Sulla via di Carlo Bo. Storia familiare e letteraria
Il dialogo tra generazioni rappresenta un’autentica fonte di vita e suggella un patto di civiltà tra uomini che si scambiano il loro sapere e le loro esperienze. In questo felice quadro socio-culturale, i nonni sono la nostra storia perché ci hanno raccontato la storia della loro vita, di quella cominciata sul finire del 1870 e che si è conclusa quasi 90 anni dopo, attraversando quindi un secolo. Erano quelli giorni di fame, di guerre, di duro lavoro, di sudore e di dolore perché così è fatta la vita di tutti gli esseri umani.
Ma quando noi bambini, intrecciando le gambe, ci mettevamo ai loro piedi e volgevamo all’insù lo sguardo, sapevamo che saremmo venuti a conoscenza, dalle loro parole, di quelle che allora credevamo favole ma altro non erano che le storie vissute in prima persona proprio dai nostri progenitori.
Oggi, che a mia volta, racconto ai nipoti, la mia di vita, voglio scrivere di un ricordo lontano.Mio nonno Davide, è nato nel l877, in una famiglia che ha accolto nel suo nucleo, in aggiunta ai figli esistenti, una bimba orfana, originaria comunque dello stesso ceppo famigliare.
Un’usanza abbastanza comune e solidale per quel tempo, e così la piccola Ada divenne sorella di mio nonno. Era bellissima, questo mi è sempre stato detto, gioiosa, intelligente e buona. Crebbe ed ebbe la possibilità di sposare il notaio della cittadina in cui viveva. Da quel momento, per tutti, divenne…la “scià” Ada, e questo sostantivo in dialetto genovese, altro non era che un rafforzativo della parola signora.
Perché lei era davvero una donna che la comunità aveva classificato su di un gradino più alto delle altre donne. Per mio nonno invece era e restò sempre : Adina, e quando, avanti con gli anni, vestita di tutto punto con lo jabot bianco ed il nastrino di velluto nero legato al collo ed ornato di un piccolo cammeo, passava davanti al negozio dei miei famigliari, si rinnovava tra loro uno spontaneo abbraccio fraterno. Perché vi ho presentato questa figura femminile?
Perché lei era la mamma di Carlo Bo, il Magnifico Rettore dell’università di Urbino, il grande scrittore e letterato, senatore a vita per 6 legislature, e zia di Giorgio Bo, senatore della Repubblica per 28 anni e 8 volte ministro, oltre che madre di figli dediti all’avvocatura e alle materie letterarie.
La vita si sa, corre veloce: i figli di Ada Sanguineti e Davide Sanguineti, crescono . Dopo la fanciullezza, arriva l’adolescenza, dopo la gioventù, la maturità, ma tra loro nasce e resta un legame affettuoso anche se le loro strade si separano. Per il grande letterato si aprono incarichi prestigiosi che lo allontanano da Sestri Levante. C’è sempre e comunque il suo ritorno al paese natio durante il periodo delle vacanze, in quella villetta rosso mattone, delimitata da piante di oleandri dai fiori bianchi e rosa che la proteggevano dall’arzillo del mare che sfiorava le sue imposte, e lì i loro legami si rinnovano sempre di anno in anno.
Se vi parlo degli anni 70/80, vedo e ricordo il loro incontro in Chiesa per la S. Messa, quel saluto sorridente e cordiale sul sagrato con lo scambievole augurio di potersi incontrare la domenica dopo
Fino a quando, un giorno, uscendo dalla chiesa, la mia mamma era sola. Il senatore a vita si ferma, non dice nulla, abbassa lo sguardo, e piange. Espresse tutto il suo dolore e la sua tristezza così con quelle lacrime, aveva capito che papà non c’era più e così non c’era più nemmeno il suo amico.
E quanto gli fosse amico l’ho scoperto proprio quando una mia compagna di giochi, a me affettuosamente vicina da moltissimi anni, mi ha regalato un libro che parla della mia città e dei suoi personaggi illustri, tutti facenti parte della storia di questo pezzo d’Italia, e con mia grande gioia, in una pagina ove veniva riportato un discorso che il Rettore dell’Università di Urbino aveva fatto durante l’inaugurazione della mostra Sestri Antigua nel 1962, egli citava come uno dei “nostri, del “gruppo” delle persone a lui care, anche “Rafelin” (mio padre), e così con nostalgia ricordava quegli anni trascorsi assieme.
Ed anche quello che Carlo Bo disse poco dopo il suo insediamento all’università di Urbino sta a testimoniare quale sia stata la grandezza di questo italiano: ”Ho messo al servizio dei miei studenti la mia cultura perché così si agevolava con loro un dialogo umile e concreto e così facendo sono riuscito a stabile quel contatto senza il quale la scuola muore. ”Oggi so che il valore morale coincide sempre con la storia personale di ciascuno di noi e con questo valore dobbiamo percorrere tutta la nostra esistenza, crederci fino in fondo, perché non vale la pena di bruciarla, e perché qualcosa di noi resterà per sempre.
E se quel che ho scritto vi sembrerà una favola, ma non lo è, accettatela così come è.
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