(R)esisti. Le storie dei super eroi reali

“Grazie Davide per raccontarci questa emergenza. Racconta le storie di ognuno di noi e tutte le storie sono così belle, sono belle e vere” scrive un utente sulla pagina Facebook di Davide Bongiovanni, visual designer e autore del docufilm (R)esisti che attraverso la sua camera da presa e un’altra ‘indossata’ da un’infermiera e da un paziente durante la terapia Cpap (apparecchiatura per la ventilazione meccanica), ha documentato 50 giorni dell’emergenza coronavirus in Val d’Aosta.

Dapprima riprendendo Aosta in lockdwn, completamente deserta poi immergendosi nella dolorosa realtà ospedaliera, superando la paura di essere contagiato e l’emotività per trovarsi in mezzo a tanto dolore. Ha iniziato a girare il 20 marzo “quando il dramma del Covid era nel pieno della sua furia” ha raccontato Davide Bongiovanni a Enrico Marcoz dell’Ansa.

Ricevuta in breve tempo l’autorizzazione della Protezione Civile ha realizzato le prime riprese nelle “strade vuote che offrivano “uno scenario apocalittico”. Poi con i permessi dell’ Usl ha spostato la sua videocamera all’interno del reparto Covid dell’ospedale Parini.

Nel nosocomio ha ottenuto la collaborazione del personale sanitario “che mi ha sempre tenuto in sicurezza, vestendomi con i dispositivi di protezione”. “Ricordo ancora l’odore pungente del disinfettante che bruciava il naso” dice Bongiovanni che per documentare non ha esitato a varcare la soglia del reparto di Covid 1 (per i pazienti più gravi) con la porta “completamente bianca di cloro da cui passavano medici e infermieri distrutti dopo il turno di lavoro”.

Un’infermiera ha accettato di collocarsi  sul petto una GoPro (la macchina da ripresa indossabile) che ha filmato “le sue mani, il continuo cambio di guanti e gli infermi sofferenti”. Poi è stato il turno di un malato. La stessa GoPro, dopo essere stata disinfettata e lasciata in quarantena per 48 ore, è stata posta all’interno del casco Cpap del paziente, per cercare di raccontare le sue sensazioni.

I momenti più difficili per il visual disegner sono stati “le interviste al personale sanitario, le lacrime, il dolore ma anche le parole del necroforo che ha trattato i morti primi di metterli nel sacco, alcuni ancora con le flebo attaccate al braccio” e, successivamente, a riprese ultimate nel rivedere le immagini della rianimazione: “Troppo dolore” ha spiegato.  Ma anche Bongiovanni è riuscito a resistere, superando ogni timore ed esitazione: in lui ha prevalso il  “sentirsi onorato di poter raccontare la storia di super eroi reali nella battaglia al Covid 19” come lui stesso ha scritto sulla propria pagina Facebook.

 

Immagini: Davide Bongiovanni, autore e filmmaker del docufilm ‘(R)esisti’ photo tratta dalla sua pagina Facebook

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