Mwavita. Guerra e Nobel per la pace

Mwavita, nata in tempo di guerra è il documentario, realizzato dal giornalista Daniele Bellocchio e dal fotografo Marco Gualazzini, sullo stupro utilizzato come strumento di guerra, praticato dai guerriglieri nella Repubblica Democratica del Congo; lo stesso fenomeno di cui si occupa e contrasta quotidianamente il ginecologo Denis Mukwege, neo Premio Nobel per la Pace.

Nel 1999 il dottore congolese (nella foto a lato) ha fondato a Bukava (Sud Kivu – Congo Orientale) il Panzi Hospital, specializzato nella cura delle vittime di abusi sessuali.

Denis Mukwege è considerato uno dei 2 esperti locali di chirurgia ricostruttiva. Con una capienza di 120 posti letto, il nosocomio accoglie in media 400 pazienti, portando la struttura a lavorare oltre la sua capacità massima.

Dal reportage di Bellocchio e Gualazzini si comprende la reale dimensione della tragedia. Racconta Zawada Bagaya Bazilianne, consulente legale della Fondazione Panzi: “A Kavumu, nella provincia del Sud Kivu in 3 anni sono state rapite e violentate 46 bambine. Miliziani al soldo del deputato Frederic Batumike, le abusavano e poi le mutilavano. La più piccola aveva solo 2 anni”.

Secondo i dati delle Nazioni Unite nel 2015 si sono registrate 15mila violenze sessuali: uno ogni mezz’ora. Ma come ha scritto Daniele Bellocchio in un recente articolo lo stupro bellico congolese arriva da “20 anni di conflitto” che ha fatto “oltre 6 milioni di morti” per mano di “oltre di 50 gruppi ribelli”. E lo stupro inteso come arma bellica – che ha radici storiche – è stato importato in loco “alla fine degli anni Novanta”, durante la II guerra congolese (1998 – 2003), in gran parte combattuta da gruppi miliziani.

Il ginecologo Denis Mukwege racconta di quanto, “noi medici eravamo impreparati” di fronte ai primi casi di donne, ragazze e bambine con “gli organi totalmente distrutti”: non solo “vittime di violenza carnale ma anche di torture”.
“Per fermare quanto avviene in Congo bisognerebbe innanzitutto punire i colpevoli” segue Denis Mukwete che da anni contesta il Governo del suo Paese per non fermare la pratica della violenza sessuale.

Inoltre, il Dott. Mukwete, afferma che “sarebbe necessaria una ferma volontà politica nazionale e internazionale” perché cessi il “saccheggio dei minerali” –  la principale causa dei conflitti che dilaniano il Congo.

Il Congo è ricco di risorse naturali, fra le quali, diamanti e il raro coltan, minerale indispensabile per costruire gli smartphone e per l’industria aerospaziale, la cui produzione è governata dai signori della guerra. Il coltan non si estrae, si trova in superficie, scavando: basta avere “braccia” a disposizione, dirette da un esercito privato, vuoi guerrigliero o agli ordini di un uomo delle istituzioni corrotto.  Per formare questo esercito di schiavi volontari viene utilizzato anche lo stupro di massa. La donna abusata viene considerata “colpevole” dalla propria tribù e dai mariti: stigmatizzata se ha contratto l’HIV, derisa se la violenza le provoca perdite e incontinenza. Allontanata e isolata dalla propria comunità, spesso, per sopravvivere non ha altra scelta che andare a scavare per estrarre il coltan.

Per questo il dottor Mukwete afferma che “gli stupri non distruggono solo le donne e il loro corpo ma l’intera società”. Tale tragedia deve essere fermata, agendo “su moltissimi fronti, anche con un profondo lavoro di sensibilizzazione nei villaggi e nelle città, per far sì che le comunità non considerino più queste donne colpevoli” dell’ orrore che hanno subito.

Mwavita, nata in tempo di guerra, prodotto nel 2016 e finanziato dal Rotary Club Distretto 2050 ha ricevuto l’ Hollywood International Independent Documentary Awards come miglior documentario straniero nella categoria corti.

 

Foto di copertina: Denis Mukwege e Jill Biden

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