Il calcio è musica, danza, armonia e lezione di vita
Un anno si è chiuso e il mondo cattolico ha pianto la morte di Ratzinger, così come il mondo dello sport ha pianto la morte di Pelè e di Vialli.
Non è facile fare un parallelo tra questi avvenimenti, ma so solo che hanno commosso e messo in “marcia” migliaia di persone. Lacrime sì, ma anche espressioni di una forza emotiva straordinaria.
Se il Papa Emerito aveva raggiunto il soglio più alto del suo magistero, lo stesso si può dire per il re del football, che apparso a 17 anni, nel mondiale del 1958 in Svezia, è diventato un’icona unica e, forse, mai più imitabile o paragonabile. Con il suo gioco, con le sue speciali doti fisiche, ma anche con la sua educazione e cortesia ha conquistato tifosi e platee, ed è per questo che non verrà mai dimenticato.
Lo stesso vale per Gianluca Vialli, e quando si dice “brave persone”, si è detto tutto il bene possibile su di loro e sui loro comportamenti nella vita.
Ricordo quando Pelè fece piangere molti italiani battendo la nostra nazionale nel mondiale del 1970, ma anche quando pronunciò i suoi elogi per Paolo Rossi e quell’undici che sconfisse proprio il suo Brasile nel 1982. E se quella vittoria azzurra è sempre raccontata con toni trionfalistici, altrettanto meritevole di sottolineature è stata la vittoria italiana nel mondiale del 2006.
Ad ogni persona la vita riserva gioie e dolori (quante sofferenze…!), e tutti ripongono in un cassetto entrambe. Se poi, con l’avanzare degli anni si riapre quel cassetto si scoprono ricordi ai quali ai suoi tempi non si aveva dato molta importanza. E, invece, tra alcuni rimpianti e delusioni, vi troviamo anche quegli attimi nei quali anche noi ci sentiti sentito il re del mondo, d’accordo del mondo del pallone, ma pur sempre in cima ad una vetta che pochi hanno raggiunto, e che è lì davanti ai nostri occhi, e ci piace raccontare quell’emozione provata il 9 luglio del 2006.
Avvalendosi del motto puoi fare qualunque cosa, se ci credi, e che lo ha accompagnato fin dai suoi primi calci dati a un pallone, Luca Toni ha cominciato a rivedere quelle pagine di vita e con il giornalista Alessandro Alciato, le ha commentate negli incontri Talk Sportivi, titolati Questo è il calcio: il primo avverrà mercoledì 11 gennaio a Sestri Levante presso il centro dell’Annunziata organizzato dall’ufficio sport di Mediterraneo Servizi.
La sua è una storia fantastica cominciata a 13 anni e con l’esordio in serie A nel 2000 con il Vicenza. Poi ha viaggiato in lungo ed in largo l’Italia approdando a Brescia, Palermo, Fiorentina, a 30 anni in Germania al Bayer Monaco; ritorna e gioca nella Roma, nel Genoa, nella Juve, ancora nella Fiorentina e, termina nel Verona, vincendo, a 38 anni la classifica, dei marcatori,
Ma la gemma più preziosa del palmares di Luca Toni è il titolo di campione del mondo, giocato in Germania, e vincitore della scarpa d’oro, nel 2006.
Dopo aver giocato 705 partite e segnato 324 reti, con 47 presenze in Nazionale dove ha realizzato 16 gol, chiude la carriera da calciatore e frequenta il corso di allenatore, conseguono la licenza di professionista nel 2020.
In Germania Toni ha vinto tutto ciò che era possibile vincere ed è rimasto per 30 mesi un idolo incontrastato, imitato da Mathias Knop che con la sua parodia lo definiva Un numero Uno. In precedenza era stato pubblicato in Italia un libro dal titolo Il centravanti bello. Ma c’è un premio che ha gradito immensamente, quello intitolato a Gaetano Scirea ed assegnatogli per la sua “carriera esemplare”.
Quante storie verranno raccontate in questi incontri, quanti episodi, anche meno gioiosi, prenderanno forma nelle domande che i presenti rivolgeranno a Luca Toni ed a Alessandro Alciato, ma certamente saranno pagine di vita che insegneranno molto ai giovani, a quei futuri campioncini del calcio cui è principalmente dedicato questo talk.
Ecco, dunque, che la figura di Pelè ritorna prepotentemente in chiusura di questa presentazione, quando lui disse: “ Il calcio è musica, danza e armonia. E non c’è niente di più allegro della sfera che rimbalza!”
Bellissimo articolo.
Ciò che ha scritto la Sanguineti dovrebbe essere letto nelle scuole pubbliche e in quelle di calcio per poi dare spazio ai ragazzi con osservazioni e curiosità. È un insegnamento di vita.