Premio per la libertà di stampa in ricordo di Guillermo Cano

(…In conclusione, le tre ragioni principali che rendono Guillermo Cano una persona di successo e da cui vorrei imparare è che non si è mai arreso, era una persona corretta con un’ etica chiara e con una gran fantasia e passione per la scrittura. .. Guillermo era un uomo che ha dato la sua la vita facendo ciò che era corretto e che amavaSmon Ramirez)

Ne 1997 è stato creato l’UNESCO World Press Freedom Prize per la libertà di stampa in memoria del giornalista Guillermo Cano. Un premio che rende omaggio a una persona, organizzazione o istituzione che ha dato un contributo eccezionale alla difesa e, o alla promozione della libertà di stampa in qualsiasi parte del mondo, ad elevato rischio personale.

Il premio  di 25,000 dollari è stato istituito su iniziativa del Comitato esecutivo dell’UNESCO e viene formalmente conferito dal direttore generale dell’Organizzazione, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, il 3 maggio; è finanziato dalla Fondazione Guillermo Cano Isaza  e dalla Fondazione Helsingin Sanomat.

Il premio viene assegnato su raccomandazione di una giuria internazionale indipendente. La giuria è composta da sei membri indipendenti, che rappresentano tutti i tipi di media, compresi i media digitali. Il vincitore del premio è selezionato dal Direttore Generale dell’UNESCO sulla base delle valutazioni e delle raccomandazioni formulate dalla giuria.

Perché il 3 maggio

Il 3 maggio fa riferimento alla dichiarazione di Winkhoek,  redatta a Namibia nel 1991, alla luce di una tavola rotonda dell’UNESCO che si pose l’obbiettivo di promuovere l’indipendenza e il pluralismo della stampa africana (Declarations on Promoting Independent and Pluralistic Media) sulla base della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Nella dichiarazione si affermano principi fondamentali quali la difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei mezzi di comunicazione, capisaldi della democrazia.

Nell’art. 11 della Dichiarazione leggiamo “Tutti i finanziamenti dovrebbero mirare a incoraggiare il pluralismo, così come l’indipendenza. Come conseguenza, i media pubblici dovrebbero essere finanziati solo dove le autorità garantiscono un costituzionale ed efficace libertà di informazione ed espressione e indipendenza della stampa”.

Guillermo Cano Isaza: un giornalista dedito al suo paese

Guillermo Cano Isaza, a cui è dedicato il Premio, è stato un giornalista colombiano assassinato di fronte agli uffici del suo giornale El Espectador a Bogotá, in Colombia, il 17 dicembre 1986, ad opera di due sicari per ordine del narcotrafficante Pablo Escobar.

Cano indagava e scriveva inchieste sui crimini del cartello di Medellin e del suo capo Pablo Escobar,, durante gli anni ’80 e del conflitto tra narcotrafficanti e forze dell’ordine. Accusati del suo omicidio Los Priscos.

Terza generazione di una famiglia di giornalisti, legati alla fondazione del giornale El Espectador, fu, ed è, emblema del giornalismo professionale sia per la sua competenza che per i suoi principi etici.

Fu insigntio dal Premio Simon Bolivar dedicato alla vita e all’opera di un giornalista. L’anno in cui fu assasinato, nel 1986, ricevette il Premio Nazionale di Giornalismo CPB per la terza pagina domenicale Libricino di Appunti in cui mostrava una gran varietà tematica (Cano fu cronista sportivo, culturale e politico) dai ricordi di personaggi legati alla vita nazionale così come commenti critici alle problematiche del paese.

In occasione dei 30 anni dalla sua morte il fotografo de El EspectadorJaro Highera, consegnò un quadro di Cano pieno di ammirazione, stima e affetto. Fu proprio Cano che le facilitò il suo ingresso nel mondo della fotografia giornalistica. Lo ricorda come uomo dedito al suo paese, che soffriva terribiilmente nel vedere la gioventù che si consumava dietro la droga, la corruzione del governo.

Credeva fermamente nel “fare bene le cose”, con profondità e anche molta gaiezza e presenza di spirito come i lunedì in redazione che discuteva con passione della  sua ‘Santa Fe’ (squadra di calcio di Bogotà).  Con lui, afferma Highera, è morta la libertà di stampa; uccisero il giornalismo, l’opinione, la morale del giornale, con le sue denunce di decomposizione sociale.

Dopo 30 anni, lo ricordano con le lacrime e ne sentono fortemente la mancanza, ricordandolo mentre componeva i suoi editoriali, con precisione e meticolosità, completamente devoto al suo mestiere di vita.

… “Diceva sempre che gli ripugnava la pace dei sepolcri: “Dobbiamo cominciare a provare la pace vera e duratura”, affermava. Censurava con fermezza l’atteggiamento di militari e politici corrotti e dei trafficanti di droga che avevano impiantato la politica del terrore e coloro che  si erano introm: essi in qualcosa di vitale per lui: la pace del paese“. (Rodolfo Rodríguez, El Espectador, 2012)

Vincitrice del Guillermo Cano World Press Freedom Prize 2020

Per il 2020 è proprio una giornalista colombiana a riceverlo, Jineth Bedoya Lima, “la guerriera delle farfalle”.

Nata nel 1974, la sua attività si è concentrata sul conflitto armato e sul processo di pace in Colombia e sulla violenza sessuale contro le donne. Bedoya Lima è stata lei stessa vittima di violenza sessuale nel 2000, quando fu rapita e violentata a causa di un’indagine sul traffico di armi che stava conducendo per il quotidiano El Espectador. Tre anni dopo, mentre lavorava per il quotidiano El Tiempo, fu rapita da militanti delle ex forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC). Nel suo corpo porta le cicatrici lasciate da 10 ore di rapimento, tortura e violenza sessuale, eseguite da tre uomini di un gruppo paramilitare.

“Il coraggio e l’impegno di Jineth Bedoya Lima, doppiamente esposti a rischi inaccettabili come donna e giornalista, ispirano profondo rispetto”, ha dichiarato il direttore generale dell’UNESCO Audrey Azoulay. “Abbiamo bisogno del lavoro di giornalisti professionisti e indipendenti.

“L’attuale pandemia evidenzia il ruolo vitale che i giornalisti svolgono nel fornire a tutti noi l’accesso a informazioni affidabili, in alcuni casi vitali, in situazioni di crisi”, ha aggiunto Azoulay. “Mostra anche i numerosi rischi che i giornalisti affrontano in tutto il mondo nell’esercizio della loro professione“.

Durante la cerimonia virtuale (dati i tempi) della consegna del premio, Bedoya Lima ha dichiarato: “Questo premio evidenzia lo sforzo di continuare a riferire, nonostante gli ostacoli siano stati posti sulla tua strada, e in Colombia lo sappiamo”, ha detto Bedoya alla conferenza stampa virtuale in cui “Martina”, la sua amica, l’ha accompagnata. , il suo gatto.

“Questo riconoscimento”, ha aggiunto, “è anche per ciascuno dei giornalisti colombiani e per ciascuno degli uomini che riferiscono in Colombia. Abbiamo affrontato decenni di guerra, traffico di droga, paramilitarismo, molestie da guerriglia, conflitti armati e criminalità organizzata, e credo che nessuna voce sia stata inferiore a quella sfida. ”

Nell’articolo de “El tiempo” così viene ritratta: “A causa delle conseguenze del suo attacco, pesa meno di 45 chili. Ma il suo fragile corpo è l’armatura del guerriero con cui combatte le sue battaglie e soprattutto quelle degli altri. Ha persino prestato la data fatale della sua tragedia alla Colombia per commemorare, con un decreto presidenziale, la Giornata nazionale per la dignità delle donne vittime della violenza sessuale nel contesto del conflitto armato“.

 

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