L’uso delle chat è educativo?

Stop a chat con studenti e docenti, amicizie sui social, contatti continui anche dopo l’orario di lavoro. Il sindacato dei presidi del Lazio  ha deciso di dare una regola all’uso abuso delle chat di classe. Cari genitori potreste finalmente essere liberi da quel  bip ridondante che durante la giornata vi aggiorna su quanto accade in classe! Basta con le lamentele pubbliche, fine della gogna sulla pubblica piazza. La scuola fa un dietro front rispetto alla modernità dei suoi strumenti?

Forse non si tratta di voltare le spalle alla tecnologia, bensì di rivedere la positività del suo  impiego. La libertà in questo caso rischia di cedere all’incontrollata dipendenza dai social. Nessuno può negare che questi vettori di comunicazione, seppur agili e semplici, possano creare comunque situazioni ambigue legate a una sorta di bulimia di notizie. Un surplus di messaggi che rischia uno scambio senza confini, un’invasione di elementi della sfera personale nel campo professionale. Insomma, se non gestito con senso di responsabilità l’uso delle chat  diventa una bomba ad orologeria come dimostra la vicenda del liceo Montale di Roma.

Questo uso- abuso dovrebbe essere evitato dall’utilizzo del registro elettronico, strumento ufficiale dove è possibile visionare i compiti assegnati, le valutazioni date, i colloqui prenotati. Eppure, il vecchio registro nelle vesti tecnologiche pare non essere prediletto dalla maggioranza. Troppo faticoso? Estremamente complicato? Le motivazioni alla base di talune scelte sono svariate, quel che è degno di nota è che ormai affiorano su Whatsapp richieste di tutti i tipi da risolvere nell’immediato o almeno quanto prima. Forse basta essere celeri per chiarire dubbi e perplessità inerenti il comportamento o il rendimento della propria prole.

Il fatto è che un flusso di messaggi eccessivo non favorisce la dialettica, ovvero il dialogo aperto, finalizzato alla condivisione e alla comprensione di qualsivoglia tematica. Un futuro futuribile è possibile anche attraverso dinamiche apparentemente desuete come il contatto diretto con il o la docente. Per questo l’Anp Lazio indica di evitare chat di gruppo fra docenti e genitori e contatti sui social con i e le discenti.

A ben guardare si tratta di un suggerimento, non di un divieto, un consiglio comportamentale volto a ricordare come la scuola abbia il compito primario di favorire l’uso corretto della tecnologia. Educare nel senso di condurre, affiancare studenti e studentesse nell’utilizzo di strumenti di informazione che, se ben impiegati, diventano a tutti gli effetti dispositivi didattici.

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