Giorno della memoria a 80 anni dalle leggi razziali
L’anno 1938 segna l’inizio della fase più cruenta della persecuzione antisemita perseguita dal nazismo e dai suoi alleati.
Il Giorno della Memoria 2018 coincide, infatti, con gli 80 anni della promulgazione italiana delle leggi razziali contro gli ebrei e gli 80 anni del pogrom tedesco della Notte dei cristalli (Kristallnacht 9-10 novembre). In quei bui giorni d’inizio novembre nell’arco di 24 ore, nelle maggiori città tedesche furono uccisi 90 ebrei, 101 sinagoghe vennero incendiate, oltre 7mila fra negozi e magazzini di proprietà di ebrei vennero saccheggiati e distrutti, circa 20mila ebrei vennero arrestati e deportati nei Lager.
In Italia, per decreto regio, il 17 novembre 1938 vennero promulgate le Leggi Razziali antisemite. Un anno prima, il 19 aprile 1937, l’Italia aveva varato le prime leggi razziali, da applicare in Africa Orientale (colonizzazione dell’Eritrea, Somalia, Libia ed Etiopia) per segnare la superiorità degli italiani rispetto ai sudditi delle colonie. Gli effetti di quelle leggi aprirono, di fatto, la strada a quelle contro gli ebrei.
Il 1938 vide le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento, diventare deportazioni di massa. Dal 1933 al 1945 la Germania Nazista e i suoi alleati (Italia in primis), crearono in Europa più di 40mila campi di concentramento (dati dall’Enciclopedia dell’Olocausto). Dapprima nei campi venivano inviati solo cittadini tedeschi cosiddetti “nemici dello stato” o gli “indesiderabili”: comunisti, zingari, omosessuali, Testimoni di Geova. Poi il nazionalsocialismo, una volta consolidato il proprio potere, radicalizzò la persecuzione verso le minoranze, soprattutto ebrei, fino ad arrivare nel 1935 alla promulgazione delle Leggi di Norimberga con le quali stabiliva la superiorità della razza ariana (origine indoeuropeo) sulle altre etnie.
Dal 1938 iniziano le deportazioni degli ebrei maschi. Scoppiata la seconda guerra mondiale, il numero dei campi s’infittisce, le deportazioni si estendono a tutta la popolazione ebraica europea, per la quale nel 1941 la Germania nazista decide la soluzione finale, ossia il suo sterminio sistematico. È genocidio. Muoiono nei campi di concentramento, nelle camera a gas, quando non di stenti, circa 15 milioni di persone, dei quali 6 milioni di ebrei.
In Italia, le deportazioni colpiscono la comunità ebraica dal 1943, con l’armistizio dell’8 settembre che segna la fine dell’alleanza militare con la Germania, trasformando i tedeschi da alleati a occupanti. 8.500 cittadini italiani di religione ebraica vengono deportati ad Auschwitz; 7800 sono le vittime.
Il Genocidio degli ebrei europei del XX secolo, indicato con il termine Shoa, è sì figlio del nazionalsocialismo, ma la Storia insegna che se i nazisti sono riusciti a dare al razzismo una forma politica è stato per il diffuso antisemitismo secolare. Per questo, dal 2001, ogni 27 gennaio ricorre la Giornata della memoria, riferendosi allo stesso giorno del 1945 quando i russi arrivarono nel campo di concentramento di Auschwitz e l’orrore venne alla luce.