Tar del Lazio. Obbligatoria la campagna informativa sui rischi dello smartphone

Una sentenza del Tar del Lazio obbliga i ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione ad adottare entro 6 mesi, una campagna informativa sui rischi per la salute e per l’ambiente dall’uso prolungato e improprio di telefonini e cordless e sulle corrette modalità degli stessi.

Il tribunale amministrativo ha accolto parzialmente il ricorso presentato dall’Associazione per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog nel giugno 2017 contro l’inerzia dei ministeri nel promuovere provvedimenti per informare esaustivamente la popolazione.
La richiesta dell’Associazione comprendeva anche l’emanazione del decreto del febbraio 2001: Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici ma il Tar ha ritenuto tale richiesta inammissibile “per difetto assoluto di giurisdizione, venendo in rilievo il mancato esercizio di poteri di natura normativa”. Nella sentenza odierna, infatti, viene riportata la dichiarazione del ministero della Salute del 16 gennaio 2012 sulla sua costante attenzione sul tema dei possibili rischi per la salute derivanti dall’uso costante dei cellulari, sulla base del parere del Consiglio Superiore di Sanità del 15 novembre 2011, che pur ribadendo non esistessero ancora prove scientifiche di un nesso diretto tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, l’ipotesi del rapporto causale non potesse essere esclusa e raccomandava di mantenere “vivo l’interesse della ricerca e della sorveglianza sul tema”.

Alla notizia della sentenza del Tar, la comunità scientifica ha ritenuto necessario ricordare che finora nessuna ricerca scientifica ha dimostrato l’incidenza e l’aumento dell’insorgenza di tumori o altre malattie negli ultimi 10 – 15 anni (corrispondenti allo sviluppo dei campi elettromagnetici nei quali viviamo immersi), sottolineando, però, l’importanza di non cedere all’uso smodato degli apparecchi elettronici wireless, tra i quali, come ben sappiamo, il principale imputato è lo smartphone.

Nel 2017 il Tribunale di Ivrea, per la prima volta al mondo, riconobbe il nesso tra l’uso scorretto del cellulare e lo sviluppo di un neurinoma acustico, in un uomo che per 15 anni aveva usato il cellulare per lavoro, per più di 3 ore al giorno e senza protezioni.  Per le toghe di Ivrea, si è trattato di malattia professionale e hanno condannato l’Inail a corrispondere all’uomo una rendita vitalizia.

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