La Sabina. Sorgente di storia per un fertile presente

Re Carlo tornava dalla guerra, così cantava così Fabrizio de André  narrando di colui che è passato alla storia per avere sconfitto l’esercito arabo-berbero musulmano. Non era re Carlo, ma si comportò come tale. Si fece re, invece, il figlio, Pipino il Breve,  che riuscì a riunire la terra dei Franchi e a fondare la dinastia carolingia (750 – 980) che diventò protagonista d’Europa con Carlo Magno, figlio di Pipino, com’è ben noto il primo imperatore di Occidente, dopo la caduta dell’impero romano.

Pipino il Breve ottenne “l’approvazione” cattolica: fu unto da papa Stefano II che gli  riconobbe la condizione reale. Fu proprio per la benevolenza del papato se la dinastia carolingia fu legittimata e Carlo Martello prima e Pipino poi, seppero come ricompensarla: difendendo e estendendo i territori della Chiesa fino a costituire nel 765 il Patrimonio di San Pietro, ossia i territori su cui lo Stato della Chiesa esercitò il proprio potere temporale fino al 1870.

Pipino scese in Italia varie volte e s’ impegnò con i suoi uomini a conquistare varie zone d’Italia. Attraversando molti territori, giunse a Poggio Bustone. Le sue guarnigioni avevano bisogno di essere alimentate e, con grande lungimiranza, fece costruire alle sorgenti di Santa Susanna un canale affinché quelle acque potessero confluire in un mulino e provvedere, pertanto, alla macinazione del grano, facilitando la produzione del pane per sfamare il suo esercito. Quel mulino esiste ancora e si chiama Santa Susanna.

Anche Cicerone spese parole su quelle sorgenti e oggi c’è chi, appropriandosi di tanta storia, continua ad attingere al proprio coraggio per costruirsi una vita che sarà sempre un’onda di stupore in virtù del “tutto è possibile”. Nel mulino di Santa Susanna, ancora oggi si macina il grano e si producono farine che hanno origini antiche, preservate da Sandro e Maurizio Serva titolari del ristorante “La trota” a Rivodutri.

Tutta la Sabina è una terra ricca, fatta di spazi verdi e colori caldi e, se ci si lascia accompagnare da una strada fatta di curve dolci, si incontrano vallate e colline che ti conducono per mano fino a raggiungere l’altopiano di Leonessa a 1000 m. di altitudine.

Vi sono aziende gestite da giovani donne e giovani uomini che producono prodotti importanti come l’olio di varietà leccino di Giulia Cappelli a Montelibretti. Non manca l’agricoltura biologica di Andrea Feliciangeli, a Borbona, che ha recuperato la coltivazione di vari tipi di mele e produce confetture speciali.

Terrapieni dove le ciliegie, le albicocche e le erbe spontanee come il tarassaco, il sedano e le carote e la pimpinela crescono unendosi all’odore di verbena. Come non ricordare Antrodoco, patria delle migliori castagne per i marron glacé.

Le etichette di tanti prodotti ripercorrono tante storie antiche; quei sapori e quei profumi fanno andare alle radici di un ieri che diventa sempre più un oggi. Avete mai assaggiato il gelato di olive? Il croccante all’anice stellato? Oppure la bisque di gamberi di fiume? Sono scoperte che stupiranno molti palati.

Se poi la strada si inerpica piano piano i casari del posto offrono formaggi pecorini, ricotte, mozzarelle che non temono nessun confronto e l’azienda Sant’Andrea ne è la regina indiscussa.

Il Lazio va famoso per la “porchetta” ma il gustare un piatto del maiale nero, nella tenuta del Varco di Alberto Venzaga è come capire che prima di allora s’ aveva certamente mai mangiato nulla di simile. Per il piacere degli occhi, poi ci si ferma a Poggio Bustone al giardino di Mafalda, una flower farm più unica che rara. E chissà se, oltre alle farine di quei mulini, Pipino il Breve abbia potuto gustare gli altri prodotti di questa terra, perché la Sabina è ricca e i suoi abitanti e i suoi allevatori sanno che non c’è coraggio senza futuro o viceversa e ne hanno fatto proprio il loro motto.

 

Immagini: 1) l’attore Tuccio Musumeci nella commedia musicale di Tony Cucchiara ‘Pipino il breve’; 2) Sabina (Lazio) mulino di Santa Susanna

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