Progetto Sentinel. Abitare gli abissi, per l’emergente economia oceanica
Il mondo del silenzio s’intitolava il documentario autoprodotto nel 1957 dall’ oceanografo e regista francese di fama internazionale, Jacques-Yves Cousteau, vincitore dei maggiori premi cinematografici, Oscar compreso; un successo che replicò nel 1964 con Il mondo senza sole.
Il grande esploratore degli abissi – che si chiedeva se l’essere umano potesse vivere sott’acqua (cercò la risposta in 3 apposite missioni nel Mediterraneo) – ci torna inevitabilmente in mente quando apprendiamo del Progetto Sentinel, della società britannica di ingegneria e ricerca Deep, che consiste nella costruzione di stazioni sottomarine a 200 metri di profondità.
Vere e proprie case, comprensive di camere da letto, bagno, cucina e soggiorno, oltre ad una riserva di ossigeno e cibo che permetterà la sopravvivenza per 28 giorni. Moduli abitabili, scalabili secondo le esigenze, quindi smontabili e riutilizzabili, garantiti 20 anni di servizio. Offriranno ciò che serve per vivere e lavorare sott’acqua senza impatto energetico, perché la fonte primaria sarà il moto marino in aggiunta alle altre rinnovabili. Previsto, anche un bioreattore, per gestire i rifiuti evitando lo svuotamento dei serbatoi in mare.
Sarà una nuova attrattiva turistica? No, saranno abitazioni per missioni scientifiche, destinate ad università e/o istituti di ricerca; concepite per condurre missioni archeologiche a lungo termine o per studiare un luogo specifico.
Nel 2027 è previsto il primo habitat Sentinel sperimentale a Tidenham, nel Gloucestershire, nel Regno Unito.
I fondatori di Deep, Steve Etherton e Mike Shackleford spiegano che la profondità di 200 metri è obbligatoria, essendo il punto più profondo in cui la luce solare penetra nell’oceano, detta zona epipelagica, dove, si stima, si trovi il 90% della vita marina. È necessario iniziare ad esplorarla per conoscerla a fondo: è importante anche in prospettiva “dell’emergente nuova economia oceanica”, senz’altro un’opportunità per le prossime generazioni.
Sentinel è un progetto difficile e costoso, sostengono Etherton e Shackleford, così come poter organizzare tutte le necessità fisiologiche dell’umanità in quelle condizioni, ma ritengono essenziale imparare a vivere sommersi prima di riuscire a vivere in un altro pianeta. Abitare negli abissi potrebbe essere “il logico trampolino di lancio verso l’umanità multiplanetaria”.
Immagine, esempio di stazione sottomarina del Progetto Sentinel