Negozi Cannabis. Corte di Cassazione vieta la commercializzazione della light e dei derivati

 “Ciò che non è proibito è lecito, perché viviamo in uno Stato di diritto” rispondeva Luca Marola alla domanda com’era stato possibile commercializzare in Italia la cannabis light in mancanza di una legge specifica. Luca Marola è il fondatore dell’Easy Joint uno dei marchi italiani che hanno lanciato sul mercato la cannabis a basso contenuto di nicotina. Ha immesso nel mercato le infiorescenze femminili di Eletta campana, una variante della Cannabis Sativa “una coltivazione della tradizione italiana fino agli anni ’30 del Novecento” che Easy Joint ha reputato legale “perché la concentrazione di THC rispettano i livelli prescritti dalla legge italiana, la cui tolleranza di tenore di THC e stata ultimamente innalzata dallo 0,2 allo 0,6%”.

Era l’ottobre del 2017 e, per calcolo approssimativo, in Italia si contavano già centinaia di negozi sparsi nelle maggiori città. A distanza di 2 anni scarsi i negozi in Italia sono diventati migliaia. Costituiscono, con l’incremento delle piantagioni e dei marchi, un  settore di mercato ben avviato e in crescita esponenziale che ora rischia, repentinamente, di scomparire, lasciando senza lavoro e senza risorse (investite nell’attività) decine di migliaia di persone.

La decisione dell’Alta Corte 

Il 30 maggio 2019, infatti, le Sezioni Unite penali della Suprema Corte hanno dichiarato che la legge non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo di prodotti “derivati dalla coltivazione della cannabis come l’olio, le foglie, le infiorescenze e la resina con Thc inferiore alla 0,6”; in particolare la sentenza vieta la commercializzazione dei prodotti sopra citati contenenti la Cannabis Sativa L, perché “ predetta varietà di canapa, non rientra nell’ambito di applicazione della legge n.242 del 2016 che rende lecita unicamente l’attività di coltivazione di canapa delle varietà per uso a fini medici”, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante”. Saranno, dunque, i giudici di merito di volta in volta a valutare quale sia la soglia “di efficacia drogante” che rientra nei parametri del consentito.

L’antefatto

Le Sezioni unite della Corte Suprema si sono pronunciate dopo che la richiesta della quarta sezione penale in merito al procedimento del sequestro della merce di un commerciale marchigiano e dopo che la corte del riesame di Ancona aveva annullato il sequestro. Il procuratore capo del capoluogo marchigiano, quindi, si è rivolto alla Cassazione.  Nel febbraio 2019 i giudici dell’Alta Corte rilevando il “contrasto giurisprudenziale” emerso nei vari procedimenti, ha trasmesso gli atti alle Sezioni Unite per ottenere un giudizio univoco.

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