Statunitensi. I maggiori inquinatori di plastica del mondo

Gli statunitensi costituiscono il 5% della popolazione mondiale ma sono i maggiori consumatori di plastica e, quindi, i maggiori inquinatori di plastica del mondo.

È quanto rileva il Rapporto della National Academies of Sciences, Engineering and Medicine secondo il quale è urgente che il Paese impronti una nuova strategia nazionale entro il 2022 per contrastare l’inquinamento dei rifiuti di plastica nell’oceano e per ridurre la quantità di rifiuti solidi.

Nel 2016 gli Stati Uniti hanno generato circa 42 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, più del doppio dei Paesi dell’Unione Europea.

In media, ogni americano genera 130 chilogrammi di rifiuti di plastica l’anno segue il Regno Unito a 98 chilogrammi per persona l’anno.

Gli Usa nella crisi dell’inquinamento da plastica: minaccia per gli oceani 

Ogni anno entrano negli oceani almeno 8,8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica con un impatto devastante sulla salute dell’oceano, sulla fauna marina e sulle comunità e senza modificare le pratiche attuali, afferma il rapporto, la plastica continuerà ad accumularsi nell’oceano con conseguenze negative.

Per Margaret Spring, responsabile della conservazione e della scienza del Monterey Bay Aquarium “i rifiuti di plastica generati dagli Stati Uniti incidono sulle comunità interne e costiere, inquinano i nostri fiumi, laghi, spiagge, baie e corsi d’acqua, gravano sul piano sociale ed economico delle popolazioni vulnerabili, mettono in pericolo gli habitat marini e la fauna selvatica e contaminano le acque da cui gli esseri umani dipendono per il cibo e i mezzi di sussistenza”.

Per  Christy Leavitt, direttrice della campagna sulla plastica all’interno dell’ONG Oceana, “Non possiamo più ignorare il ruolo degli Stati Uniti nella crisi dell’inquinamento da plastica, una delle maggiori minacce ambientali che oggi i nostri oceani e il nostro pianeta devono affrontare”.

Si tratta, dunque, di una “crisi ambientale e sociale” ha scritto Margaret Spring, presidente del gruppo di esperti che hanno redatto il rapporto commissionato dal Congresso degli Stati Uniti.

La nuova strategia

Negli anni Ottanta del secolo scorso la produzione della plastica è esplosa ma è evidente, rimarca lo studio, come i processi e le infrastrutture di riciclo non soltanto non hanno subito lo stesso sviluppo ma a tutt’oggi siano insufficienti per gestire la complessità e la quantità di rifiuti di plastica smaltita nelle discariche.

Ecco l’urgenza della nuova strategia, raccomandata dal rapporto, e che sia sviluppata da un gruppo di esperti o da consultivo esterno entro il 31 dicembre 2022 ed essere valutata la sua applicazione entro il 31 dicembre 2025.

Il rapporto delinea sei fasi di intervento che la strategia dovrebbe affrontare:

ridurre la produzione di plastica, stabilendo un tetto nazionale in particolare le materie plastiche non riutilizzabili e/o riciclabili;
sviluppare e promuovere materiali sostitutivi della plastica: che siano biodegradabili e/o facilmente riutilizzabili o riciclabili attraverso collaborazioni di ricerca e sviluppo sponsorizzate dal governo;
diminuire la produzione di rifiuti riducendo l’uso di prodotti di plastica usa e getta destinati a brevi periodi di utilizzo, anche limitando i prodotti e creando obiettivi per il riciclaggio, ad esempio vietando prodotti specifici in base alla loro tossicità o necessità;
migliorare la gestione dei rifiuti, comprese le infrastrutture, la raccolta, il trattamento, il controllo delle perdite e la contabilità, ad esempio stabilendo limiti normativi sui rifiuti di plastica o microplastica scaricati nell’oceano dai sistemi fluviali;
catturare i rifiuti nell’ambiente, compresi i rifiuti di terra, le acque piovane o direttamente dalle acque in cui si accumulano, ad esempio durante la pulizia di fiumi o spiagge.
ridurre al minimo lo smaltimento in mare mirando direttamente al flusso di plastica da navi o piattaforme, ad esempio aumentando l’applicazione delle norme per lo scarico di rifiuti in mare.

 

Immagine: New York, 42° strada

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.