La prevenzione come rimedio al lavoro minorile

Bangladesh lavoro minorile

Prevenire il lavoro minorile che coinvolge, si stima, 330 milioni di bambini e ragazzi nel mondo, nelle aree colpite dalle guerre e dalle catasfrofi naturali.
L’attenzione viene richiamata dalle Nazioni Unite, la cui apposita agenzia UN’s Food and Agriculture Organization (FAO) in occasione della Giornata mondiale dedicata al triste fenomeno, il 12 giugno, ha pubblicato una nuova guida per la prevenzione del lavoro minorile.

Della cifra citata, 230 milioni, fra bambini e ragazzi, vivono in zone colpite da conflitti bellici, mentre 100 sono coinvolti in disastri naturali; potenzialmente sono destinati a lavorare precocemente, con conseguenze, come spiega la Fao, devastanti.  Le famiglie si trovano improvvisamente nell’incapacità di fornire ai propri bambini cibo, istruzione e tutela.   Quando non sono separate dai propri figli, sono costrette a ritirarli dalle scuole e farli lavorare. Accade anche nei campi per rifugiati: bambini minori che vanno via dal campo per andare nei campi a lavorare o a raccogliere acqua e combustibile in zone pericolose, dove rischiano di essere vittime di abusi e violenze.

168 milioni, stima la Fao, sono i bambini  costretti a occupazioni inadatte alla loro età, che compromettono il loro sviluppo fisico e, poiché impossibilitati a studiare, mentale. Creando un circolo vizioso della povertà, che perpetua la crisi della comunità: i bambini che lasciano la scuola, spesso, non riescono a riprendere gli studi e hanno maggiori probabilità di restare poveri per sempre.

Dei 168 milioni, 98 lavorano nel settore agricolo. Aiutano i familiari nei campi per cui non sono retribuiti, a un’età precoce sono esposti ai pesticidi, a usare macchinari per adulti, a compiere sforzi eccessivi per il loro fisico non formato e per troppo tempo.  Il risultato è che fra i lavoratori agricoli si registrano tassi più elevati di morte di bambini e adolescenti rispetto agli adulti.

La guida pubblicata dalla Fao propone programmi in grado di migliorare il grande potenziale del settore agricolo che può essere convertito in reali misure in grado di: supportare le comunità nelle situazioni traumatiche; di farle recuperare velocemente dagli shock; di evitare che si trovano costrette a soluzioni drasticamente negative, come ritirare i bambini dalla scuola.

26 pagine che illustrano programmi agricoli, alimentari e nutrizionali, rivolte ai politici, ai professioni delle sviluppo e alle organizzazioni umanitarie. Perché come ha spiegato Kostas Stamoulis, direttore generale della FAO, il settore agricolo “ha grandi potenzialità prima, durante e dopo le crisi, di salvare vite umane e contribuire ai mezzi di sostentamento per le famiglie rurali” e offre “un’occupazione decente e alternativa al lavoro minorile”.

Child Labour in Agriculture in Protracted Crises, Fragile and Humanitarian Contexts

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