Una vita edificante per gli Universitari Costruttori
L’universo delle costruzioni da più di mezzo secolo ha sviluppato un’edilizia solidale a costo zero che non risente della tanto famigerata crisi del settore. Si tratta di un movimento chiamato Universitari Costruttori, costituito da volontari che si improvvisano carpentieri, pittori, muratori, restauratori con l’obiettivo di prestare opera ad associazioni, enti, comunità operanti nel sociale.
Oltre che a Padova, li troviamo a Milano e a Roma.
A nessuno viene richiesta alcuna competenza specifica nel lavoro edilizio. Piuttosto, la prestazione d’opera consiste nel mettere al servizio il proprio tempo, le conoscenze e le abilità possedute al fine di supportare chi non ha i mezzi economici per pagare una manodopera specializzata. L’iniziativa consta ormai di un folto gruppo di partecipanti piuttosto eterogeneo: ragazzi a partire dai 16 anni, studenti, universitari, pensionati, insegnanti, professionisti tutti naturalmente pronti a fronteggiare le dinamiche di cantiere secondo le proprie possibilità fisiche e spirituali.
La community tiene degli incontri periodici per valutare tutte le richieste pervenute e decidere quale lavoro avviare, tenendo conto dell’effettiva realizzabilità del progetto. Entro l’autunno viene deciso quali cantieri avviare a luglio e ad agosto, mentre in primavera, portate a compimento le procedure burocratiche, vengono aperte le iscrizioni per i campi estivi.
La partecipazione comporta un impegno economico che va dai 60,00 ai 100,00 euro. Una forma di autofinanziamento dell’iniziativa. Durante la permanenza nel campo, ogni partecipante ha due referenti, pronti a rispondere alle svariate esigenze. Un Capo Campo con funzioni di coordinatore al di fuori del cantiere e un Capo Tecnico, impegnato ad accompagnare i neo operai sul posto di lavoro; una sorta di intermediario che funge da ponte con le figure professionali solitamente presenti in cantiere (il committente, il direttore dei lavori, il capo cantiere, il responsabile della sicurezza etc etc).
Lavorare d’estate rinunciando al meritato relax. Lavorare senza percepire un compenso, anzi dovendo addirittura pagare. A cosa si assiste? Ad una mistificazione della “messa in opera” della buona volontà? O è semplicemente una vacanza alternativa tanto cara agli “alternativi” post comunismo?
Un committente dà l’appalto, impegnandosi a fornire solo i materiali, il resto è nelle mani del gruppo improvvisato di operai, che, se per un verso si richiama ai principi di solidarietà cristiana, per un altro accoglie chiunque voglia partecipare a questa pseudo impresa.
Senza vincoli di culto, si vive un’esperienza particolare all’insegna della con-divisione. Giorno per giorno si impara a con-vivere entro micro realtà dove la reciprocità è un valore; si volge lo sguardo oltre i propri confini; si cercano insieme soluzioni concrete. È come se fra i ponteggi e il calcestruzzo la solidarietà uscisse dall’anonimato per costituirsi come pratica solidale, scevra finalmente da anacronismi idealistici.
Senza dubbio, appare molto interessante considerare l’aspetto formativo della vita di cantiere, seppur l’esperienza sia limitata nel tempo. Qualunque situazione cantieristica è paragonabile ad un organo vivente che nasce e continua a crescere. Quindi, chiunque intervenga nella realizzazione di un progetto edile entra a far parte di un processo complesso, soggetto dall’inizio dell’attività fino alla chiusura dei lavori all’eventualità nelle sue svariate forme. Come se l’attività di questi novelli muratori finisse per essere una perfetta metafora dell’esistenza, uno spaccato di vita edificante.
Gli Universitari costruttori mettono in opera un progetto a sostegno del prossimo, ma non solo. Costruiscono per gli altri, partendo dalle fondamenta del proprio essere.