Frigorifero sociale “fuori legge”. Il cibo non si butta
“La comida no se tira” (il cibo non si butta ndr.)! Questo è lo slogan dell’iniziativa della Heladera Social (il frigorifero sociale ndr.), che l’Ong argentina Red Solidaria sta sviluppando nel suo paese.
L’idea è semplice ma risolve grandi problemi e nasce dalla generosità pragmatica di 3 proprietari di ristoranti: Fernando Ríos, Luis Pondal y Daniela Viñas di San Miguel de Tucumán, località del centro-nord dell’Argentina che pensarono di collocare all’esterno dei loro locali un frigorifero nel quale depositare tutta l’eccedenza del cibo quotidiano a disposizione per le persone che non possono pagare.
La solidarietà “fuori legge”
L’idea venne a Fernando Ríos 4 anni fa. Posto che nella regione di San Miguel de Tucumán non esisteva una legislazione che discliplinava la donazione di cibo, consultò il suo avvocato il quale lo dissuase perché la realizzazione dell’idea gli avrebbe provocato più “problemi che gratificazioni”. Finché Fernando e il suo socio in affari non videro un padre che mise il figlio nel cassonetto dell’immondizia alla ricerca di cibo. Colpiti dalla scena, non esitarano e, superando i dubbi del loro legale, installarono un frigorifero in strada, ma nel retro del locale, appartato, in modo da rispettare la discrezione delle persone che lo avrebbero usato.
L’iniziativa ebbe successo e, nell’arco di pochi giorni, i clienti del ristorante e i residenti del quartiere iniziarono a comprare cibo per il “frigorifero sociale” e così i commercianti come il fornaio che decise di donare il pane non venduto, ben confezionato, depositandolo nello scaffale più basso del frigorifero.
Il cerchio si allargò rapidamente e la Heladera Social superò i confini non solo del quartiere, ma della stessa San Miguel de Tucumán e viaggiò fino ad arrivare a Buenss Aires, dove il 23 marzo 2016 è stata celebrata, organizzando in Plaza de Mayo una grande tavolata dove i propulsori dell’iniziativa hanno mangiato insieme ai senza tetto il cibo delle “Heladera”.
Il cibo che viene donato sia dai proprietari di esercizi commerciali nel campo della ristorazione o dai privati che lo comprano appositamente per la Heladera Social, viene conservato in porzioni individuali, nella pellicola alimentare. I frigoriferi vengono riforniti varie volte al giorno.
In Argentina, non esiste una legge che regoli lo spreco alimentare; giace in Parlamento in attesa di essere approvata la legge Donal, più nota come la legge del buon samaritano. I banchi alimentari locali stimano che una distribuzione organizzata del cibo sprecato, potrebbe alimentare più di 500.000 argentini in stato di indigenza.
Legge italiana. Lo spreco alimentare: una risorsa da gestire
Una corretta amministrazione degli avanzi alimentari rappresenta un gesto di civiltà verso il prossimo e un atto di contenimento dei rifiuti.
Leggi “anti spreco” sono attive in molti paesi e, dal 2 agosto 2016, è stata approvata anche in Italia, in forma definitiva la legge sugli sprechi alimentari. Posto che non sono previsti decreti attuativi, entrerà in vigore nel momento stesso in cui sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.
La legge “Sprechi alimentari” (titolo breve) mira a recuperare le tonnellate di cibo non utilizzate e, fino ad ora, destinate all’eliminazione e allo smaltimento.
Le legge si rivolge a tutti i cittadini e alle aziende- produttori, ristoranti, supermercati, piccoli negozi- che intendono regalare le loro eccedenze di cibo alle Onlus, impegnate nell’assistenza ai poveri. Chi opera le donazioni gode di uno sconto sulla Tari (tassa rifiuti comunale). Per favorire le procedure burocratiche, è prevista l’abolizione della forma scritta per le donazioni, nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie e della tracciabilità.
La legge rimarca che il cibo deve essere destinato anzitutto agli indigenti.
Oltre alle Onlus anche gli enti pubblici possono considerarsi “soggetti donatori costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche e solidaristiche”. Inoltre, sono convolti gli enti gestori delle mense scolastiche, aziendali e ospedaliere, attraverso le linee guida che saranno stabilite dal Ministero della Salute.
La donazione del cibo non è obbligatoria. Farlo o meno è discrezione dei singoli. Per chi non dona la legge non prevede sanzioni.
Il testo definisce i termini di “eccedenza” e di “spreco e fa chiarezza tra il prodotto scaduto, che non può essere donato e il termine minimo di conservazione, nel cui caso, anche se superato, il cibo rimane commestibile. Permette la raccolta di prodotti agricoli rimasti nel campo e la loro cessione a titolo gratuito. Così il pane invenduto, che può essere donato nell’arco delle 24 ore dalla sua produzione, invece di essere destinato allo smaltimento, come è sempre avvenuto.
Possono essere oggetto di dono anche i cibi e farmaci con etichetta errata, sempre che l’errore di etichetta non riguardi la data di scadenza dei prodotti o l’indicazione di sostanze che provocano allergie e intolleranze, contenute nei cibi e, soprattutto, nei farmaci. Cedibili sempre a titolo gratuito anche le rimanenze di attività promozionali o i prodotti non vendibili a causa di alterazioni dell’imballaggio, ma comunque ben conservati.
Nel caso di confisca di prodotti alimentari, le autorità possono disporne la cessione gratuita con priorità di alimentazione agli indigenti o, successivamente, destinarli come mangime per animali.
Infine più spazio alle coltivazioni a chilometro zero.
Family bag: contribuiamo al NO SPRECO
Nei ristoranti viene introdotta la “family-bag” o “doggy-bag” ossia le borse da asporto con cui potersi portare a casa il cibo ordinato ma non consumato. Un costume che si perde nella notte dei tempi e che nei paesi anglosassoni fa parte del comportamento quotidiano dal secolo scorso.
Chiedere al cameriere di prepararci sacchettino con il cibo che non abbiamo consumato non è un atto di cui vergognarsi, bensì una forma di rispetto e di cura per l’ambiente e per noi stessi.
Fondo per progetti anti spreco e finanziamenti per l’acquisto di alimenti
Presso il Ministero dell’Agricoltura viene istituito un fondo di 1 milione di euro per “ciascuno degli anni 2016, 2017,2018 per finanziare progetti volti alla limitazione degli sprechi, al riutilizzo delle eccedenze e per promuovere gli imballaggi riutilizzabili e facilmente riciclabili”.
Previsto un finanziamento di 2 milioni di euro per l’acquisto di alimenti da destinare agli indigenti.
Tra le maggiori Onlus che si occupano della raccolta e ridistribuzione del cibo troviamo la Caritas, il Banco Alimentare e la Qui Foundation. Quest’ultima ha calcolato che se tutti gli esercizi pubblici che trattano cibo, donassero le loro eccedenze si arriverebbe alla distribuzione di 7 milioni di pasti quotidiani.
Secondo gli ultimi dati dell’Istat che fanno riferimento all’anno 2015, i poveri assoluti in Italia sono 4,5 milioni di persone.
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