La cultura si fa strada. Le parole da salvare nelle vie delle nostre città

Lo Zingarelli, il famoso dizionario della lingua italiana edito dalla Zanichelli conta 145mila voci e 380mila significati. Dalle ultime   edizioni, il tomo riporta circa 1000 parole nuove, come burkini, chatbot, ciclovia, climalterante o microchimera. Ma attenzione, ci avvisa l’editore, sono molte di più – oltre 3mila – le parole trascurate, vocaboli che pur mantenendo intatto il loro valore nella contemporaneità, sono uscite dall’uso comune del nostro scritto e parlato.  Corrono il pericolo di essere dimenticate e tra qualche anno potrebbero essere cancellate anche dagli stessi dizionari.  Eppure non sono parole rare o difficili, al contrario, sono vocaboli che fino a poco tempo fa venivano utilizzate frequentemente, a volte anche troppo, come ad esempio obsoleto, o un termine che calzerebbero a pennello in questi tempi inutilmente cattivi: denigrare che significa, per l’appunto, screditare qualcuno o qualcosa.

Parole, dunque, che vanno salvate, per tutelare la nostra capacità di pensiero ed espressiva e con essa la nostra cultura presente e futura.

Vanno in tal senso una serie di originali iniziative della casa editrice Zanichelli, che ha ideato il progetto Didattica Urbana.  Da inizio autunno è partita la campagna #laculturasifastradaDa prima nelle vie di Milano e poi a Torino e Padova fino ad arrivare a Napoli, vengono realizzati una serie di graffiti urbani, che riportano le parole in disuso e le figure retoriche come: anacoluto, iperbole, metonimia, onomatopea. Queste ultime spiegate attraverso la citazione di celebri autori classici: ad esempio per il termine iperbole, sono stati usati i vv. 4-6 della celebre poesia L’Infinito di Giacomo Leopardi: “ma sedendo e mirando/interminati spazi/ di là da quella/ e sovrumani silenzi/ e profondissima quiete…”.

E giacché si parte dalle parole per abbracciare la cultura a tutto tondo ecco che alle parole italiane appaiono  i termini stranieri che non hanno traduzione, come ad esempio il giapponese tsundoku, che indica l’ossessione per i libri: quando vengono accumulati, senza leggerli.  O i vocaboli falsi amici, come li definisce lo stesso Zanichelli, ossia quelle parole straniere identiche all’italiano ma con un significato a dir poco differente, come la spagnola burro che significa asino.

Sono 50 graffiti per città, realizzati con una tecnica naturale e innocua per l’ambiente, situati a terra, in modo che anche chi cammina con la testa piegata sul cellulare difficilmente non li nota.

E dalle strade alla moda. Rientra nel progetto parole da salvare – didattica urbana anche il coinvolgimento dello stilista Antonio Marras che ha vestito il dizionario Zingarelli, interpretandolo in chiave creativa, con l’uso di elementi diversi: garze, fil di ferro, cemento, occhi di bambola, soldatini, bruciature, spine, suture, bulloni.

In tutto 16 tavole, copertina compresa, che costituiscono la serie di vocabolari d’artista ideate dal celebre creatore di abiti sardo, esposte nel suo atelier milanese fino al 21 novembre 2018. Mentre 8 opere della collezione saranno battute all’asta di beneficenza presso il Mudec di Milano.


Un incontro non casuale quello tra la Zanichelli e Marras (nella foto sopra), come spiega lo stesso stilista, perché “necessariamente il mio lavoro implica un’aderenza alla realtà e quindi alla cultura che ci circonda” la quale “è così connessa con la nostra esistenza che non se ne può fare a meno. È  come l’aria”. Per questo la cultura e le parole per esprimerla non possono mai andare “fuori moda”.

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