Diffamazione a mezzo stampa. La sentenza della Consulta

La Corte Costituzionale dopo aver esaminato i ricorsi dei Tribunali di Salerno e di Bari sulla legittimità costituzionale della pena detentiva prevista per la diffamazione a mezzo stampa, ha dichiarato incostituzionale l’articolo 13 della legge sulla stampa (numero 47 – 1948) che fa scattare obbligatoriamente la reclusione da1 a 6 anni insieme al pagamento di una multa.

La Corte, invece ritenuto compatibile con la Costituzione l’articolo 595, terzo comma, del Codice penale, che prevede, per le ordinarie ipotesi di diffamazione compiute a mezzo della stampa o di un’altra forma di pubblicità, la reclusione da sei mesi a tre anni oppure, in alternativa, il pagamento di una multa. Quest’ultima norma consente infatti al giudice di sanzionare con la pena detentiva i soli casi di eccezionale gravità.

Ricorda la sentenza che l’articolo 47 della legge del 1948 era in contrasto  con l’articolo 21 della Costituzione italiana e con l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

E nel merito della questione è tornato all’esame della Corte un anno dopo l’ordinanza numero 132 del 2020 che sollecitava il legislatore a una complessiva riforma della materia. Ebbene la Consulta nell’ attuale dichiarazione ribadisce nella stessa nota del 22 giugno 2021 “la necessità di un complessivo intervento del legislatore, in grado di assicurare un più adeguato bilanciamento – che la Corte non ha gli strumenti per compiere – tra libertà di manifestazione del pensiero e tutela della reputazione individuale, anche alla luce dei pericoli sempre maggiori connessi all’evoluzione dei mezzi di comunicazione, già evidenziati nell’ordinanza 132”.

La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane.

 

Immagine: Corte Costituzionale – archivio

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