Il complotto contro l’America. In ricordo di Philip Roth
L’Accademia svedese non l’ha mai premiato, nonostante fosse stato candidato varie volte al Nobel per la letteratura. Malignamente, oggi, sulla scia dei recenti scandali che hanno travolto l’Istituzione, possiamo scrivere che intuiamo il perché. Ma premio o non premio, lo scrittore americano di origine ebraica, Philip Roth, scomparso il 22 maggio 2018 per una crisi cardiaca a 85 anni, ha tracciato una linea senza tempo nella letteratura universale.
Considerato ‘il gigante della letteratura americana’, in realtà Roth ha sviluppato la sua narrativa, pur centrata sulla storia contemporanea nordamericana, con uno stile talmente innovativo da farsi maestro di un nuovo linguaggio letterario, travalicando cosi, i confini stessi dei contenuti trattati.
In Pastorale Americana, che gli valse il premio Pulitzer nel 1998, la descrizione dell’attentato terroristico perpetrato dalla figlia, già terrorista, alla casa dei genitori è una pagina esemplare di ciò che significa saper trattare la contaminazione dei generi: la potente capacità descrittiva dei personaggi e delle loro dinamiche, dei luoghi, degli ambienti, travalica i confini stessi della letteratura, facendosi immagine concreta, senza che il lettore ricorra alla propria d’immaginazione.
Con sottile ironia, quando non con comicità, Philip Roth, spesso attraverso il suo alter ego, Nathan Zuckerman, ha indagato nelle molteplici pieghe della condizione umana, precaria e imperfetta. Un approccio di racconto che gli ha permesso di affrontare e sviscerare gli argomenti più vari: dal sesso alla politica, dal sogno americano al suo disincanto, fino alla senilità.
Ed è politico, quanto precursore dei tempi presenti, uno dei suoi ultimi romanzi, fra i meno noti ma non per questo meno efficace, Il complotto contro l’America (ed. Eianaudi)
Pubblicato nel 2004, il romanzo fantapolitico immagina che l’aviatore Charles Lindbergh (realmente esistito) con simpatie filo naziste (altrettanto certe) alle presidenziali del 1940 vinca le elezioni e da 33° presidente degli States stringe un’intesa con la Germania di Hitler e si rifiuta di intervenire nella Seconda Guerra Mondiale. Di colpo, le tante famiglie ebree d’America come quella protagonista del libro, perdono le illusioni proprie della democrazia americana e le certezze della Carta Costituzionale. Scrive Roth “Israele ancora non esisteva, 6 milioni di ebrei non avevano ancora cessato di esistere […]. La Palestina era remota […] Una patria l’avevamo già da tre generazioni. La nostra patria era l’America. Poi i repubblicani nominarono Lindbergh e tutto cambiò”. E per gli ebrei il sogno americano si trasformò in un incubo.
Di Charles Lindbergh, lo scrittore riporta degli avvenimenti biografici veri: la prima attraversata aerea transatlantica in solitario, che compì nel 1927 a bordo del monoposto Spirit of Saint Louis, tratta New York – Parigi senza scalo; il rapimento del figlio di venti mesi nel 1932 e il suo successivo omicidio; il ritiro in Gran Bretagna della famiglia Lindbergh, dopo la condanna dell’autore dell’infanticidio per mettere al riparo l’altro figlio; i viaggi dell’aviatore in Germania, come cittadino privato per conto dell’esercito statunitense, dove ebbe modo di conoscere a fondo la politica di Hitler e per volontà del quale ricevette la Croce di Servizio dell’Ordine Tedesca, onorificenza concessa agli stranieri per i servizi prestati al Reich; ed infine la posizione di Charles Lindbergh in occasione della II guerra mondiale quando si schierò nelle file degli isolazionisti, contro la linea interventista dell’allora presidente Franklin Delano Roosevelt, e che nel corso di un suo intervento alla Yale University, nel 1940, ad una platea di migliaia di persone chiese che l’America riconoscesse le “nuove potenze europee” e che gli ebrei erano i maggiori interventisti alla guerra europea“per ragioni non americane”.
La storia, come sappiamo, andò diversamente, e anche Roth fa terminare il suo fanta- romanzo con il ritorno di Roosevelt alla presidenza e il ripristino dei valori della Costituzione.
Il complotto contro l’America costituisce un monito, ci mette in guardia di fronte ai pericoli che corre la democrazia, fragile per sua stessa natura. Philips Roth non poteva non aver intuito già all’inizio del XXI l’onda lunga di un nuovo fenomeno che stava per inondare molte parti del mondo: la democratura o, se preferite l’ossimoro, la democrazia illiberale che in ogni continente, Europa compresa, sta trasformando alcune giovani democrazie o gli antichi regimi in sistemi politici con libere elezioni e libere economie ma divieti per le libertà civili.
È il testamento che il grande scrittore e l’uomo libero e anticonformista lascia ai suoi lettori.