Sposalizo tra arte e natura, officiato da Pino Petruzzelli
Si dice: “Aprile dolce è dormire” ed in questi giorni, che il silenzio del giorno ti stordisce, sai che è nulla in confronto a quello della notte. Così ti corichi più per abitudine che per necessità e stai sveglia a lungo. Rifletti, pensi e con difficoltà cerchi di programmare il tuo domani. Sarà il vento? Sarà una rondine in cerca di rifugio? No, ascolti meglio, è una scossa di terremoto e la riconosci subito perché in passato l’avevi già udita.
Già, ti dici: “Ci mancava solo questo per rendere più tristi questi giorni. Accendi la luce, o per lo meno cerchi di farlo perché scopri che la lampadina è fulminata. Aspetti, ma non hai più paura, perché la vera paura ha un nome: pandemia, e tu ci vivi in mezzo perché fai parte del mondo come ogni altra creatura.
Ti riaddormenti, ed il sonno ti giunge a spizzichi, apri e chiudi gli occhi ogni mezzora, fino a quando ti risveglia il suono del telefono. “Ciao, nonna, vogliamo darti una bella notizia.” Mio nipote con una voce squillante e felice mi comunica di aver fatto la sua richiesta di matrimonio alla sua ragazza. Evviva, c’è nell’aria qualcosa di nuovo, c’è la voglia di non fermarsi o farsi fermare da questo virus, c’è il voler realizzare un sogno, c’è, e forse ci sarà sempre quella voglia di dirsi: ti amo.
Il giorno in cui la natura andò in sposa all’arte
I risvegliarsi della natura, della quotidianità eccezzionale, mi porta al progetto ideato da Pino Petruzzelli, Il giorno in cui la natura andò sposa all’arte e in quello che è il miracolo dell’arte, l’attore, regista e scrittore vi si tuffa, come in un mare senza fine. Con la sua fluente chioma bianca, ha intrattenuto con i suoi monologhi gli spettatori affascinati dalle sue parole monologhi, tante notti d’estate, facendo percorrere loro viaggi immaginari tra i monumenti artistici o dentro le prose di autori quali Tettamanti, Andersen, Descalzo, Montale ed Hemingway.
Conoscere quindi un artista a tutto tondo, capace di dirigere attori quali Pirovano, Haber, Dighero e Baronti, od essere diretto da Camilleri, Trionfo, Salveti e Tonino Conte, gestire il Teatro Festival Ponente a Sanremo o quello Tigullio; essere fondatore del Centro Teatro Ipotesi a Genova, è come salire su un ottovolante e discenderne storditi.
Nei suoi scritti c’è sempre un legame tra teatro e impegno sociale perché fa rivivere al pubblico le sue esperienze di vita attraverso i suoi viaggi, laddove ha conosciuto le facce delle culture, anche le più lontane e diverse tra loro.
Con il suo spettacolo Non chiamarmi zingaro ha raccontato storie di rom e scinti e il suo libro: Gli ultimi, vivere fuori dal coro è tutto un programma da sfogliare e da capire.
Attualmente sta lavorando al progetto: Portraits e reportages ma proprio per il periodo dell’emergenza coronavirus sta preparando un monologo che ripercorre la storia delle parole che Marco Rigoni Stern aveva scritto proprio per cercare di tornare a stupirsi della bellezza del creato ed immaginare il cammino nel bosco come una silenziosa preghiera.
Spegnere la TV, di giorno, e stupirsi dell’immensità del cielo e di notte vedere splendere le stelle. Aprile è un mese ricolmo di fiori e profumi. Ma perchè non ci sono più le rondini? C’è solo silenzio. e magari nella notte un lontano tremolio prodotto dal terremoto ha voluto dirmi che vale la pena di ascoltare ogni rumore perchè in esso si nasconde la vita. Il monologo di Petruzzelli si fa portavoce della bellezza del creato che ci avvolge anche se in questo momento non possiamo fisicamente comunicare con la natura.
Scrive Petruzelli nella sua pagina Facebook: “In questi giorni stiamo capendo cosa sarebbe la nostra vita senza il contatto con le persone e la natura. Che tristezza una quotidianità da soli e senza il mare, le montagne, la campagna.”