La biblioteca del ghiaccio
Chi si occupa di tutti gli uomini costretti a vivere nelle zone più sperdute del mondo per operare per il benessere dell’umanità presente e futura, come quelli impegnati nelle Archè del Ghiaccio e delle Semenze? Non ci vorrebbe per loro un Arca di distrazione e di compensazione spirituale?
Come sopravvivere nelle lunghe spedizioni nei ghiacciai, nei rari momenti di riposo, se non con la cultura. E nell’Antartide, infatti, dal 2005, sorge la ‘Arca di Noè del libro”, nella stazione tedesca Kohnen – Neumayer posta a 750 metri di altitudine. Una biblioteca, unica al mondo come è facile immaginare, racchiusa in un container considerato un’opera d’arte.
Il container disegnato dall’artista tedesco Lutz Fritsch, è costruito in acciaio laccato con colore verde; è lungo circa 6 metri, largo 2,5 metri e alto 2,6, metri, per uno spazio interno di 38,5 metri quadrati. Ha il tetto e il pavimento di colore rosso; le pareti dell’interno sono ricoperte da scaffali in legno di ciliegio che possono contenere fino a mille libri. Completano l’arredamento interno un piccolo divano, una sedia e un tavolino e una piccola finestra dalla quale poter ammirare la distesa ghiacciata e le mutevoli gradazioni del bianco secondo la luce dell’orizzonte.
Ma è proprio lo sterminato biancore che induce Fritsch a scegliere il colore verde del container, per supplire come dichiarò a suo tempo alla “nostalgia del colore”. Una macchia verde nel bianco della neve che si vede da lontano e come un’Arca di Noè indistruttibile, perché nei ghiacci “nulla deperisce, proprio come un’Arca”.
Attualmente la biblioteca dell’Antartide e costituita da circa 700 volumi che lo stesso Fritsch si occupa di raccogliere scrivendo a scienziati e scrittori per chiederne di donare un libro con dedica.
Lutz Fritsch, nato a Colonia nel 1955, è un artista eclettico. Designer, si cimenta inoltre nella scultura e fotografia. Le sue sculture esterne, che si contraddistinguono per i loro colori accesi, sono concepite dall’artista di Colonia con l’intento di “ristrutturare lo spazio esistente” per
trasformarlo in nuovo, punto di riferimento della zona urbana, un punto familiare di ritrovo, di aggregazione. Ecco quindi le sue sculture collegate in luoghi trascurati se non degradati, in modo di richiamare l’attenzione e ridare vita a tutto lo spazio intorno come l’opera “Operazione – Stato a Bonn,
“Rheinorange” (Reno arancione, ndr) alla foce del fiume di cui porta il nome o la “Biblioteca nel ghiaccio” in Antartide.
Un luogo quest’ultimo che Fritsch conosce bene, essendo un appassionato fotografo e viaggiatore polare. Al Polo, l’artista tedesco vi si è recato 3 volte, dal 1994 al 2005 a seguito degli scienziati dell’Istituto Alfred Wegener (Awi) di Brera. La prima volta vi trascorse 3 mesi. Allora la stazione scientifica di Neumayer era sotto i ghiacci, e Fritsch pensò che mai sarebbe riuscito a sopravvivere per 15 mesi – come accadeva ai ricercatori – sotto i ghiacci senza la cultura. E gli venne l’idea della Biblioteca.