Clima. È già troppo tardi?
L’inazione dei Governi sui cambiamenti climatici suscita grandi preoccupazioni. E si pagano costi elevatissimi economici ma, soprattutto, umani: perdita di vite, carestie alimentari, distruzione di abitazioni e infrastrutture che creano grandi disagi ai sopravvissuti delle calamità naturali.
Per passare dall’inazione all’azione bisognerebbe rispettare gli Accordi di Parigi (COP21 o CM 11) del 2015, quando 196 Stati, compresi USA e Cina, si sono impegnate a prendere misure per contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5° C, con un margine di sforamento entro i 2°C dai livelli pre-industriali. Gli Accordi sono entrati in vigore il 4 novembre 2016.
È noto da tempo che le misure principali per prevenire l’aumento della temperatura sono: limitare i gas serra, azzerando l’uso dei combustibili fossili e cessare di distruggere i polmoni verdi del mondo.
Ma l’aumento entro gli 1,5°C è il livello di sicurezza? Lo sapremo l’8 ottobre 2018 quando a Incheon, Corea del Sud, sarà presentato il rapporto Global Warming 1,5°, il Rapporto Speciale dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change – Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico).
Il documento sarà la sintesi del lavoro dei maggiori climatologi del mondo, compiuto nell’arco di 3 anni e commissionato all’indomani degli Accordi di Parigi, per valutare se le temperature del mondo possono essere contenute entro il limite stabilito e quali sarebbero le conseguenze se venisse superato.
Nel frattempo nel settembre del 2016, le emissioni di CO2 hanno superato la soglia ‘simbolo’ di 400 parti per milione (ppm) in modo permanente e gli scienziati hanno detto: “È ora di agire”. Il vertice sul clima COP23 del 2017 ha preso consapevolezza che i rimedi, decisi da ogni Stato a Parigi, non sono sufficienti a rimanere entro i limiti degli 1.5°C. Oggi, i climatologi dicono che è “troppo tardi” per auspicare di mantenere la temperatura globale per 2 motivi: primo, perché abbiamo già raggiunto l’incremento di 1°C rispetto ai livelli pre-industriali; secondo perché, a causa dell’esiguità di tutti i tagli alle emissioni dei gas serra, decisi dai Paesi partecipanti alla COP21, si supererebbe l’aumento di 3° C entro la fine del secolo.