Se ricordare è vivere, ricordiamo Ginetaccio
“Ei fu. Siccome immobile dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore …” Una poesia che si studiava alle medie, e che a distanza di anni tutti la ricordano ancor. Il poema 5 maggio, dedicata a Napoleone Bonaparte da Alessandro Manzoni, evoca nella mia mente sempre ad un nome: Gino Bartali, venuto a mancare 20 anni fa.
D’accordo era un grande ciclista, vincitore di 4 Milano Sanremo, 3 Giri d’Italia, 2 Tour de France, 3 Giri di Lombardia ed altre 124 corse importanti, ma era principalmente un grande uomo.
Tutti sanno quello che fece negli anni Quaranta, quante vite salvò dalla deportazione nei lager, quanto il suo comportamento ebbe ad essere definito eroico. Giusto tra i giusti, il suo motto era: “Io salvo le persone, di quale religione sono non importa, a me interessa la vita”. Ci sarebbero tante cose da scrivere su Gino, ma altri lo hanno fatto, quindi verrei a ripetere imprese e vittorie che i giornali già hanno raccontato.
Ma le date nella vita sono importanti, ed io prendo a prestito quella scritta e a me indiriizzata (Pasqua 2015) dall’amico Giuseppe Castelnovi, giornalista e memoria storica posta nella prima pagina del libro Bella è la sera, scritto insieme a Marco Pastonesi, e dedicato al giornalista Bruno Raschi, uno dei massimi esperti di ciclismo.
Un libro che vale la pena leggere. La storia in diretta delle due ruote e, per gli amanti del ciclismo.sarà una goduria aprirlo ed arrivare alla fine con il fiato in gola. In esso non potevano quindi mancare episodi che riguardavano ‘Ginetaccio’ e il suo: “È tutto sbagliato, è tutto da rifare
Così in quelle pagine scopriamo il Bartali fragile, tenero ed emotivo e che non riesce a trattenere le lacrime quando riceve un premio a Pontremoli: Il Bancarella Sport per il suo libro scritto e dedicato a Fausto Coppi che definiva rivale in corsa ma insieme testimone di quanto avevano vissuto assieme.
Anche se la nostalgia degli anni passati talvolta svanisce, non per questo scompaiono i ricordi, ed io continuo a sfornarli a getto continuo, aiutata in questo momento da queste ore vuote che cominciano a pesare terribilmente. Ecco quindi due foto che conservo gelosamente, sono di 62 anni fa, cartoline che venivano distribuite durante il Giro d’Italia, ma qualcosa ci manca: quella folle corsa su due ruote che attraversando la penisola portava allegria, ci si dimenticavano guai e problemi, quelli che oggi abbiamo, quelle difficoltà da accettare perché troppo grandi per risolverle.
Ecco quindi che la foto di Gino Bartali (a sinistra nella foto sopra) con tutti i suoi ‘ragazzi’ Ernesto Bono, Sergio Braga, Franco da Roa, Giancarlo Gentilino, Marino Fontana, Giancarlo Manzoni, Fernando Ricci, Romeo Venturelli, Pietro Zoppas, da me raccolta al volo perchè veniva gettata durante il passaggio, vede sul retro le firme importanti di Falaschi, Baffi, Fallarini, Nencini, Carlesi e Anquetil ed altri.
Era una caccia agli autografi di quegli eroi del ciclismo di una volta e che noi, giovani di allora, conservavamo come cose preziose. Poi c’è la foto di Bartali donatore di sangue (foto sopra), di quel sangue che lui ha rischiato perché le ingiustizie del mondo fossero meno crudeli di quanto in effetti furono.
La dedica sul libro del quale ho parlato in precedenza è: “Se ricordare è vivere, ricordiamo” e come non farlo oggi, 5 maggio 2020, e dedicare a Bartali questo nostro pensiero!