Ayouni. Alla ricerca di Padre Paolo, di Bassel e di tutti i desaparecidos della Siria
Ayouni, nella lingua araba letteralmente significa i miei occhi; in realtà è un’espressione impiegata nel linguaggio quotidiano per dire amore mio, comune a tutti gli innamorati: si scambia tra gli amanti, dai genitori che si rivolgono ai figli, tra fratelli e sorelle. Il titolo ideale, dunque, per il docu-film di Yasmin Fedda che accompagna Immacolata Dall’Oglio e Noura Ghazi Safadi alla ricerca, rispettivamente, del fratello, Padre Paolo Dall’Oglio, e del marito, Bassel Khartabil Safadi, informatico attivista avverso al regime, risucchiati entrambi senza lasciare traccia dalla voragine tragica della guerra siriana. Bassel è scomparso il 2012, Padre Paolo il 29 luglio 2013 da Raqqa.
Nella sua doppia valenza semantica (occhi e amore) Ayouni rileva non solo i fatti delle sparizioni ma anche l’attesa, l’incertezza, lo struggente stato emotivo e psicologico di chi non riceve risposte concrete sul destino segretamente irrisolto dei suoi cari: i sentimenti della “perdita ambigua” come la definisce l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che non lasciano tregua a chi resta e cerca senza fine. “Non so se sia vivo. Non posso essere sicura che sia morto. Fino a quando non vedrò il suo corpo, non potrò piangerlo” si confida Noura Ghazi al canale televisivo France24. Nell’agosto 2017 ha saputo che suo marito Bassel era stato giustiziato, dopo cinque anni di detenzione a Damasco. Ma non sa nient’altro. Informazioni senza certezze Come è morto si chiede e quando “di giorno, di notte”. Per anni Noura, giovane avvocato e attivista per i diritti umani, ha viaggiato per il mondo in cerca di risposte in nome del “diritto imprescindibile: dire addio a mio marito”.
“Yasmin ha dato la parola a noi per dare voce a tutti gli altri scomparsi – spiega Immacolata Dall’Oglio, detta Machi, al Corriere della Sera. L’opinione pubblica “corre il rischio di dimenticare” i desaparecidos della Siria, dei quali non si parla quasi mai, ma per Amnesty International sono almeno 100mila le persone scomparse dall’inizio della guerra nel 2011.
Padre Paolo, che negli anni ’80 aveva fondato il monastero cattolico siriano di Mar Mûsa, a nord di Damasco, diceva che “la Siria in questo conflitto stava perdendo la sua migliore gioventù – ricorda Immacolata – smarrita nelle carceri del regime, sotto le bombe, nei campi profughi in mano all’Isis, lungo la rotta balcanica e nel Mediterraneo. Bassel è stato vittima del regime, Paolo è stato rapito non sappiamo da chi ma chiunque sia stato, alla radice della violenza c’è la negazione dei diritti di libertà, di parola, di confronto”.
Per la famiglia Dall’Oglio la sparizione di Paolo rimane “un caso aperto”. In un video del 2014 indirizzato ai rapitori del fratello, Immacolata ha detto “Speriamo di abbracciare Paolo, ma siamo pronti a piangere la sua morte”. Oggi preme “la necessità di attribuire delle responsabilità” incalza Machi che cita il processo che si sta svolgendo in Germania contro alcuni crimini del governo siriano, ricordando però l’assenza della comunità internazionale per recuperare i resti e dare un’identità ai tanti gettati nelle fosse comuni recentemente emerse nei pressi di Raqqa.
Le riprese del docufilm sono durate 6 anni. Yasmin Fedda ha seguito Machi e Noura in Iraq, in Italia passando per il Libano e il Regno Unito: ha ripreso “i loro segreti, le loro lacrime e le loro domande e ha filmato la loro lotta per la verità e la giustizia”, come racconta all’emittente francese. Non riusciva “a mettere la parola fine”, aggiunge Machi; ancora meno ci riuscivano lei e Noura. Poi non essendo emerse novità e posto che la regista “non aveva scelta” la lavorazione del docu-film è terminata.
Riporta fatti veri ma “non è un’ichiesta”, piuttosto un racconto sui crimini di guerra che si snoda attraverso la narrazione di storie intime e che lancia un messaggio di imprescindibile importanza che Machi ci ricorda: “La memoria e il presente sono indispensabili per cercare delle basi sane per il futuro, e la Siria ha bisogno di questo”. Ne ha bisogno il mondo intero perché se dimentichiamo i desaparecidos, i 380mila morti e i 13,5 milioni di rifugiati e sfollati stimati nei 9 anni di guerra “l’umanità non andrà avanti”.
Il docufilm Ayouni, realizzato con la collaborazione di Amnesty International e la ONG pro-democrazia The Syria Campaign, è disponibile fino al 31 agosto sul sito cinemalacompagnia.it, come anteprima della prossima edizione del Festival Middle East Nova prevista a Firenze dal 6 all’11 ottobre 2020.
Immagini: Siria 1) Bassel Khartabil Safadi con la moglie Noura Ghazi. Bassel è sparito nel 2012; 2) Immacolata Dall’Oglio, detta Machi, con la fotografia del fratello, Padre Paolo Dall’Oglio, rapito nel 2013. Da allora di lui non si hanno notizie