Forse uno dei termini più utilizzati nelle conversazioni ordinarie, accademiche e socio-politiche è il termine “generazione”. Quale valenza ha nella società attuale e perché è cosi importante il dialogo intergenerazionale per lo sviluppo di un paese? Una breve riflessione e un progetto emblematico, promosso nelle scuole ci permettono di tracciarne i contorni.
Società del terzo millennio: generazioni a confronto
Il processo di interazione fra diversi gruppi è un fenomeno in costante evoluzione nella società globale. Nel XXI secolo le relazioni sociali sono uscite dalla loro tradizionale stratificazione per aprirsi alla flessibilità, accezione oggi tanto inflazionata. In una società come quella odierna, caratterizzata da un conclamato tasso di disoccupazione e da un innalzamento dell’età pensionabile, è auspicabile riflettere in direzione di una prospettiva dinamica e funzionale a tale cambiamento che chiama in causa le relazioni intergenerazionali.
Per generazione si intende un gruppo di persone nate e cresciute nello stesso periodo storico e nel medesimo contesto territoriale. Questa appartenenza permette di avere una comunanza di valori, di esperienze di vita che diviene il sostrato culturale di un complesso sistema relazionale. Una sorta di collante sociale. Naturalmente un’analisi dettagliata del fenomeno di reciprocità fra gruppi viene favorita se il campo d’osservazione si circoscrive all’interno di microsocietà. Ad esempio, ogni compagine lavorativa, ad di là delle molteplici tipologie che la caratterizzano, può diventare un luogo privilegiato in cui la dialettica generazionale si configura nella solidarietà di uno scambio fra sapere, saper fare e saper essere.
Formazione: officina dei saperi reciproci
La stessa formazione nelle sue innumerevoli forme di apprendimento sta via via assumendo le sembianze di un laboratorio delle competenze, fondato sullo scambio di metodi e tecniche fra le diverse generazioni. Un’officina della conoscenza che pone in gioco la reciprocità dei saperi. L’apprendimento diviene un fenomeno sociale ed esistenziale al contempo.
La conoscenza è relazione fra mondi apparentemente distanti che hanno bisogno di riconoscersi. Pensiamo a quante abilità i nostri giovani digitalizzati al silenzio, possono raffinare ponendosi dinnanzi ad una persona anziana, un’individualità con un grande bagaglio di esperienze che tuttavia ha bisogno di ri-emergere. Nella società della perfezione plastificata e del perfezionismo abilitato a norma etica la popolazione degli “over” fatica ad oltrepassare il muro dell’indifferenza e dell’inutilità. Loro, trasgressori della “Legge vigente”, fatta di dinamismo su larga scala, possono interagire con le nuove generazioni?
Al di là della trasposizione di memoria legata ad un passato che si fa tradizione, quindi valore da difendere, la generazione degli ultra settantenni può insegnare agli adolescenti l’importanza di sapersi rapportare con l’Altro, con il diverso. Valori, non solo da difendere, ma da diffondere in quanto fondamenta delle relazioni umane. Viceversa, un veterano attraverso l’incontro con i più giovani può acquisire nuovi strumenti che rinsaldano il proprio senso di appartenenza. Ebbene, lo spazio intergenerazionale offre un’opportunità di dialogo attraverso l’incontro di forme comunicative e relazionali apparentemente distanti dalla propria consuetudine. L’ascolto. Il talento di aspettare che la parola detta umanizzi finalmente i rapporti. L’ascolto. La capacità di leggere la parola scritta e di trasfigurare il contenuto del messaggio nella sua immediatezza. Perché siamo dinnanzi a due realtà che devono imparare ad ascoltar-si.
Coesione sociale e lavorativa
Nella dialettica fra domanda e offerta di lavoro un ruolo chiave lo hanno le competenze trasversali, ossia quelle competenze necessarie alla persona, a prescindere dalla sua formazione, prime fra tutte, la competenza relazionale e quella comunicativa. Ogni iniziativa rivolta a creare un ponte fra generazioni apre un varco nella comunicazione intesa come parola da comprendere. Dunque, la ricerca di nuove modalità di apprendimento incentrate su un rapporto di reciprocità generazionale favorisce la coesione sociale e può favorire lo stesso successo di un’azienda.
L’ambito lavorativo costituisce un luogo d’interazione generazionale esemplare, sottoposto a sbalzi e cambiamenti repentini. Mentre in passato era prerogativa solo dei lavoratori anziani insegnare i segreti del mestiere ai novelli occupati, oggi lo sviluppo tecnologico sconvolge questo vecchio paradigma e consegna anche ai giovani le chiavi di una partecipazione attiva alla organizzazione e riorganizzazione del processo lavorativo. Si tratta di una democrazia formativa e in-formativa che offre la possibilità di sentirsi parte integrante di una struttura attraverso lo scambio multidirezionale del proprio bagaglio dei saperi.
Buone pratiche crescono
Un esempio eccellente in questa direzione è il progetto promosso dalla Fondazione Mondo Digitale in collaborazione con Google e il CNA Pensionati che avvicina studenti di 9 scuole italiane (del Piemonte, del Lazio e della Campania) a 150 anziani, iscritti al CNA Pensionati.
Un incontro fra giovani studenti e lavoratori già fuoriusciti dal sistema produttivo. Da una parte i giovani accompagnano i nonni nel mondo virtuale del web e delle tecnologie digitali; dall’altra i pensionati aprono il libro dei ricordi e, cercando di fare un inventario, illustrano il loro bilancio di competenze. La finalità è mostrare come da un antico mestiere o da una vecchio approccio professionale possa scaturire una vision moderna da utilizzare per la propria progettazione. Una ricomposizione fra generazione, una con-divisione di esigenze che davvero potrebbe ridurre le disuguaglianze sociali. Il futuro, dunque, si riflette sul passato mentre il presente, superando inutili dicotomie, cerca nuove formule per le pari opportunità.