La Roma del Settecento rivive a New York
La Roma del Settecento rivive a New York nella mostra Luigi Valadier, Splendor in Eighteen Century Rome, presso il museo Frick Collection.
Fino al 20 gennaio 2018, oltre 50 composizioni e disegni di colui che fu orafo, argentiere, scultore in bronzo e padre del famoso architetto Giuseppe Valadier che progettò la romana Piazza del Popolo.
Luigi Valadier (Roma 1726-1785), rispettando la tradizione di famiglia – artigiani argentieri da generazioni – nel 1759 assunse la direzione della già nota bottega aperta dal padre André, francese trasferitosi a Roma intorno al 1720.
Padrone della tecnica, abilissimo disegnatore ed esecutore di opere d’arte originali ed eleganti, Luigi realizzava preziosi manufatti decorativi in pietre, smalti, legno, vetro e marmi su commissione degli altolocati italiani ed europei.
Presto ampliò l’attività di famiglia: per lui lavorano stabilmente 80 artigiani e la bottega Valadier divenne una delle più grandi della città. Il Registro Generale del laboratorio, compilato nel 1810 dal figlio Giuseppe (recentemente acquistato dalla Frick Art Reference Library), riporta la lista degli strumenti che Luigi e i suoi collaboratori, in 25 anni di attività, hanno usato per produrre un incredibile numero di manufatti. Oltre alle importanti commissioni già citate, tanti erano i clienti in visita nella Città Eterna che compravano le creazioni di Valadier come souvenir, diffondendole così per il vecchio Continente.
Ma le creazioni di Luigi (elaborate e preziose), il costo dei dipendenti e i clienti inadempienti gravarono severamente sulle finanze dell’officina. Carico di debiti, nel 1785 Luigi Valadier si tolse la vita, gettandosi nel Tevere.
Per alcuni lo stile di Luigi raccoglie l’eleganza dell’ultimo barocco e precorre il neoclassicismo, esprime un talento di certo non inferiore all’arte del grande Benvenuto Cellini. Eppure, nonostante la sua bravura e la sua fama in vita, oggi l’artista romano è conosciuto poco e da pochi. Forse su di lui e sulla memoria postuma della sua arte ha gravato la tragica fine, considerata, in passato, peccato gravissimo.
La mostra newyorkese – che ha richiesto 4 anni di preparazione – è la prima esposizione monografica dedicata a Luigi Valadier, curata da Alvar González-Palacios, massimo esperto dell’artista romano e autore dell’imponente biografia commissionata dalla Flick.
Le opere esposte provengono da istituzioni pubbliche e collezioni private europee e statunitensi. Sono suddivise in 3 sezioni: la rinascita dell’antichità, le commissioni a carattere religioso e gli oggetti secolari.
Interessato all’archeologia, le vestigia romane sono state fonte di grande ispirazione per Luigi Valadier, che le riproduceva in miniatura, reinterpretandole in forma originale e innovativa. Come dimostra la riduzione del Tempio di Mercurio, realizzata intorno al 1778, in lapislazzuli, ametiste, porfido rosso e verde, proveniente dal Museo Archeologico di Madrid, mentre il disegno è normalmente esposto al Museo Napoleonico di Roma.
O il Trionfo di Bacco del 1780, in alabastro, pasta di vetro, bronzo dorato, decorato con agata e pietre antiche, oggi appartenente al Louvre di Parigi.
Esposte a New York, infine, anche le statue dei santi dell’altare maggiore del Duomo di Monreale (Palermo) eseguito da Luigi Valadier nel 1770.