La vera identità del ritratto più famoso del mondo
Chi è la donna ritratta da Leonardo da Vinci nel famoso quadro la Gioconda che richiama l’80% dei visitatori del Museo Louvre di Parigi dove è esposto?
Il ritratto è famoso come Monna Lisa detto La Gioconda perché da molto tempo si suppone che si tratti di Lisa Gherardini, moglie del ricco e nobile commerciante Francesco di Bartolomeo del Giocondo della famiglia dei Giocondi.
Gianni Vasari nel suo celebre Le vite, racconta che Francesco del Giocondo commissionò a Leonardo, il ritratto della moglie, la Gioconda, rendendo la coppia celebre per secoli, forse, immeritatamente.
Ma l’affermazione del Vasari non ha mai trovato riscontri e gli studiosi da molto tempo si chiedono e studiando e analizzando cercando di dare risposta scientificamente certa sull’identità del famoso ritratto.
L’ultima studio al riguardo porta la firma della ricercatrice dell’Università di Torino, Carla Glori e, dopo essere stato pubblicato su researchgate.net, sta interessando la stampa internazionale.
Dopo un lungo lavoro la storica dell’arte è giunta alla conclusione che il panorama che fa da sfondo al ritratto non è di fantasia né un anonimo angolo della campagna toscana, ma la riproduzione della campagna di Bobbio (Piacenza). E la donna dal sorriso enigmatico ritratta è Bianca Giovanna Sforza, figlia di Ludovico il Moro, duca di Milano e signore di Bobbio.
Seguendo l’indizio del paesaggio la ricercatrice ha verificato che per un periodo di tempo Leonardo Da Vinci visse nella provincia di quella zona del Nord d’Italia, sotto la protezione di Galeazzo Sanseverino, marchese di Bobbio. È stato allora che l’artista iniziò a realizzare il famoso dipinto, sostiene Gori, con la dama che dà le spalle al castello Malaspina dal Verme, residenza dei marchesi di Bobbio. La donna, ritiene la ricercatrice, altri non è che la marchesa di Bobbio, appunto la Sforza.
La ricercatrice è giunta a tali conclusioni dopo aver effettuato un’analisi paleontologica del paesaggio e fa notare come lo sfondo ha delle somiglianze con la Val di Trebbia: il piccolo viadotto che Leonardo dipinse alla sinistra della modella è il Ponte Gobbo di Bobbio che attraverso l’alveo del fiume Trebbia; le alture sino simili a quelle della Val Tidone. In una serie di ricostruzioni in 3D realizzate nel 2015 dagli architetti Bellocchi sono evidenti 10 punti a conferma di tali ipotesi.
Anche lo studio delle tracce fossili di impronte vetuste (gli icnofossili) condotto dall’Università di Genova e dal Museo di Storia Naturale di Piacenza hanno confermato la presenza di Leonardo a Pierfrancesco di Gropparello, in provincia di Bobbio.
Al riguardo scrive la storica Glori: ““Gli studi hanno provato che le medesime forme nella pietra sono state studiate e riprodotte da Leonardo nel Codice Leicester. Dai paleontologi mi è giunta conferma che gli icnofossili tipici di Pierfrancesco si trovano a Bobbio, raggiungibile facilmente da Leonardo a schiena d’asino”.
C’è un ultimo elemento a coronamento dell’ipotesi: nei primi anni dal Cinquecento – a quando risale il dipinto – Galeazzo Sanseverino era mecenate di Leonardo. Niente di più ragionevole che il nobile abbia commissionato a Leonardo il ritratto in omaggio della moglie, la bella Bianca Giovanna Sforza.