Brasile. A due donne la difesa dell’Amazzonia

Sonia Guajajara, famosa leader dei diritti delle popolazioni autoctone brasiliane è stata nominata dal presidente neo-eletto il progressista Lula, ministra dei Popoli indigeni. Suo compito sarà oltre a garantire i loro diritti sociali difendere i lori territori predati dalle industrie dell’agribusiness ed estrattive. Nel 2018 è stata la prima donna indigena a candidarsi alla vicepresidenza del Paese.

Farà parte dello stesso governo l’altrettanto nota ambientalista Marina Silva, già senatrice – è stata la prima giovane ad occupare lo scanno, guiderà per la seconda volta il dicastero dell’Ambiente.

Entrambe sono originarie di famiglie provenienti dalla foresta amazzonica.

Il neo presidente Lula intende rafforzare, inoltre, la tutela dell’ambiente.

Sotto il governo del precedente presidente il libertario Jair Bolsonaro, insensibile alla questione climatico-ambientale sensibile agli interessi finanziari delle grandi multinazionali, la deforestazione in Amazzoni è aumentata del 75,6%: gli incendi forestali, quasi tutti di matrice dolosa, aumentai del 24% (dati: Greenpeace).

Mariana Napolitano, responsabile scientifico del Wwf – Brasile ha recentemente spiegato che la deforestazione compiuta – affrettata nella prima metà del 2022 – si avvicina “sempre di più il bioma al punto di non ritorno da cui la foresta non potrà più sostenersi, né fornire i servizi ambientali da cui dipende il futuro oltre che del Brasile, del Pianta”.

“L’Amazzonia è la chiave per regolare le precipitazioni dalle quali dipendono la nostra agricoltura, la nostra fornitura di acqua potabile e la disponibilità di energia idroelettrica – ha proseguito l’esperta -. È anche un importante serbatoio di carbonio: rimuovendo anidride carbonica dall’atmosfera, l’Amazzonia rallenta il riscaldamento globale. Il furto di terreni pubblici e l’estrazione illegale, che non generano ricchezza o qualità della vita, stanno distruggendo il nostro futuro”.

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