Commissione difesa diritti umani su Giulio Regeni
La commissione per la Difesa dei diritti umani dell’Accademia Nazionale dei Lincei guidata da Enzo Cheli, in considerazione del risultato delle indagini condotte sul rapimento e uccisione di Giulio Regeni, ha ritenuto opportuno pubblicare un documento di denuncia per quanto è accaduto al un nostro giovane connazionale, il cui testo pubblichiamo di seguito.
Testo
La Commissione per la difesa dei diritti umani dell’Accademia Nazionale dei Lincei, avuta conoscenza del risultato delle indagini condotte dalla magistratura italiana in ordine al rapimento ed alla uccisione dell’assistente di ricerca Giulio Regeni perpetrati a Il Cairo fra gennaio e febbraio 2016:
esprime la più ferma condanna per la gravissima violazione dei diritti umani che sembra essere stata commessa, anche attraverso il ricorso a mezzi di inaudita violenza, da parte di funzionari pubblici dei servizi di sicurezza della Repubblica araba d’Egitto con la complicità di organi politici dello Stato egiziano;
invita gli organismi competenti della comunità internazionale a intervenire nella questione per l’adozione di provvedimenti sanzionatori adeguati alla gravità del caso;
manifesta la più viva solidarietà alla famiglia di Giulio Regeni impegnata in una lunga e coraggiosa battaglia per la ricerca della verità;
auspica che la giustizia italiana, attraverso l’accertamento definitivo dei fatti, possa applicare sanzioni esemplari verso i responsabili dei crimini denunziati.
19 dicembre 2020
Il documento è stato inviato dall’Accademia alle principali autorità.
L’Antefatto
Il 10 dicembre 2020 la Procura di Roma chiudendo le indagini sul sequestro, le torture e l’omicidio del ricercatore Giulio Regeni avvenuto al Cairo (Egitto) nel 2016, ha notificato a 4 uomini della sicurezza egiziana l’avviso di garanzia attraverso i difensori d’ufficio degli indagati, essendo gli stessi irreperibili. .
I 4 militari e agenti del servizio segreto egiziano sono: il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. A quest’ultimo, oltre al sequestro di persona pluriaggravato, sono contestate anche le lesioni personali e l’omicidio del ricercatore. Chiesta l’archiviazione, invece, per Mahmoud Najem, perché hanno spiegato dalla Procura nei suoi confronti “non sono stati trovati elementi sufficienti, allo stato, a sostenere l’accusa in giudizio”.
Il ruolo degli agenti nel sequestro nell’omicidio è stato ricostruito nell’attività d’indagine dei carabinieri del Ros e dei poliziotti dello Sco.
Come prevede il Codice di procedura penale, dalla conclusione dell’indagine e dalla notifica dell’avviso di garanzia, i 4 militari avevano “20 giorni di tempo per presentare memorie, documenti ed eventualmente chiedere di essere ascoltati” come precisato dalla Procura di Roma.
Il fatto del giorno. L’ennesimo diniego dell’Egitto
Puntuale il 30 dicembre 2020 è giunto il comunicato della Procura generale egiziana che annuncia il rifiuto di rivelare gli indirizzi di residenza dei 4 agenti, posto che “il procuratore (il generale egiziano Hamada Al Sawi, ndr) esclude ciò che è stato attribuito a quattro ufficiali della Sicurezza nazionale a proposito di questo caso”.
Si legge nella nota che: “Il Procuratore generale ha annunciato che per il momento non c’è alcuna ragione per intraprendere procedure penali circa l’uccisione, il sequestro e la tortura della vittima Giulio Regeni, giacché il responsabile resta sconosciuto”. Sostiene, invece, che “parti ostili all’ Egitto e all’ Italia vogliano sfruttare ‘il caso di Giulio Regeni’ per nuocere alle relazioni” tra i due paesi. Ciò sarebbe dimostrato sia dalla scelta del giorno del sequestro sia da quello del ritrovamento del cadavere di Regeni, avvenuto durante una missione economica italiana al Cairo.
“Queste parti sono anche sostenute da media noti per la loro istigazione dei conflitti”, sostiene ancora il comunicato aggiungendo che “la Procura generale”, sulla base delle “circostanze di questo caso e alla luce di questa analisi, ritiene che ci sia un altro lato che non è stato ancora svelato dalle inchieste, come anche l’autore” del crimine.