World Press Photo 2022. Le migliori immagini dell’anno

Quattro i vincitori del World Press Photo 2022 (WPP), tra le la novità di questa 66° edizione che oltre ai riconoscimenti assegnati per regione del globo (proclamati lo scorso marzo), premia le seguenti 4 categorie: miglior foto, miglior storia fotografica, miglior progetto a lungo termine e miglior progetto realizzato con formato libero.

L’immagine più bella

Il premio per la miglior immagine va ad Amber Bracken del New York Times, con uno scatto realizzato in British Columbia, Canada: un arcobaleno fa capolino all’orizzonte, mentre in primo piano vediamo degli abiti rossi appesi su delle croci di legno.

Titolo dello scatto Kamloops Indian Residential School, il nome dell’istituto scolastico dove sono state individuate circa 200 probabili tombe senza nome dall’antropologa  Sarah Beaulieu e che potrebbero appartenere a bambini indigeni locali ospiti dell’istituto.

L’organizzazione Centro Nazionale per la Verità e la Riconciliazione (creato con lo scopo di ricostruire la storia completa del sistema scolastico residenziale del Canada), ha ufficialmente riconosciuto 51 studenti morti nella scuola. I loro decessi vanno dal 1919 al 1971.

Per Rena Effendi, presidente della giuria, questa immagine “s’insinua nella memoria, ispira una sorta di reazione sensoriale. Potevo quasi sentire la quiete, un momento tranquillo di resa dei conti globale per la storia della colonizzazione, non solo in Canada ma in tutto il mondo.

Miglior storia – Salvare le foreste con il fuoco

Miglior storia del mondo quella che Matthew Abbott ha realizzato in Australia,  per National Geographic/Panos Pictures.

Intitolata Salvare le foreste con il fuoco, il reportage è dedicato al rito degli indigeni  Nawarddeken, nel West Arnhem Land,  che bruciano strategicamente la terra, una tecnica nota come ‘combustione a freddo’.: i fuochi, infatti, muovendosi lentamente bruciano il sottobosco e rimuovo l’accumulo di residui vegetali, evitando così incendi maggiori.

Questo popolo attua la tecnica da tempi antichissimi e considerano il fuoco uno strumento per gestire la propria terra che si estende per 1,39 milioni di ettari. Tecnica ripresa dai ranger locali che applicandola con le tecnologie preventive attuali degli incendi, riescono a emettere meno CO2 nell’ambiente.

Miglior storia a lungo termine – Distopia amazzonica

Miglior storia a lungo termine per  Lalo de Almeida, Brasile, per Folha de São Paulo/Panos Pictures.

Protagonista la foresta amazzonia, la quale, come è noto, incombe sotto le minacce di deforestazione, estrazione mineraria, sfruttamento di altre risorse naturale e sviluppo dello infrastrutturale, accentuate dalle politiche non propriamente ecologiche del presidente Jair Bolsonaro.

Il lavoro di de Almeida, infatti, s’intitola Amazonian Dystopia.

Miglior storia a formato aperto. Il sangue è un seme

Premio per la storia a formato aperto a Isadora Romero, dell’Ecuador, che vince nella sezione video dove mettendo insieme storie personali, denuncia la migrazione forzata, la colonizzazione con la conseguenza della perdita del sapere ancestrale.

35 fotografie digitali, alcune scattate su pellicola 35mm scaduta e successivamente disegnate dal padre compongono un video che ci porta nel loro villaggio di Une, Cundinamarca, in Colombia e scoprire con la stessa Isadora che la sua bisnonna e suo nonno erano ‘custodi di semi’, figura scomparsa e con essa di semi. Delle diverse tipologie di patate che i suoi antenati coltivavano ne rimangono soltanto due.

Titolo del lavoro Il sangue è un seme. 

Fonte: World Press Photo. org

 

 

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