Quarto Savona Quindici, la macchina della scorta di Falcone sta arrivando a Palermo
Sta per arrivare a compimento l’ultimo viaggio di “Quarto Savona Quindici“, la macchina della scorta di Falcone che apriva il corteo di vetture dello Stato e che saltò in aria con a bordo il capo scorta Antonio Montinaro e i due agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo. Era il 23 maggio 1992, era il giorno in cui morivano il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo.
Un groviglio di rottami, un informe ammasso di lamiere contorte, che come vi abbiamo riferito nel nostro articolo del 10 maggio 2017, la signora Tina Montinaro, vedova di Antonio e cuore dell’Associazione che di quella sigla in codice della Questura di Palermo porta il nome, ha fatto diventare un vero e proprio monumento antimafia semovente.
La “Memoria in marcia” è il nome del progetto/evento/manifestazione civica che sta portando in queste settimane il reperto, raccolto nella sua grande teca di vetro, dalla Scuola Allievi agenti di Polizia di Peschiera del Garda dove era ospitata, sino a tornare a Capaci, nel giardino nel quale, divelta dall’asfalto dalla tremenda esplosione, atterrò omicida con i poveri corpi dentro.
Questo cammino, cominciato il 1 maggio, arriverà il 20 maggio a Palermo e poi il 23 proprio a Capaci dopo aver toccato otto tappe:
Partita da Peschiera, la “Memoria in Marcia” si è fermata a Sarzana, poi a Pistoia (Capitale italiana della Cultura 2017, e dal quale evento provengono le foto live che vi proponiamo a corredo di questo articolo), quindi Riccione, Monte San Giusto, Napoli, Vibo Valentina, Locri, Palermo. Una “Memoria” che cammina a venticinque anni dalla paurosa strage mafiosa, e che è diventata “Storia” ed “Educazione civica”: ogni tappa, infatti, è stata arricchita e costellata di eventi rivolti soprattutto alle scuole: l’intento principale di questo evento, infatti, è soprattutto quello di insegnare, raccontare, far incontrare un qualcosa che è bagaglio vero e concreto della Storia del nostro Paese.
- il PalaCarrara di Pistoia gremito
- la Quarto Savona Quindici a Pistoia
La “Quarto Savona Quindici” non ha più le sembianze di un’auto: in quell’ammasso di lamiere non è quasi più possibile riconoscere le fattezze delle vettura. Ma è altamente riconoscibile la furia della Storia, la potenza di quanto questo nostro Paese ha vissuto e vive. Per questo è importante che il cammino della “Quarto Savona Quindici” sia e sia stato così partecipato, così visto, così percepito: perché è interesse di noi tutti saperne, toccarla con mano, mostrarla ai nostri figli e nipoti.
Per dirlo, la cosa migliore è riportare lo stralcio conclusivo dell’intervista a Tina Montinaro, vedova di Antonio, pubblicata su www.quartosavonaquindici.com, il sito dell’associazione dove collegarsi per saperne di più. E per leggerla anche tutta, quest’intervista, magari proprio il 23 maggio, magari a casa, con i propri bimbi, familiari, amici intorno. Per far fare tappa alla “Quarto Savona Quindici” anche nella nostra dimora, e nella nostra quotidianità:
“Mio marito Antonio, Rocco e Vito – ha commentato Tina Montinaro – non volevano essere eroi, non sfoggiavano il completo da Superman, erano uomini con paure come tutti ma mai vigliacchi. Scortavano un uomo che stimavano e per il quale come è accaduto, erano pronti a dare la propria vita. L’auto su cui viaggiavano è un blocco di lamiere accartocciate, vedendola si percepisce subito cosa sia rimasto dei corpi di quei 3 ragazzi. Tocchi con mano la brutalità della mafia, l’orrore infinito di cui si è resa responsabile. E noi per questo vogliamo che la teca sia a Palermo, per ricordare a tutti di cosa sono stati capaci quei mostri e per dire a testa alta che nonostante tutto, non hanno vinto loro”.