Elle. Basta con le pellicce

Elle, la testata di moda francese a diffusione internazionale (45 edizioni nel mondo per 33 milioni di lettori e 100 di visitatori al mese alle sue 55 piattaforme digitali), ha deciso di eliminare i prodotti realizzati in pelliccia nei suoi contenuti editoriali e dagli spazi pubblicitari.

Banditi perché “non più in linea con i nostri valori né con quelli dei nostri lettori” ha annunciato Valeria Bessolo Llopiz, vicepresidente e direttore internazionale della pubblicazione (di proprietà del gruppo Lagardère), dal britannico sito The Business of Fashion.

In nome di “un’industria della moda più umana che rifiuti la crudeltà verso gli animali” 20 edizioni escluderanno il fur dal prossimo 1° gennaio, le altre dall’inizio del 2023, mentre 13 già l’hanno fatto da tempo.

Esultano i sostenitori dei diritti degli animali, come PJ Smith, fashion manager per la filiale statunitense dell’ONG Human Society International, convinto che l’annuncio di Elle “innescherà un cambiamento positivo nell’industria della moda” e augurandosi che “altre riviste di moda seguano il suo esempio”.

La decisione di Elle, in realtà, segue già il provvedimento adottato, in parte, da altre importanti pubblicazioni come British Vogue, InStyle USA, Cosmopolitan UK e la nuovissima Vogue Scandinavia, che non scrivono più dei modelli in pelliccia, pur continuando ad accettare spazi pubblicitari di riferimento.

Nel corso del tempo, sotto la pressione degli animalisti, sempre più marchi di alta gamma hanno rinunciato a realizzare modelli in pelliccia, fra questi gli italiani Gucci, Versace e Prada, i britannici Burberry, Vivienne Westwood e Alexander McQueen, gli americani Donna Karan, DKNY e Michael Kors e i francesi Jean-Paul Gaultier e Balenciaga.

Da giugno 2021, Israele è diventato il primo paese al mondo a vietarne la vendita.

L’attivismo degli animalisti ha influito sui gusti dei consumatori generando, in gran parte del mondo occidentale, una riduzione della domanda.  Riduzione compensata dall’Asia dove le richieste sembrano coprire oltre i due terzi della domanda internazionale di pellicce di origine animale e dei prodotti derivati

Autentica convinzione ecologica o paura degli animalisti?

Ma il settore della pellicceria europea sopravvive (anche in Italia) e si ribella al bando denunciando l’incoerenza con la sostituzione di questo prodotto “naturale” con pelli sintetiche e dannose per l’ambiente: con “tessuti killer” scrive welovefur.it, infiammabili, che richiedono lavaggi frequenti e che comportano seri problemi di smaltimento non essendo biodegradabili. Derivati dal petrolio, realizzati attraverso processi di lavorazione tossici, sono un problema per l’ambiente.

Propensa a credere che la riluttanza dei consumatori derivi soprattutto “dal clima di terrore” diffuso dagli attivisti che difendono la causa animale, per l’industria della pellicceria europea fa testo la lettera aperta che pochi giorni fa  Fourrure française ha intestato a Vogue France dove ha scritto  di ritenere “assurdo” definire l’abbigliamento di “plastica  eco-friendly” quando  “è composto da  acrilico accuratamente selezionato e pelliccia modacrilica”.

 

 

 

Immagine: copertina di Elle Quebec, febbraio – marzo 2021

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.