COP29, nell’anno più caldo di sempre
Dall’11 al 22 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian, si terrà la ventinovesima Conferenza delle Parti, COP29, l’incontro annuale sul clima organizzato dalle Nazioni Unite.
A pochi giorni dalla COP29, la nota del servizio di monitoraggio climatico della UE, Copernicus, ci ha informato che “virtualmente è certo che la temperatura globale dell’anno in corso probabilmente “sarà superiore di più di 1,55 gradi”.
Una rilevazione che, secondo il vicedirettore di Copernicus Samantha Burgess “segna una nuova pietra miliare nei record di temperatura globale e dovrebbe fungere da catalizzatore per aumentare l’ambizione per la prossima Conferenza sui cambiamenti climatici, COP29”.
I famosi Accordi di Parigi, raggiunti dalla COP del 2015 avevano stabilito di adottare tutte le misure necessarie per mantenere l’aumento del riscaldamento globale medio entro l’1,5 gradi.
Oltre, concordano il 97% degli scienziati mondiali, si raggiungerebbe il punto di non ritorno per le condizioni della vita umana sulla Terra.
Le conclusioni della COP29
Come è ormai consuetudine la Conferenza è andata avanti ad oltranza fino al raggiungimento dell’accordo, avvenuto nelle prime ore del 24 novembre e che prevede un finanziamento di 300 miliardi di dollari all’anno per 10 anni da parte dei paesi più ricchi verso quelli poveri è maggiormente esposti alle catastrofi da cambiamento climatico, quali: inondazioni, alle ondate di caldo e alla siccità
L’impegno finanziario dei paesi europei, degli Stati Uniti, del Canada, dell’Australia, del Giappone e della Nuova Zelanda, sotto l’egida dell’ONU, è quello di aumentare dai 100 miliardi attuali ad “almeno 300 miliardi di dollari” all’anno entro il 2035 i loro prestiti e donazioni a paesi in via di sviluppo.
Tuttavia questi ultimi hanno espresso tutta la loro delusione nei confronti dell’accordo
I finanziamenti promessi “sono troppo deboli, tardivi e ambigui”, si è rammaricato a nome del gruppo africano il keniano Ali Mohamed. Il suo omologo del Malawi, che rappresenta i 45 paesi più poveri del pianeta, Evans Njewa, ha denunciato un accordo “poco ambizioso”.
“L’importo proposto è pietosamente basso. È ridicolo” gli ha fatto eco il delegato indiano Chandni Raina, criticando la presidenza azera della COP29.
Infine i piccoli Stati insulari hanno deplorato “la mancanza di volontà di rispondere ai bisogni dei paesi in via di sviluppo vulnerabili”, attraverso la voce del samoano Cedric Schuster, ancora una volta deluso da un processo multilaterale al quale si è tuttavia dichiarato legato.
I principali donatori mondiali di finanziamenti per il clima – ossia gli occidentali, compresi gli europei – si sono dichiaratati impossibilitati ad andare oltre all’importo stabilito, in un periodo di restrizioni di bilancio e di sconvolgimenti politici.
Ma “crediamo di aver contribuito a un risultato storico – ha salutato l’accordo Joe Biden, sostenendo che è stato compiuto “un passo importante nella lotta contro il riscaldamento globale”. E alludendo all’atteggiamento scettico al riguardo del suo prossimo successore, Donald Trump, ha aggiunto: “Se alcuni cercano di negare o ritardare la rivoluzione dell’energia pulita […] nessuno può tornare indietro, nessuno”.