L’impatto sulla salute del fumo dei grandi incendi
Luglio 2021 sì è contraddistinto per la quantità e la vastità degli incendi. E questi primi giorni d’agosto sembrano non smentire il mese precedente. Bruciano i due emisferi settentrionali contemporaneamente è l’allarme dell’istituto europeo Copernicus dell’ Union Atmospheric Watch Service che avvisa sulla nuova minaccia che ne deriva soprattutto per la persone di salute cagionevole: il fumo, scaturito dalle fiamme inquina l’aria anche a migliaia di chilometri dall’origine del rogo.
Nel corso degli incendi avvenuti nel Nord America, i satelliti hanno rilevato il fumo che ha attraversato l’Atlantico sprigionando colonne di particelle nella stratosfera a 23 chilometri di altezza.
I luoghi più pericolosi sono quelli più vicini ai fuochi. La foschia densa che ricopre il cielo per giorni è formata principalmente da microparticelle in sospensione, le sottilissime PM2,5 (inferiori a 2,5 micron) che possono penetrare nei polmoni e passare nel flusso sanguigno e nel corpo. Sono considerate l’inquinante atmosferico più pericoloso per la salute.
Ma oltre alle PM2,5 gli incendi rilasciano composti di gas molto irritanti come l’ozono, il monossido di carbonio e/o gli idrocarburi: per questo il fumo genera maggior stress ossidativo nei polmoni e, com’è comprensibile ma anche documentato da vari studi, è più tossico del tipo d’inquinamento che avvolge le città.
Riporta Guillermo Prudencio su eldiario.es la stima che indica come negli “ultimi anni, gli incendi sono stati responsabili del 25% delle emissioni di microparticelle negli Stati Uniti e fino alla metà delle emissioni in alcuni stati occidentali”.
Anche se occorrono nella stagione estiva, a differenza del traffico urbano che produce smog tutto l’anno, gli incendi causano picchi d’inquinamento maggiori; anche a causa della crisi climatica (ma non dimentichiamo l’incuria e/o la criminalità dell’uomo) l’eccezionalità sta diventando la norma. Ancora Guillermo Prudencio scrive: “In Yakutia (Russia) più di un milione di ettari sono stati bruciati quest’estate . In California, il 23 luglio, sono già stati bruciati 154.844 ettari, il 257% in più rispetto all’anno scorso nelle stesse date. E il 2020 era stata la peggiore stagione degli incendi nella storia dello Stato”.
In Italia
E in Italia cosa succede? Le cose non vanno meglio. Secondo quanto comunicato da Coldiretti oggi stesso, nel 2021 nel nostro Paese i “grandi incendi sono triplicati” rispetto all’anno precedente: + 203%. con i conseguenti danni “per milioni di euro all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo”. Le fiamme hanno incenerito “decine di migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea, distrutto pascoli, ucciso animali e lambito le città”.
“I boschi italiani sono gioielli da difendere anche perché i danni causati dalle fiamme sono purtroppo a lungo termine perché – ha spiegato Coldiretti – ci vogliono almeno 15 anni per far rinascere tutto l’ecosistema forestale e tutte le attività umane tradizionali: dalla raccolta della legna a quella dei tartufi e dei piccoli frutti, dalla ricerca dei funghi all’ecoturismo”.
Mentre il fumo degli incendi boschivi, secondo la comunità medico-scientifica internazionale, potrebbe rendere dei luoghi inabitabili.
Se il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo (luglio 2021 è risultato per la seconda volta il più caldo di 0,33 gradi rispetto al periodo 1991- 2020) a “preoccupare – ha concluso la Coldiretti – è l’azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente”.
È necessario, dunque, prendere sì misure drastiche per mitigare gli effetti della crisi climatica ma soprattutto per prevenire gli incendi.