27 settembre. Il terzo sciopero globale per il clima
Il 27 settembre 2019 i giovani del Fridays for Future (FFF) scenderanno in piazza in tutto il mondo per il 3° sciopero globale per il clima (Action Strike Climate). I precedenti si sono svolti il 15 marzo e il 24 maggio 2019.
3 le richieste dei FFF come annunciato dal gruppo italiano attraverso la propria pagina Facebook:
1) FUORI DAL FOSSILE
raggiungimento dello 0 netto delle emissioni di CO2 a livello globale nel 2050 (in Italia nel 2030) per restare nei limiti dell’1.5 gradi di aumento medio globale della temperatura;
2) TUTTI UNITI, NESSUNO ESCLUSO
la transizione energetica deve essere attuata su scala mondiale, utilizzando come faro il principio della giustizia climatica;
3) ROMPIAMO IL SILENZIO, DIAMO VOCE ALLA SCIENZA
valorizziamo la conoscenza scientifica, ascoltando e diffondendo i moniti degli studiosi più autorevoli del mondo. La scienza ci dice da anni qual è il problema e quali strumenti servono per risolverlo. Ora spetta alla politica il compito di agire.
Più drasticamente sul sito i ragazzi i ragazzi scrivono: “Abbiamo solo 11 anni per salvare la nostra specie. Il pianeta sta bruciando”.
L’adesione dei sindacati e le proteste precedenti
Ma il 27 sarà il giorno culminante di una settimana – la Climate Action Week – interamente dedicata ai problemi climatici. Dal 20 settembre in tutto il mondo si svolgeranno azioni precise e proteste contro le politiche che non favoriscono le misure contro il riscaldamento globale.
In Italia vi hanno già aderito i sindacati FLC CGIL, COBAS, SISA, USI e USB. Il più grande tra loro, la FLC CGIL per il 27 settembre ha proclamato “lo sciopero di tutto il personale del Comparto Istruzione e Ricerca” compresi dirigenti, docenti universitari e “tutto il personale della formazione professionale e delle scuole non statali”.
I ragazzi e le ragazze del FFF sono già scesi in piazza nei giorni scorsi per protestare contro le nuove norme brasiliane che sembrano aver favorito gli incendi in Amazzonia e contro il trattato UE-Mercosur (accordo commerciale tra l’Unione e Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay), come hanno fatto anche molti dei leader dell’Unione, accusando il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro di non mantenere i suoi impegni a favore del clima e minacciando di non ratificare l’accordo.
Come tutto è iniziato
La grande mobilitazione dei giovani di tutto il mondo, come è noto, è iniziata sulla spinta dell’ambientalista svedese Greta Thunberg, dai suoi scioperi dalla scuola che ogni venerdì – dal 20 agosto 2018 – la vedevano sola davanti al Parlamento di Stoccolma con il cartello con scritto Skolstrejk för klimatet (Sciopero per il clima) e che l’hanno portata all’intervento alla Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite, Cop 24, nel dicembre successivo. Un intervento di grande impatto che ha risvegliato le coscienze di tanti giovani che, nel gennaio 2019, e già si vedevano per le strade europee (Roma compresa) ogni venerdì e che, come Greta, scioperavano per sollecitare i governi ad adottare le misure dettate dalla scienza per contrastare la crisi climatica. Nasceva e si diffondeva così il movimento ambientalista Fridays for Future.
Greta Thunberg è diventata il simbolo della lotta contro i cambiamenti climatici e in questi giorni si accinge a partecipare al prossimo vertice del clima dell’ONU (21-23 settembre 2019) a New York che ha raggiunto partendo dal Regno Unito con una barca a vela (a emissioni zero), ma tornerà in Europa con una nave cargo, perché i voli transoceanici inquinano troppo. Sì è presa un anno sabbatico dalla scuola per dedicarsi completamente alla causa ambientalista e, tra un impegno e l’altro, continua il venerdì a scendere in piazza, in qualunque parte del mondo si trovi.
Molto acclamata (ma anche molto criticata è spesso bersaglio di hate speech che non le risparmia l’essere affetta dalla sindrome di Asperger), tra i candidati per il Nobel per la pace 2019, a quasi un anno di distanza Greta continua a essere un modello da seguire.
Così in Uganda
Ultima in ordine di tempo (mentre scriviamo) Vanessa Vash giovanissima ugandese che il 1° settembre è scesa da sola in strada con il cartello Climate Strike Now, confermando via twitter di essersi “ispirata a Greta”.
Prima di Vanessa, Hilda Nakabuye e, soprattutto da Leah Namugerwa, attivista climatica della prima ora che sciopera da mesi e a Kampala è riuscita a coinvolgere, con le sue iniziative altri coetanei e che sarà accanto a Greta – e ad altri impegnatissimi adolescenti – a New York per presentare all’Onu le sue proposte per la “sopravvivenza” di noi umani sulla Terra.
Così a Bangkok
In Asia invece la più famosa è la thailandese Ralyn Satidtanasarn, nota come Lilly, dodicenne secondo la stampa francese, già sensibile ai problemi ambientali ma che “motivata dall’esempio di Greta ha moltiplicato le sue iniziative” concentrandosi nella lotta contro la plastica negli oceani: secondo un rapporto di Greenpeace la Thailandia è al 6° posto tra i paesi che più inquinano le acque marine. Nel giugno scorso Lilly ha riportato la sua prima vittoria convincendo un proprietario della grande distribuzione di Bangkok a non usare le buste di plastica nei suoi supermercati per una volta alla settimana: imitato poi da altri distributori e dalla grande catena giapponese 7 Eleven, che adotterà la misura dal prossimo gennaio.
Nel frattempo Lilly, supportata dalla mamma e coadiuvata dall’associazione ambientalista Trash Hero, gira con la sua canoa per raccogliere la plastica dalle acque della sua Bangkok.
Fotografie: 2) Roma, aprile 2019 – Greta Thunberg e il gruppo romano di Fridays for Future; 3) Kampala (Uganda) Leah Namugerwa, interverrà al prossimo vertice Onu per il clima; 4-5 Bangkok (Thailandia) – Ralyn Satidtanasarn ha raggiunto importanti risultati nella sua lotta contro la plastica nei mari