesso anno fondarono il citato settimanale, attivo per i successivi 6 anni e presto trasformato in un forum politico che raccoglieva le idee radicali, plasmando la nascente campagna di riforme della Woodhull.

Il settimanale constava di 16 pagine, che non lesinavano notizie sulle truffe azionarie di Wall Street, sulle frodi assicurative e sulla corruzione che gravava sul Congresso per le vendite e assegnazione dei terreni (gli Usa erano in piena espansione: sono gli anni della famosa Gilded Age). Eppure ciò non impediva al giornale di avere in prima pagina la pubblicità delle maggiori banche e delle società di intermediazione.

Il secondo marito

Dopo il divorzio da Woodhull (del quale però mantenne sempre il cognome) Victoria si unì al colonnello James Harvey Blood. Correva voce che si fossero sposati nel 1866 ma non è mai stata trovata alcuna  registrazione del loro matrimonio. Blood accompagnò l’attivista in tutte le sue battaglie fino al 1876 anno in cui si lasciarono e il giornale chiuse.

Andiamo in Inghilterra

Victoria era divenuta nel frattempo una ricercata conferenziera. E in questa veste la troviamo nel dicembre del  1877 a Londra  presso la St. James Hall di Londra, protagonista del convegno The Human Body, the Temple of God. Con la sorella Tinnie aveva lasciato gli Usa per stabilirsi in Inghilterra. Famosa per la sua capacità oratoria, conobbe così il ricco banchiere John Biddulph Martin, nel pubblico durante una sua conferenza.

Iniziarono a frequentarsi e nell’ottobre 1883 si sposarono.  Victoria prenderà il cognome Woodhull Martin con il quale pubblicherà la rivista The Humanitarian dal 1892 al 1901; continuando il suo attivismo a favore del suffragio femminile britannico ma prendendo le distanze dalle precedenti idee sul libero amore.

Nel 1901, rimasta vedeva si ritirò in campagna nel Worcestershire, dove morì a 88 anni, nel 1927.

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