Da quando a Roma nacque la Comunità ebraica moderna
Per la Comunità ebraica di Roma il 12 dicembre non è un giorno come un altro ma rievoca una pagina importante della sua millenaria storia. In quel giorno del 1524, papa Clemente VII (nato Giulio Zanobi di Giuliano de’ Medici, 1478 – 1534) ratificò i Capitoli redatti da Daniele da Pisa, decretando la nascita dell’Universitas Hebraeorum Urbis, ovvero la prima Comunità ebraica di tipo moderno, come riporta shalom.it.
Già nel 1500 con papa Leone X era stata concessa alla Comunità di aprire una scuola universitaria e la prima tipografia. 24 anni papa Clemente VII approvava la Costituzione della Comunità.
Daniele da Pisa, banchiere ebraico che faceva parte del seguito di Clemente VII ed era definito dal pontefice “familiare”, riuscì a raccogliere il consenso della Congregazione ebraica di Roma e redasse così lo Statuto che reca il suo nome di Capitoli di Daniele da Pisa.
Attraverso il nuovo Statuto la Comunità Ebraica gestiva i rapporti con la Sede apostolica, con le autorità civili e le altre comunità cittadine. Sul fronte interno amministrava il fisco, l’ordine pubblico, garantiva il rapporto con i membri della stessa Comunità, spesso provenienti da altri parti d’Europa, attraverso una struttura verticale stabilita dal censo e dal potere economico, come accadeva in tutte le società dell’epoca; le alte cariche, infatti, erano assegnate ai banchieri, seguivano i mercanti “possessori di grandi e ‘mediocri ricchezze mentre i poveri non potevano candidarsi in nessun caso”, scrive slalom.it.
Lo Statuto si rivelò efficace soprattutto durante i lunghi secoli del Ghetto.
I secoli del Ghetto
Come accadde nelle altre città, anche a Roma dal 1555, con la bolla Cum nimis absurdum di papa Paolo IV (al secolo Giovanni Pietro Carafa) anche gli ebrei romani furono costretti a vivere confinati nel Ghetto, detto inizialmente serraglio degli ebrei, sorto nel rione Sant’Angelo, accanto al Teatro Marcello.
Dal 1577 gli veniva imposto il culto cattolico attraverso la conversione coatta, l’obbligo di indossare il segno distintivo, di svolgere attività se non quella di commercianti e rigattieri e il divieto di possedere beni immobiliari.
Anni e anni di grande miseria e con un Ghetto sovrappopolato (gli ebrei sefarditi espulsi dalla Spagna nel 1492 e insediatisi in varie località della Toscana, del Lazio e della Campania furono rinchiusi nel Ghetto di Roma), la Comunità riuscì, comunque, a organizzarsi attraverso i dettami dei Capitoli che seppero originare strutture in grado di fare fronte ai problemi di sussistenza della maggior parte della Comunità (con confraternite che si occupavano dei più poveri) e alle crisi sanitarie interne (pensiamo alla crisi della peste del 1656).
E riuscirono a garantire – nonostante tutto – la conservazione della propria identità. Un ruolo importante in tal senso lo svolsero le Cinque Scole, ossia “le sinagoghe del ghetto, anch’esse suddivise in base alle componenti etniche: Scola Tempio (il beth hakneset degli ebrei di più antica presenza sul territorio), Scola Nuova (composta da ebrei italiani di più recente arrivo), Scola Castigliana, Scola Catalane e Scola Siciliana” (ancora da slalom.it).
Le brevi parentesi storiche fino al 1870. La fine definitiva del Ghetto
Tranne i brevi e famosi periodi storici – nel 1798 con l’ingresso a Roma delle truppe napoleoniche e la proclamazione della Repubblica romana; le concessioni di Pio IX alla sua elezione nel 1846, quali, smantellate le porte del Ghetto e possibilità per gli ebrei di risiedere in altri quartieri, di aprire esercizi commerciali e di entrare nella guardia civica; nel 1849 con la nuova proclamazione della Repubblica romana (alcuni esponenti della Comunità partecipano al governo civico) – soltanto nel 1870 con l’annessione di Roma al Regno d’Italia gli ebrei romani ottennero la totale emancipazione, sparì il Ghetto (anche se il quartiere continua ancora oggi a essere chiamato così), in buona parte demolito e riqualificato raggiungendo il culmine nel 1904 con la costruzione del Tempio Maggiore, la cui cupola fornisce uno dei punti di riferimento dello skyline romano.
Ernesto Nathan, sindaco di Roma…
Ma soprattutto nel 1907 venne eletto sindaco di Roma, Ernesto Nathan, ebreo di origine inglese e di tradizione politica mazziniana, ancora oggi considerato uno dei migliori se non il migliore sindaco che la Città Eterna abbia mai avuto.
… dopo quasi 2 mila anni della Comunità più antica d’Europa
All’inizio del secolo scorso erano trascorsi quasi 2 mila anni (per l’esattezza 1746) da quando nel 161 a.C. gli ebrei della Palestina, avevano ottenuto la protezione di Roma e, come dimostrano documenti storici, un piccolo nucleo si era trasferito a vivere nella città, dapprima come schiavi ma presto, riscattando la propria condizione, da liberi cittadini iniziando a scrivere la storia della Comunità ebraica di Roma, la più antica d’Europa.
Immagini: 1-2 Roma – il Ghetto raffigurato nei famosi acquerelli del pittore Ettore Roesler Franz (1845 – 1907), realizzati tra il 1878 e il 1896