Esame di Stato 2020. Una prova di competenze

Il decreto del 6 aprile 2020 del Miur relativo alle Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato prevede che siano tutti ammessi all’Esame di Stato che si svolgerà in modalità orale, a distanza, se  le scuole non riaprono entro il 18 maggio (ipotesi- certezza al 99%).

Un esame orale, composto di commissari interni, con  solo il Presidente esterno (una possibilità discussa anche in tempi pre – Covid19), in modalità online. Questa possibilità ha sollevato un consistente vento contrario da parte dei fautori della “scuola aperta”.

Che l’esame di maturità sia un passo altamente significativo nelll’esistenza dell’individuo non è un’asserzione che si possa confutare, che il valore del confronto “reale” rappresenti un momento di valutazine (nel senso più ampio del termine) può essere una constatazione veriteria, ma i presupposti ideali non possono essere avulsi dal contesto in cui si svolge la nostra vita. E, dal 9 marzo 2020, il contesto, lapalassiano evidenziarlo, si è radicalmente tras-formato.

In un mese e mezzo, abitudini, prassi, stili di vita si sono ribaltati e non prendere atto di questo cambiamento sarebbe vanificare la nostra esistenze, le conoscenze e le competenze messe in atto nell’era Covid-19. Augurandoci di entrare presto nell’era post, senza fare tesoro del bagaglio di conoscenze, abilità e atteggiamenti sviluppatesi in questo periodo, equivale a mortificare e svalutare la nostra capacità di elaborazione cognitivo-emozionale.

Torniamo dunque alla nostra benamata, bentemuta, benodiata maturità. Paragonare un presupposto socio-pedogico in tempi di normalità (poi da verificare la normalità, visto quanto sia mutato e mai stablizzato l’esame di stato in questi ultimi annii) con uno stato di straordinarietà è un’operazione scarsamente logica da cui può scaturire una confusa e nebulosa operatività.

La “certifcazione” di maturità è essenzialmente (o dovrebbe essere) una valutazione, nel senso di dare valore alle competenze (e non solo alle conoscenze) acquisite dal/dalla discente durante il lungo viaggio e permanenza nella scuola secondaria  di II grado (implicitamente dell’intero percorso di studi), non avulsa dal contesto in cui si vive.  Innescare meccanismi di inevitabile sorgente di polemica tra le istituzioni, tra l’opinione pubblica e le istituzioni rafforza il senso di destabilizzazione e deresponsabillizazione sociale.

Una prova “digitale” come strumento, ma “analogica” nelle sue intenzioni, nella sua preparazione, nella sua elaborazione può rappresentare una sfida socio-culturale con importanti ricadute nella dimensione orientativa e formativa dei discenti. Al momento se non si possono ripristinare modalità consuete, si mettono in essere diverse modalità che, condotte con consapevolezza e partecipazione da parte di docenti, discenti e famiglie, aprono nuovi orizzonti, nuovi “ambienti” di apprendimento, nuove forme di autovalutazione.

La maturità 2020 non sarà una “maturità liberi tutti” (considerando poi che lo è da anni, nel 2019 il tasso dei promossi è stato del 99,7%) non  un favore pedagogico nell’impossibilità di operare in altro modo; ma una maturità in cui gli studenti e le studentesse sono i protagonisti di un ribaltamento della quotidianità.

L’acquisizione di competenze (permetteteci la pedanteria di ricorrere alla norma) in un’ottica di didattica per competenze, all’interno delle quali si annidano, come da raccomandazione europea, conoscenze, abilità e atteggiamenti, rappresenta la missione fondante dell’universo educativo.

La capacità di gestire il tempo in modo  autonomo, di rispettare gli spazi all’interno di un ambiente inevitabilmente ristretto,  la messa a fuoco dei valori  e delle competenze essenziali per sviluppare “con” progresso” e “non senza progresso” le future identità professionali e umane, sono un segno di conapevolezza verso la maturità.

I programmi scolastici non sono più rigidi ed esclusivi, ma si dipanano attraverso la lettura di linee guida per licei, tecnici e professionali da cui ogni istituto all’interno della propria offerta, definisce traguardi formativi e obiettivi di apprendimento; prima della maturità, a metà maggio, è necessario emettare il  Documento del Consiglio di classe, che, secondo l’O.M. 205 del 13 Marzo 2019,  si “esplicitano i contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi e i tempi del percorso formativo, i criteri, gli strumenti di valutazione adottati e gli obiettivi raggiunti, nonché ogni altro elemento che lo stesso consiglio di classe ritenga utile e significativo ai fini dello svolgimento dell’esame”. Nel documento 2020 non mancherà la ri-programmazione e ri-valutazione degli ultimi mesi.

La valutazione espressa inevitabilmente in numeri, da diversi anni, comprende al suo interno la valutazione formativa in cui si analizzano le competenze, mediante strumenti quali colloqui individuali (attenzione, non interrogazioni), rubriche di competenze, schede di autovalutazione.

La scuola è un universo in divenire, non un monolite che percorre la sua strada, sempre con la stessa velocità, senza orientamento e direzioni inerenti al contesto interiore ed esteriore degli individui che compongono la comunità educante. La maturità 2020 ne sarà una prova tangibile e una sfida per una didattica che si rinnova, sulla base degli orientamenti esistenti e del contesto in cui si trova ad operare.

 

 

 

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