Raccolta di memorie
Ognuno di noi porta sulle spalle uno zaino, anche se invisibile, nel quale ripone i suoi ricordi. Se non ne sentiamo il peso è perché tanti di questi li riteniamo senza valore ed altri perché non ne avevamo valutato l’importanza. Se poi ci ritornano nella memoria, od altri ce ne parlano, è gioco forza riflettere ed elaborarli anche se sono passati molti anni. In precedenza non ci eravamo mai poste le domande che invece oggi, grazie alle rimembranze offerte sui giornali od in televisione, riusciamo a porci e così siamo in grado di capire molto di più.
L’ultimo monito del papa: “L’umanità si sta distruggendo” lascia poco spazio a qualsiasi possibile contraddizione. Il mondo sta sprofondando in guerre, la pace, sempre invocata ma mai cercata, si allontana e nessuno se ne preoccupa. Le armi non cessano di fare fuoco, le città crollano, molti uomini conoscono solo l’odio e ne fanno il loro pane quotidiano.
Ben venga dunque il lavoro che il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto ha allestito e che ripropone tutte le foto che narrano l’assedio di Sarajevo del 1992-1996. Come tutte le guerre altro non è stata che una lacerante carneficina, lunga, interminabile, e per molti esseri umani è sepolta nell’oblio generale.
Sono in mostra le foto scattate da Mario Boccia, immagini di persone simili a quelle che vediamo provenire dall’Ucraina e dal 6 febbraio nuovamente dalla Siria in guerra dal 2011 e colpita con la Turchia da un terribile terremoto.
Sono tante finestre aperte dove non è raffigurato il sangue ma solo i volti di quella guerra. Sono di una espressività disarmante e che lasciano lo spazio, a chi le osserva, ad una esperienza dove i corpi e gli occhi che ci guardano vogliono farti la semplice domanda: “Perché?”
Ci sono poi gli oggetti raccolti da Ambrogio Paraboni nel corso dei suoi viaggi umanitari. Piccole cose. Brandelli di vestiti. Giocattoli spezzati. Al che la nostra coscienza, dopo gli orrori dell’Olocausto si è come risvegliata da un torpore, perché di quei anni d’assedio il ricordo è molto sbiadito e stenta a farsi largo nel nostro presente.
Le foto sono, dunque, l’altra faccia di quella memoria che avevamo riposta nel nostro zaino e che solo adesso riusciamo a riportare in primo piano. In quel limbo sono nascoste tante verità e la riemersione di certe responsabilità ripropone il dilemma tra il bene ed il male sotto la parola: guerra.
I “battenti” di questa ricomposizione della memoria resteranno aperti fino al 4 giugno prossimo e chi può, vi può entrare: il museo di Rovereto rammenta a tutti che siamo noi i pezzi di quella storia collettiva e che continua senza dubbio alcuno ad indicarci come responsabili del nostro domani.
Mostra: Sarajevo 1992-1996. L’assedio più lungo. Fotografie di Mario Boccia;
dove: Museo Storico Italiano della Guerra – Rovereto;
quando: fino al 4 giugno 2023.
Immagine di Mario Boccia, scattata durante la guerra nell’ex Jugoslavia