Cities for life. Verso una forma civile di giustizia
Nel 2018 sono state eseguite almeno 690 esecuzioni capitali in 20 Paesi, ancora tante ma si è registrata una diminuzione del 31% rispetto all’anno precedente. Ed è il numero più basso mai registrato da Amnesty International negli ultimi 10 anni.
I Paesi che hanno messo a morte più persone sono, nell’ordine delle sentenze capitali eseguite, la Cina, l’Iran, l’Arabia Saudita, il Vietnam e l’Iraq.
Il numero reale delle pene capitali in Cina rimane sconosciuto, perché il grande Paese asiatico continua a considerarlo un segreto di Stato. Secondo Amnesty International il dato ufficiale di esecuzioni avvenute nel 2018, esclude le “migliaia di sentenze capitali che si ritiene siano eseguite ogni anno”.
Anche per la Bielorussia (unico Stato europeo che ancora la pratica) e nel Vietnam il numero delle esecuzioni è un segreto di Stato, mentre sono poche o inesistenti le informazioni provenienti dalla Corea del Nord, dal Laos e dalla Siria, quest’ultima a causa del conflitto armato in corso dal 2011.
Pertanto, specifica Amnesty International, salvo “poche eccezioni”, i dati che pubblica “sono da considerarsi come valori minimi, quelli reali sono, molto probabilmente, più alti”.
Sono 56 gli Stati nel mondo che mantengono l’esecuzione capitale e 19mila i detenuti nel braccio della morte.
Ma nel 2018 ci sono Paesi che hanno abolito la pena di morte, o hanno intrapreso la via per abolirla:
a febbraio la presidenza del Gambia ha proclamato una moratoria per poi a settembre, sottoscrivere “il Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici, avente lo scopo di promuovere l’abolizione della pena di morte”;
a giugno il Burkina Faso ha cancellato la pena di morte dal suo codice penale;
a luglio la Malaysia, come aveva anticipato il suo ministro della Giustizia a Roma, ha stabilito una moratoria e in ottobre ha annunciato la riforma del proprio codice penale in materia della pena capitale;
a ottobre lo Stato di Washington (Stati Uniti) ha dichiarato la pena di morte incostituzionale. Sono 29 gli Stati Usa – su 50 – dove la pena capitale è ancora in vigore.
Il 13 novembre 2018 nel corso dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sono stati 123 i voti a favore della risoluzione per la moratoria della pena di morte. Lo stesso voto nel 2016 raccolse 117 voti favorevoli. Si conferma, dunque, la tendenza positiva verso la progressiva abolizione della pena di morte nel mondo.
30 novembre – mobilitazione planetaria
Contro la pena di morte, il 30 novembre da 18 anni si svolge la mobilitazione internazionale Cities for Life – No to death penalty, nata in Italia per iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, ripercorrendo la data fatidica e storica del 30 novembre 1786, quando il Granducato di Toscana, con l’introduzione del Codice Leopoldo, promulgava l’abolizione della pena di morte, voluta da Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, che fece di Firenze la prima capitale al mondo no-death penalty.
Ogni anno il 30 novembre si accendono oltre 2mila monumenti in moltissime città della Terra – nel 2019 saranno circa 2200 – per dire no alla pena capitale, sì a una forma civile di giustizia.