La Luna. Figlia della Terra
Arriva la conferma di quello che tanti studi precedenti avevano ipotizzato: la luna apparteneva alla Terra. Per meglio dire la formazione della luna si deve all’aggregazione di polveri della terra, polveri provocate dall’impatto violento che la Terra ebbe con un piccolo pianeta. La conferma definitiva delle ipotesi già precedenti è frutto di approfondite analisi chimiche ad alta tecnologia condotte dal gruppo di ricerca coordinate da Kun Wang dell’Università di Harvard degli Usa, che rivelano come la composizione della Terra e della Luna sono identiche.
Il materiale esaminato è costituito da 6 campioni di roccia lunare raccolti e portati sulla Terra dalle diverse missioni del programma statunitense Apollo. Le analisi di tale materiale lunare sono state messe a confronto con le analisi del materiale di 8 rocce della terra, prelevate dallo strato che si trova tra la crosta terrestre e il nucleo. Dal confronto sono risultati gli identici elementi chimici, tra i quali la presenza di una forma di potassio che potrebbe essere il frutto delle alte temperature equivalenti a quelle che avrebbero polverizzato parte del mantello della Terra, a causa dell’impatto con il piccolo pianeta.
Kun Wang nella presentazione del suo studio ha affermato che i risultati ottenuti sono “la prima prova concreta che l’impatto ha fatto letteralmente vaporizzare gran parte della Terra” che era allora in formazione. E, i risultati, smentiscono definitivamente la teoria finora più accreditata che la Luna fosse nata dalla fusione dei materiali sia della Terra sia del piccolo pianeta che l’ha colpita.
Le due teorie dell’impatto
La prima teoria dell’impatto sulla nascita della luna, risale al 1974, quando sulla base dei dati scientifici raccolti dalle già menzionate missioni Apollo, l’astronomo William Kenneth Hartmann formulò la teoria della collisione tra la terra e un corpo celeste (battezzato poi Theia, per la mitologia greca la madre della luna), poco più piccolo di Marte, del sistema solare. Teoria che venne dimostrata 10 anni dopo.
La teoria del doppio impatto
Nel 2001 l’astrofisico Robin Canup aggiornò la teoria. Partendo dalla tesi che un solo impatto non avrebbe potuto essere in grado di generare la massa necessaria alla formazione del nostro satellite, Canup spiegò che gli impatti con il nostro pianeta furono 2 anche se con un unico e, sempre lo stesso, corpo celeste.
Canup spiegò la sua teoria come segue. Il primo impatto tra la Terra e Theia sollevò un’ingente massa di materia che formò un anello, simile a quello presente intorno a Saturno. Nell’arco di pochi anni il materiale, addensatosi, formò un corpo solido che, per via della sua vicinanza con la terra, provocò con la stessa il secondo impatto, formando un nuovo anello ma dalla massa più stabile che è diventata poi la luna, come la vediamo oggi.
La teoria del doppio impatto di Canup si basa sul fatto che il primo anello, formatosi dal primo impatto e poi condensatosi aveva una massa circa 2 volte inferiore a quella dell’attuale massa lunare. Inoltre solo una parte di tale materiale era al di là del limite di Roche, che misura la distanza minima dal centro di un pianeta che un satellite può avere senza essere distrutto dalle forze mareali. Per il qual motivo, tale materiale non si sarebbe potuto aggregare per formare un satellite di grandi dimensioni.
I due impatti fra la Terra e Thea non solo furono all’origine della Luna, ma affermò Canup al tempo della sua teoria, furono “preziosi per sistemare il nostro pianeta”. La collisione impresse la rotazione (la Terra che gira su se stessa) di 24 ore (il giorno attuale) e porto l’inclinazione del proprio asse a 23° (da cui traggono origini le stagioni) mentre la Terra compie il suo annuale viaggio intorno al Sole.
E la doppia collisione sembra aver favorito anche la nascita della vita. Tutto accadeva 4,5 miliardi di anni fa.