BED LIONS. La forza della fragiltà

BED LIONS: un libro di Melania Romanelli, un programma di formazione, un percorso di guarigione e una community contro il Binge Eating Disorder,  il disturbo da alimentazione incontrollata.

Parlare con Melania è una boccata di area fresca; una raffica di vento tiepido che ti avvolge, un getto continuo di irrigazione vitale. Una prospettiva di cambiamento a medio termine.

Melania è ecclettica e travolgente. Scrive per la televisione, finalista al Premio Solinas per un cortometraggio. Ha lavorato all’università nel Dipartimento di Scienze della Comunicazione.  Attualmente sta prendendo la certificazione da coach.

Come è ormai prassi del nostro periodo pandemico, l’intervista si svolge rigorosamente online. ‘Ammetto’ nella mia sala virtuale Melania e la sua giovialità mi conquista dalla prima visione. Una lunga treccia bionda, uno sguardo vivo, una voce cristallina e squillante.

Mi spiega subito che il suo programma BED LIONS non è una dieta, ma un cambio di abitudini alimentari. La sua missione è che tutti possano e debbano avere accesso a una soluzione dei disturbi alimentari, così che il cibo ritorni a essere un amico, un alleato e non più un nemico. “Sono una Binge Eater, ma guarita” – afferma.

Ma come si spezza la catena del BED? Melania afferma: “Non importa quale sia la tua storia, ma la decisione che prendi oggi”. Ma che cosa intendiamo con BED (Binge Eating Disorder)?

Come nasce il programma BED LIONS

Due anni fa Melania scrive un articolo dove racconta la sua esperienza di guarigione dal Binge Eating Disorder, il disturbo alimentare che l’ha accompagnata per più di 15 anni.

I Disturbi Alimentari, secondo i dati riportati dal Ministero della Salute, affliggono circa 3 milioni di persone.

Da sfogo e confessione privata, quell’articolo è diventato un grido, una voce solitaria, un’ancora di salvezza per tantissime persone in Italia che non riuscivano a trovare una via d’uscita, e che iniziano a scriverle per  ringraziarla e, soprattutto, per chiedere aiuto.

Attualmente, Melania è una coach alimentare e ha creato un percorso online a supporto alle persone in sofferenza, oltre a una community di persone resilienti e combattenti che lavorano insieme ogni giorno.

Non è un metodo medico, ma un percorso che nasce dall’elaborazione della propria esperienza, dettata da una profonda analisi personale e, soprattutto, da uno studio caparbio, quasi feroce. Sapere, capire, per poi delineare un programma “su misura”. Spettava a lei cambiare.

I suoi studenti e i livelli di consapevolezza

Mentre Melania mi parla della sua esperienza e di come sia nato il suo programma, indirizzandosi a coloro che utilizzano  la piattaforma BED LIONS, li chiama “studenti”. Dunque chiedo se si rivolge in particolare alle scuole, ma in realtà non si tratta di studenti canonici, ma di coloro che seguono il suo programma. Non sono utenti, non sono pazienti, sono studenti. Studiano un metodo, studiano se stessi, discipline quali la meditazione, la cristalloterapia, la biologia, il coaching, lo yoga alimentare. Si tratta di uno sviluppo personale che può tras-formarsi in rinascita personale e professionale.

Origine del termine “lions”

Il dente di leone, è un fiore capace di cambiare pelle, è fragile e forte al tempo stesso. Melania lo ha scelto per la sua unicità.

Sceglie il Dente di Leone per rappresentare il percorso di guarigione.

Leggiamo nel suo libro Bed lions: “Mi sono sempre piaciuti i fiori selvatici (Wildflower in inglese). Crescono dove meno te li aspetti, sono forti e resistenti e sono anche ricchi di colori e di sfumature simboliche…  nulla è paragonabile alla simbologia del Dente di Leone (anche detto Tarassaco).

Quando parli di “diversi livelli di consapevolezza” a che cosa ti riferisci?

Mi riferisco alle diverse fasi per arrivare alla guarigione: Accettarsi, Esserci, Imparare, Guarire, Amarsi. È la persona a essere responsabile della propria guarigione. Al centro c’è la persona che porta avanti un lavoro sul corpo, sulla psiche e sull’anima. Un cammino lineare. Accettarsi rappresenta la prima fase. Si può iniziare anche dicendo a bassa voce: “Io ho un disturbo alimentare”.

Si usa il cibo per offuscare le emozioni che non si è in grado di sopportare. Si vuole piacere agli altri e si cerca l’amore al di fuori di sé. Ci si punisce per non essere abbastanza.

L’alimentazione non è dicotomica, buona o cattiva. La mente è avvolta da una nebbia incontrollabile (Fog Eating) e va in cortocircuito: pensiamo solo al cibo e siamo completamente deconcentrati. Viviamo con l’ossessione di avere un mostro dentro, una personalità altra che non possiamo sconfiggere.

La mente è un muscolo e va allenata, noi possiamo controllare i nostri pensieri, esistono strategie, passaggi per allenare la mente. Si impara a sostituire il Fog eating (il mangiare annebbiato) con il Mindful eating (il mangiare con consapevolezza).  Si impara a ribaltare le credenze limitanti.  Si lavora per costruire un proprio mindset vincente (atteggiamento mentale).

In merito all’anima si vive in un perenne stato di paura, solitudine, abbiamo la sensazione che la vita ci sfugga, di avere tradito noi stessi. L’abbuffata è la traduzione del caos emozionale che si vive internamente. Sentiamo di non avere espresso a pieno noi stessi.

È necessario trasformare la paura in accettazione, partecipazione, compassione e amore per se stessi.

Quando parliamo di “Binge Eating disorder” che cosa si intende esattamente?

Si tratta di un comportamento ossessivo compulsivo molto destabilizzante che paralizza qualsiasi amor proprio e rapporto umano, spesso compromettendo lo svolgimento di normali attività di routine e, pertanto, anche le relazioni sociali.

Abbiamo bisogno, in definitiva, di creare emozioni reali che possono riempire – finalmente,e in maniera sana – il senso di vuoto che ci attanaglia. Tutti gli alimenti sono emotivamente equivalenti. I ricercatori hanno identificato differenze neurobiologiche specifiche nel cervello delle persone con anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata. A livello biologico e fisiologico il Binge Eater non riceve il messaggio di sazietà del cervello. Non è mancanza di volontà, ma di direzione.

Per iniziare un percorso di guarigione è fondamentale iniziare ad ascoltarsi; è necessario sviluppare un’attenta capacità di ascolto.

Aprirsi  a se stessi e agli altri

Melania cita Serenity Prayer del teologo Reinhold Niebuhr “Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza”. Il coraggio è il punto essenziale. Intraprendere il cammino di imparare a volersi bene.

Un continuo allenamento corporeo, mentale e spirituale. Corpo-mente-anima, un trinomio salvifico. Il corpo ti dice “grazie che ti stai occupando di me”. Quando ti prendi cura del corpo, il corpo ti ringrazia.

I disturbi alimentari possono passare inosservati dalla famiglia, dagli amici, poiché in molti casi non si ha un dimagrimento  radicale come nell’anoressia o un peso eccessivo, tranne in casi specifici di obesità. Il peso sale e scende. Un’ altalena continua.

Come si avvicina “lo studente” a te?

Il primo contatto è di conoscenza. Se sento che la persona non è convinta, sono la prima a dire che non è ancora arrivato il momento. Spesso poi tornano. È fondamentale che la persona sia convinta. Oltre al programma, ho costituito una community e, nella community, i partecipanti costituiscono una forza reciproca.  L’obiettivo è amarsi e aprirsi agli altri.

Una volta intrapreso il programma, lo studente è responsabile è autonomo; ho creato un sistema di accompagnamento in cui la domenica chiedo di mandarmi gli esercizi. Ma è la persona  a essere artefice della costruzione del proprio cammino. Personalmente, li sostengo nella motivazione. Se mi rendo conto che la persona ‘sta per cadere dalla tavola del surf’, le faccio una telefonata, un piccolo intervento di rinforzo.

Prima di essere un/una binge eater, siamo delle persone con sogni, passioni. Quando dico di ascoltare la luna è perché la luna è il simbolo del femminile, è essenziale costruire l’essere donna.

Al momento la maggior parte dei miei studenti sono donne, ma è un fenomeno comune anche tra gli uomini.

Come si accede al programma?

La piattaforma del programma è online. Ho strutturato tutto online, volevo che fosse una piattaforma suggestiva, attraente. Ho studiato scienze della comunicazione, sono nel campo del giornalismo e della comunicazione e volevo che fosse spettacolare, che arrivasse al cuore, alla mente. Uno stimolo per l’intelletto e per le emozioni. Come dicevo il percorso è completamente autonomo. Si scaricano gli esercizi in modo volontario, non c’è nulla di obbligatorio. Li supporto nella routine, vado a colmare alcune lacune.

È fondamentale non creare la dipendenza, ma agire sulla leva motivazionale in un percorso di autonomia, studiando e lavorando su attività quali lo yoga alimentare, gli esercizi di mindfulness. Persone che sono guarite, collaborano con me, nella funzione di mentoring, svolgono una funzione di supporto e accompagnamento agli “studenti”.

Le lezioni sono anche registrate in MP3, così si possono seguire, anche mentre si cammina o si svolgono altre attività. Si possono scaricare file, e-book, esercizi. Inoltre, ogni studente scrive un diario per tenere traccia delle attività, Ogni step ha un traguardo.

Gli do anche materiale cartaceo, esercizi da svolgere su carta; carta e penna sono importanti a livello di consapevolezza. Devono comprarsi un quaderno. Dai quaderni escono storie personali incredibili, dinamiche che si rivelano a loro stessi, nel momento in cui scrivono.

Come hai avuto l’idea di creare questo programma di autoformazione?

Devo dire che la mia provenienza italo-anglossassone mi ha aiutato molto. I miei disturbi sono iniziati durante l’adolescenza, ma non ero in grado di decifrarli, non riuscivo neanche a trovare le “parole per dirlo”. Poi mi sono imbattuta in un sito in inglese che descriveva esattamente la situazione che stavo vivendo. Così ho iniziato a leggere, studiare in modo pervasivo. Trovai che università americane mettevano a disposizione in modo gratuito, molti studi in merito.

Grazie agli articoli e ai saggi con cui mi imbattei in  Internet, venni a conoscenza del mio disturbo di cui ignoravo l’esistenza. Mi consideravo golosa, debole, mi colpevolizzavo per il mio rapporto con il cibo. Pensavo che solo Melania avesse quel tipo di rapporto con il cibo. Grazie a Internet e a uno studio consapevole, capii che non ero solo io.

Lo studio è stata sempre una componente essenziale nella mia vita. Io studio in continuazione, da sempre. Quando avevo 2 anni, andavo a scuola con mio fratello. Mi sedevo sulle braccia della maestra.

Inoltre per me, è fondamentale la comunicazione. Tanto la grafica come la comunicazione devono essere a colpo d’occhio. Per esempio, uso la tecnica della cromoterapia, per la visualizzazione dei percorsi e dei materiali in piattaforma. All’interno dei diversi percorsi bed lions c’è un sotto-logo, uno per ogni corso, così sono immediatamente riconoscibili.

Io non sono un medico. Quello che posso fare è un percorso di coaching; io mi baso su come stia la persona, non tanto sul peso. Una dieta restrittiva che ti fa perdere peso, non fa bene a chi ha disturbi alimentari. Non serve. È necessario intraprendere un percorso, e soprattutto, amarsi. Io continuo a studiare altri percorsi, aggiorno sempre i materiali della piattaforma.

Grazie agli articoli e al SEO, abbiamo dei picchi, anche sulla base degli articoli, la piattaforma nasce dal mio sito, il sito è la pagina di atterraggio.

Quando hai capito che qualcosa stava cambiando nella tua vita?

Nel 2016 avevo un lavoro relativamente stabile (mi occupavo di palinsesti in una rete televisiva), avevo un ragazzo, ma a un certo punto ho sentito dentro di me un bisogno forte di cambiare. Via ragazzo, via lavoro, via da Roma (dove lavoravo), sono tornata a casa mia in Abruzzo e, successivamente presi il volo per il Canada, dove iniziai a scrivere articoli di costume.

Ero contenta di scrivere, così cominciai a scrivere una raccolta di racconti sugli oriundi italiani, basate su interviste dal vivo. Così ripresi a scrivere. E la mia passione per i libri di  autoaiuto si rafforzò.

Al ritorno in Italia, ha aperto un blog dove ho raccontato la mia storia, a cui sono seguite migliaia di richieste.

Il mio fidanzato è un esperto del web e mi ha supportato nella creazione della piattaforma. Sicuramente la mia anima anglo-italica mi ha avviato verso questo percorso. E questa “ambivalenza” la rivendico. Le persone arrivano al mio blog in modo naturale, non facciamo pubblicità. Attualmente, gli studenti sono 150 e  la community è formata da 750 persone.

 

 

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Una risposta

  1. Aprile 29, 2021

    […] LEGGI L’INTERVISTA QUI […]

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