Operazione T4. Schedati, perseguitati e sterminati

“Bastano 4 generazioni per dimenticare, perché le posizioni razziste e stigmatizzanti di 80 anni fa siano considerate lontane e irripetibili ” dice lo psichiatra Claudio Mencacci all’inaugurazione della mostra internazionale Schedati, perseguitati e sterminati, arrivata a Milano, al terzo piano del Palazzo di Giustizia.

Fotografie, documenti e testimonianze originali che raccontano una pagina dello sterminio nazista ancora non sufficientemente nota, l’Aktion T4 (Operazione T4) ossia il rastrellamento dei malati psichici, ma anche di ritardati o con difficoltà di apprendimento, schedati e rinchiusi negli ospedali in modo coatto e metodicamente eliminati dal regime.

Sulla scia delle teorie eugenetiche, il nazismo elaborò e attuò politiche sociali tese a migliorare geneticamente la razza ariana e, di conseguenza, a eliminare le Lebenunwertes Leben, ossia “le vite senza valore”. Era necessario che tali “degenerati” non si riproducessero, per non diffondere i propri geni all’interno della popolazione.

Nel 1934 era entrata in vigore la legge che obbligava i medici di registrare i casi di malattie ereditarie incurabili. Nel frattempo si erano istituite oltre 200 Erbgesundheitsgerichten, le “Corti per la salute ereditaria” che disponevano la sterilizzazione coatta. Dall’ascesa alla fine del regime nazista (1933-1945) oltre 400mila persone furono sterilizzate e centinaia di migliaia uccise nel corso del programma Aktion T4. Vittime innocenti che si sommano ai milioni di ebrei, zingari, omosessuali e oppositori politici che finirono nei campi di sterminio.

La psichiatria ufficiale dell’Italia fascista, ci ricorda la mostra, diede il suo contributo alla promulgazione delle leggi razziali derivate dalle teorie eugenetiche. Nella sezione Malati, manicomi e psichiatri in Italia: dal ventennio fascista alla Seconda Guerra Mondiale, curata dal professor Bernardo Carpiniello, è documentata la collaborazione che intercorse tra i 2 regimi e che portò alle deportazioni di tanti degenti psichici italiani ebrei e non, dai manicomi del Nord Italia.

L’allestimento presso il Palazzo di Giustizia di Milano (dove resterà fino al 16 febbraio 2019) ha un profondo significato “etico e morale, per restituire giustizia a chi è stato perseguitato ingiustamente” ha spiegato Francesca Merzagora presidente dell’Osservatorio Nazionale sulla salute della donna (Onda) che, insieme alla Società italiana di Psichiatria (Sip), ha portato la mostra nel capoluogo lombardo.

Nata nel 2014, l’esposizione Schedati, perseguitati e sterminati è stata a Vienna, Londra, Osaka, Toronto, Città del Capo e, quindi, a Roma, Torino e Cagliari. Voluta dalla Società Tedesca di Psichiatria “per sottolineare gli orrori del passato”, oggi assume la doppia valenza di mostrare i possibili pericoli del presente.

“Le diversità degli altri sono percepite come pericoli da cui proteggersi” – rimarca Claudio Mencacci che riporta i dati del rapporto Censis secondo cui -“il 63% degli italiani vede in modo negativo l’immigrazione da Paesi non comunitari e il 45% anche da quelli comunitari, contro una media europea rispettivamente del 52% e del 29%”.

 

Fotografie dall’alto: 1-2) immagini della mostra; 3) locandina; 4) lo psichiatra Claudio Mencacci

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