Dal Divisionismo al Futurismo

"Le due madri" di Giovanni Segantini, esposto a Brera nel 1891

“Le due madri”,  Giovanni Segantini, esposto a Brera nel 1891

"Piazza Caricamento", Plinio Nomellini, Brera 1891

“Piazza Caricamento”, Plinio Nomellini, Brera 1891

È estate e il grande caldo è ormai imminente.  Passeggiare è meno piacevole.  Meglio l’ombra degli interni.

Allora se siamo a Rovereto, entriamo al Mart, dove dal 25 giugno al 9 ottobre 2016  per ammirare la mostra “I pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo” che  raccoglie i grandi maestri della pittura italiana a cavallo fra l’800 e il 900 che contribuirono a gettare le basi delle Avanguardie pittoriche del XX secolo. Una collezione di di 80 quadri che spiegano le origini e lo sviluppo del fenomeno artistico del Divisionismo (ultima decade dell’800) che trovò la sua confluenza naturale nel Futurismo (1909).

La mostra nasce con il proposito di dare al visitatore la visione plastica del confronto fra gli esponenti del Divisionismo e quelli del Futurismo, il cui incontro segna la nascita della pittura moderna in Italia.

Il Divisionismo non è propriamente un movimento artistico, poiché i suoi rappresentanti non scrissero un manifesto ufficiale, anche se il pittore Gaetano Previati si assunse l’onere di delinearne i principi nel suo “I principi scientifici del Divisionismo – La tecnica della pittura“, pubblicato nel 1906.

In  assenza di un documento, la sua nascita ufficiale è sancita dall’ esposizione organizzata presso l’ Accademia di Brera del 1891, dove per la prima volta apparvero dei quadri dipinti in modo “rivoluzionario”, autori dei quali erano i pittori Giuseppe Pellizza da Volpedo e Giovanni Segantini, i maggiori esponenti del Divisionismo, oltre a Plinio Nomellini e Emilio Longoni.

"Piazza di Volpeto" di

“Piazza di Volpeto” , Giuseppe Pellizza, Brera 1891

 La Signora Massimino, Umberto Boccioni, 1908

La Signora Massimino, Umberto Boccioni, 1908

 

Istantanea sul divisionisdemo

Il termine divisionismo si rifà alla tecnica pittorica, introdotta alla fine dell’800, che prevede l’applicazione sulla tela dei colori puri, senza mescolarli sulla tavolozza, attraverso punti o linee al posto delle consuete pennellate continue.

Il colore viene quindi “diviso” e il risultato complessivo si ottiene accostando le macchie di colore l’una all’altra, in modo da creare un colore continuo. Spesso si accosta questo procedimento al Puntinismo ( dal Pointillisme francese), con il quale condivide, nella sua prima fase, l’obiettivo di ottenere la massima luminosità e  di ricreare, nell’immagine dipinta a puntini, la percezione naturale della vista umana secondo le concezioni scientifiche dell’epoca.

Personalità originale del divisionismo

Tuttavia mentre il Pointillisme si concentra nell’applicazione delle nuove scoperte scientifiche, l’italiano divisionismo, influenzato dal rifiuto dei modelli accademici promosso dal movimento socio-artistico dell  Scapigliatura, con la sua adesione alla vita contemporanea e la volontà di rappresentare l’autenticità della vita e della natura, rivela una diversa intenzionalità, partendo dalla stessa tecnica pittorica utilizzata.

Il colore su tela non è frutto dell’avvicinamento di puntini, ma deriva da una serie di filamenti che si avvicinano o si sovrappongono. Un processo pittorico utilizzato per suggerire immagini sfocate ma dense di realtà. Una sovrapposizione  dunque di filamenti irregolari, la cosiddetta  “frammentazione a filamento“, una sorta di fusione ottica dei colori nella luce, che sfocerà nel “dinamismo futurista”.

Come gli scapigliati anche i divisionisti risentono del periodo storico in cui vivono, durante il quale, alle continue guerre che affliggono l’Europa, si

"L'oratore dello sciopero", Emilio Longoni. Brera 1891

“L’oratore dello sciopero”, Emilio Longoni. Brera 1891

Autoritratto, Giacomo Balla, 1902

Autoritratto, Giacomo Balla, 1902

aggiunge lo sconvolgimento sociale prodotto dalla Rivoluzione Industriale, che crea  forti fratture tra i diversi ceti sociali; in particolare fra i tanti che vivono in condizioni misure e ingiuste e i pochi privilegiati.

Da qui la necessità dei divisionisti di associare ai soggetti naturalistici e simbolisti, i soggetti sociali; rappresentazioni dove gli operai, i contadini, e la gente comune, diventano protagonisti, determinando, pur tra feroci polemiche, una nuova attenzione nei confronti dell’ineguaglianza tra le classi.

Il divisionismo, quindi si fa premessa ideale del Futurismo, movimento artistico e letterario squisitamente italiano che influenzò la cultura europea e non solo.

Ricordiamo che il Manifesto del Futurismo fu pubblicato nel 1909 dal suo massimo esponente Filippo Tommaso Marinetti e l’anno successivo, i pittori Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo firmarono il “Manifesto dei pittori futuristi” e, nell’aprile dello stesso anno,  il “Manifesto tecnico della pittura futurista“,  che, tra gli altri principi,  affermava che “non può sussistere pittura senza il Divisionismo”.

La mostra di Rovereto “Dal Divisionismo al Futurismo” ci offre il percorso visuale che ricongiunge i due movimenti, articolata in 6 sezioni: Il Divisionismo tra vero e simbolo; La luce della natura; La declinazione simbolista. Una “pittura d’idee”; La declinazione realista. L’impegno sociale; Verso il futurismo e La pittura futurista.

Mostra transculturale, in quanto organizzata dal Mart (Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto)  in collaborazione con la Fundación Mapfre di Madrid, che ha allestito la mostra da febbraio a giugno 2016. L’ esposizione italiana è stata curata da Beatrice Avanzi, curatrice del Museo d’Orsay di Parigi e Daniela Ferrari, curatrice di Mart Rovereto.

Fedeli alla storicità degli avvenimenti socio-artistici, ci permettiamo di ricordare come filo conduttore artistico, la mostra Dalla Scapigliatura al Divisionsimo. Origini della modernità, allestita a maggio 2015 presso la Galleria Bottegantica di Milano.

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