Roma, Aleppo e Mosul s’illuminano di rosso in nome della libertà di fede

Il 24 febbraio 2018 alle ore 18,45 il Colosseo s’illuminerà di rosso per ricordare i perseguitati della fede cristiana. È prevista in contemporanea l’accensione di altri 2 importanti monumenti: la Cattedrale maronita di Sant’Elia ad Aleppo (Siria) e la Chiesa di San Paolo a Mosul (Iraq) che saranno in video – collegamento con Roma.

Nel corso della manifestazione romana interverranno con le loro testimonianze il marito e una delle figlie di Asia Bibi, la donna cattolica pakistana condannata a morte per blasfemia e in carcere dal 2009 e la giovane nigeriana Rebecca Bitrus, vittima per 2 anni del sequestro compiuto dal gruppo terroristico jihadista Boko Haram.

La manifestazione è organizzata dalla fondazione pontificia ACS (Aiuta la Chiesa che soffre) che sostiene la libertà religiosa.

In passato ha illuminato altri monumenti nel mondo tra i quali: la Fontana di Trevi a Roma, il Palazzo di Westminster a Londra, la Basilica del Sacro Cuore a Parigi e il Cristo Redentore de Rio de Janeiro.

Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia spiega che l’intenzione delle manifestazioni del 24 febbraio è “sconfiggere l’indifferenza, innanzitutto della comunità internazionale, verso la persecuzione dei cristiani”. Da cui la scelta del Colosseo che rimanda ai primi martiri cristiani dell’epoca romana.
Sono tante le comunità che vivono di stenti e sono sottoposte a violenze a causa della loro fede religiosa ne mondo. Negli ultimi anni le comunità siriana e irachena sono state le più colpite per via della guerra e del gruppo terroristico Daesh.

I cristiani (e non solo perseguitati) nel mondo per la loro fede

Secondo il Rapporto World Watch List 2018 (WWL) pubblicato dall’ong Portes Ouvertes/Open Doors, dal 1° novembre 2016 al 31 ottobre 2017 sono stati oltre 215 milioni i cristiani che hanno subito persecuzioni nel mondo, 3060 sono stati uccisi, 1922 sono in prigione e 15.540 sono gli edifici cristiani bersagliati tra chiese, negozi e case private. Numeri in crescita secondo  Portes Ouverts che riunisce circa 20 associazioni indipendenti di oltre 60 Paesi che supportano i perseguitati cristiani.  Preoccupante e il numero delle vittime cresciuto del 154% rispetto al Rapporto del 2017.

La causa principale della persecuzione si conferma l’estremismo islamico ma desta preoccupazione la crescita dei nazionalismi di matrice religiosa e/o ideologica che rappresentano una minaccia per i cristiani e per le altre minoranze, soprattutto in Medioriente e nel Sud-est asiatico.

Secondo il Rapporto 2018 di Portes Ouvertes il “il fondamentalismo islamico è presente in 40 dei 50 Paesi, dove i cristiani sono più perseguitati, ma esistono altre religioni quali il buddismo, l’induismo e il confucianesimo che sono identificate, pur non essendolo per costituzione, come religioni di Stato (in Myanmar, India, Nepal e Cina)” e ancora “la religione atea che svolge un ruolo analogo in Stati come il Laos e la Corea del Nord” che opprimono i cristiani.

Come dimostra l’India, dove nel periodo preso in esame sono stati 24mila i cristiani aggrediti per il diffondersi del radicalismo induista.  E non possiamo dimenticare la persecuzione del buddista Myanmar contro la minoranza islamica Rohingya (nella foto a lato), costringendo quest’ultima al grande esodo degli ultimi 6 mesi verso il Bangladesh.

La Corea del Nord si conferma per il 16°anno consecutivo a capo della lista stilata dei 50 Paesi in cui i cristiani sono più perseguitati. Mentre il Pakistan ha il triste primato di Paese più violento contro i cristiani.

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