I primi ad aver abolito la pena di morte siamo noi
“Forse non tutti sanno che”: c’è un primato tutto italiano del quale si parla poco. Ovvero: era italiano lo Stato che per primo al mondo abolì dal proprio ordinamento penale la pena di morte.
Alcuni giorni fa vi abbiamo parlato su abbanews.eu di Cities for Life – No to death penalty, la manifestazione mondiale contro la pena di morte che quest’anno ha “acceso” oltre 2000 monumenti in moltissime città della Terra. Quella manifestazione si tiene, oramai con cadenza fissa, il 30 di novembre.
E il 30 novembre è, dal 2000, anche la festa della Regione Toscana. Perché quello Stato primo al mondo fu proprio il Granducato di Toscana. Il 30 novembre del 1786, con l’entrata in vigore del Codice Leopoldo, Firenze fu la prima capitale al mondo no-death penalty. Il Codice, meglio noto sui libri di letteratura giudiziaria come Leopoldina, fu la punta di diamante di una serie di riforme che l’illuminatissimo Granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, che regnò abitando stabilmente a Firenze (primo sempre in città della sua casata succeduta ai Medici nel 1737), volle imprimere al proprio Stato prima di diventare Imperatore d’Austria nel 1790.
Il Codice, famoso in tutto il mondo per l’abolizione della pena capitale, era in realtà un corpus piuttosto variegato di norme e di regole consigliate al Granduca dal giurista trentino Carlo Antonio Martini, seguace ed estimatore di Cesare Beccaria, e dai giuristi fiorentini Pompeo Neri e Giulio Rucellai. Un corpus che modernizzò moltissimi aspetti del “metodo inquisitorio”, abolendo – oltre alla pena di morte – anche la tortura giudiziaria, l’equiparazione della contumacia alla confessione, la marchiatura a fuoco e le mutilazioni legali, oltre alla “sperimentazione” del testimone in carcere, autorizzando anche forme modernissime di pene alternative quali la libertà vigilata. Al posto della pena capitale erano previsti l’ergastolo, i lavori forzati o l’esilio. Non solo: fu abolito anche il reato di lesa maestà divina.